Ambivalenza affettiva, quando ami e odi allo stesso tempo

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La nostra società esalta la coerenza. Coerenza, stabilità e fermezza sono valori lodati mentre incoerenza, instabilità e indecisione diventano valori negativi da evitare. Ma la natura umana non segue sempre i canoni sociali. L’ambivalenza vive in ognuno di noi. Possiamo amare e non amare allo stesso tempo, voler bene e odiare, desiderare e rifiutare.

Quando sorgono quelle emozioni contrastanti che ci spingono in direzioni diverse, di solito sperimentiamo un conflitto. Non solo facciamo fatica a capire cosa desideriamo veramente per agire di conseguenza, ma ci sentiamo anche male per la nostra ambivalenza. Ci sentiamo in colpa per guardare in direzioni opposte perché si presume che non dovremmo farlo.

Che cos’è l’ambivalenza affettiva?

L’ambivalenza si riferisce a un conflitto psicologico tra valutazioni, impulsi e tendenze opposte, spesso vissuto come un dibattito tra alternative che generano in parti uguali attrazione e rifiuto. L’ambivalenza affettiva, in particolare, implica l’esperienza simultanea di emozioni e sentimenti positivi e negativi verso qualcosa o qualcuno.

Questo stato psicologico, che implica essere combattuti tra impulsi opposti, è una parte inevitabile della nostra esistenza. In effetti, possiamo sperimentare ambivalenza affettiva in tanti ambiti, dal cibo all’aborto, all’eutanasia, al consumo di alcol e, naturalmente, verso altre persone o gruppi.

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La trappola dell’amore/odio

Quel volere e non volere genera un “tira e molla” psicologico che può finire per metterci a dura prova se dura a lungo. L’ambivalenza affettiva ci tiene paralizzati in un equilibrio precario. Ci destreggiamo tra quelle emozioni contrastanti, in modo da non muoverci in nessuna direzione, non prendiamo decisioni. Ovviamente, quello stato può diventare emotivamente drenante a lungo termine.

Infatti, l’ambivalenza affettiva è spesso accompagnata da alti livelli d’ansia. Desiderare e non desiderare, amare e odiare allo stesso tempo, genera una dissonanza emotiva che ci fa stare male. Quella dissonanza, tuttavia, non deriva dall’ambivalenza ma dalla nostra incapacità di affrontare le emozioni contrastanti.

Quando crediamo che dovremmo sempre avere tutto chiaro e odiamo l’indecisione, l’ambivalenza ci infastidisce molto perché contraddice l’immagine che abbiamo di noi stessi. Ci dice che non siamo coerenti e determinati come pensiamo. Quel disagio psicologico genera una tensione interiore che ci spinge a prendere una decisione, ma poiché per noi è impossibile, finiamo per sentirci peggio, intrappolati in quel volere e non volere.

Tutto questo si riflette nel nostro comportamento. Uno studio condotto presso l’Università di Amsterdam ha rivelato che le persone che sperimentavano ambivalenza nei confronti dell’attività fisica o di una dieta sana hanno avuto difficoltà a condurre uno stile di vita sano, mentre chi era convinto dei suoi benefici non ha avuto altrettanta difficoltà a cambiare le proprie abitudini. L’ambivalenza ci condanna a uno stato di paralisi in cui non trova posto il cambiamento.

Comprendere le cause dell’ambivalenza affettiva, la chiave per superarla

L’ambivalenza affettiva non si vince combattendola ma comprendendola. La nostra società occidentale, a differenza delle culture orientali, ha alimentato un pensiero dicotomico che ci fa credere che l’amore e l’odio siano sentimenti diametralmente opposti. In questo caso, ci sembra impossibile parlare di odiare qualcuno che amiamo senza cadere in una contraddizione logica.

Tuttavia, in realtà amore e odio sono solo estremità della stessa linea. Uno studio condotto presso la South China Normal University ha rilevato che più amiamo una persona, maggiore è l’odio che potremmo provare se la relazione finisce.

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Questi ricercatori hanno concluso che “più profondo è l’amore, più profondo è l’odio”. Dopotutto, odiamo solo ciò che conta davvero per noi. Pertanto, l’amore può diventare un terreno fertile dove cresce l’odio. Quando l’amore diventa acido, può trasformarsi in odio. In queste circostanze, l’odio serve in un certo modo per tenerci attaccati a quella persona quando altri percorsi sono bloccati. In pratica, aiuta a preservare la potente connessione emotiva generata dalla relazione d’amore.

Se trasformiamo la linea di amore/odio in un cerchio, ci renderemo conto che questi estremi possono toccarsi, quindi non è irragionevole provare amore e odio allo stesso tempo, specialmente quando ci concentriamo su aspetti diversi della persona o della situazione .

Ad esempio, l’ambivalenza affettiva in un partner può manifestarsi quando pensiamo a determinate caratteristiche da cui siamo attratti in quella persona, come il suo affetto e il livello di compromesso, e, a sua volta, ricordiamo altre caratteristiche che detestiamo, come essere disorganizzato o smemorato.

Possiamo anche mettere tutte le nostre emozioni in un continuum in cui consideriamo solo quanto sono adattive nel momento in cui le sperimentiamo. Da quella prospettiva, sperimentare amore e odio o attrazione e rifiuto ci sta solo dicendo che siamo in un punto complesso della nostra vita in cui dobbiamo fermarci e riflettere su ciò che ci sta accadendo. L’ambivalenza, proprio come qualsiasi altra emozione, è solo un segnale che dobbiamo accettare ed esplorare.

L’ambivalenza affettiva non è un problema se non la rendiamo un problema. È lì solo per ricordarci che siamo umani, che abbiamo dubbi e sentimenti contrastanti. E questo non è necessariamente negativo. Al contrario, può essere il motore che ci spinge a conoscerci meglio e ad accettarci per quello che siamo.

Fonti:

Conner, M. et. Al. (2021) Cognitive-Affective Inconsistency and Ambivalence: Impact on the Overall Attitude–Behavior Relationship. Pers Soc Psychol Bull; 47(4): 673–687.

Jin, W. et. Al. (2017) The Deeper the Love, the Deeper the Hate. Front Psychol; fpsyg.2017.01940.

Schneider, I. K. et. Al. (2015) The path of ambivalence: tracing the pull of opposing evaluations using mouse trajectories. Front Psychol; fpsyg.2015.00996.

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Redazione MusaNews
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