A più di dieci giorni dall’uscita della raccolta di poesie e pensieri “ Frutto del Caos” di Paolo De Vincentiis direi che sarebbe il momento di recensire; solo che la vera domanda che a questo punto mi pongo è : quanto è giusto dare un giudizio su qualcosa di così personale? Su un viaggio, direi, quasi intimo? Non è poi tutto giusto quello che sentiamo e viviamo, soprattutto se riguarda il nostro rapporto con la natura e ciò che ci circonda?
A questo punto, allora, vorrei proporre un’alternativa alla recensione, qualcosa di altrettanto personale come il viaggio che l’autore ci presenta attraverso la sua raccolta, una sorta di binario parallelo, ovvero: la mia esperienza di lettura del “ Frutto del Caos”.
L’inizio del viaggio
Di sicuro per chi, come me, non è solito approcciarsi alla lettura di versi sciolti potrà capire l’iniziale fatica, incertezza e titubanza provata, quella iniziale difficoltà nel capire perché le parole si trovassero in quella posizione, perché quei temi fossero uniti sotto un unico titolo, eppure andando avanti qualcosa è cambiato: pagina dopo pagina il rapporto con quello che si sta leggendo diventa più semplice, quasi naturale.
Il flusso di coscienza
Devo dire che è davvero interessante vedere come il flusso di coscienza sia stato, per me, l’elemento calamita con la raccolta, perchè io adoro follemente il flusso di coscienza, è un metodo di scrittura che mi rispecchia molto, trovo sia molto liberatorio, scrivere seguendo il fluire dei pensieri, il repentino e apparentemente insensato passaggio da un argomento all’altro che acquista significato proprio perché guidato da un processo in evoluzione.
Tutto questo per dire che i versi che si trovano all’interno delle pagine sembrano essere scritti proprio seguendo il libero movimento della riflessione dell’autore, riflessione che ha sicuramente una base di partenza ovvero, l’io e il rapporto di questo con il tutto, quanto l’io sia parte del tutto e viceversa.
Separate ma unite
Le singole poesie quindi si percepiscono come ognuna separata dall’altra ma anche come tutte collegate tra loro, l’essere scritte seguendo il flusso di coscienza le porta in alcuni casi ad essere contenitori di più tematiche, tanto che a volte una poesia sembra contenerne di più al suo interno; in alcuni casi sarebbe anche possibile prenderne una parte e collegarla ad un’altra, come un puzzle a più possibilità di incastro.
Il focus è sicuramente sulla presa di coscienza che, in quanto esseri viventi, siamo parte di qualcosa di più grande. Più volte all’interno di “ Frutto del Caos” ci viene ricordato di vivere, perché tutto scorre ininterrottamente, viviamo attimi irripetibili ed unici, Eraclito diceva “panta rei”.
Non solo pensieri e poesie
Attraverso la sua raccolta, ricca di immagini, e mandala, realizzati da Alexandra Iachini, Paolo De Vincentiis vuole quindi spronarci a riflettere sulla vita, a non dare per scontato anche i piccoli segnali della natura, ad affondare le mani nelle nostre paure, nei nostri sogni, ad essere grati.
L’analisi ha inizio da uno sguardo interiorizzato dell’autore stesso che passa pian piano al macro, conducendo il lettore ad interrogarsi sulla propria interiorità, a guardarsi attorno a stupirsi di ciò che lo circonda.
Punti di vista
Da un punto di vista personale potrei dire che i temi trattati sono molto vicini ai miei interrogativi di vita, quindi, ad un certo punto, nonostante la titubanza iniziale, tutto mi è sembrato molto più chiaro, molto più ovvio, la vicinanza con la natura, il legame con gli animali, l’idea di essere energia circondata da energie è qualcosa per me di molto familiare.
Da un punto di vista grafico ho trovato molto interessante l’accostamento mandala poesie: si crea tra le pagine una sorta di legame a volte più chiaro a volte più nebuloso; lo stesso vale per le foto ad esempio l’immagine del cane accanto alla poesia “l’amore antico”; tutti questi dettagli durante la lettura mi hanno, in qualche modo, trasmesso trasparenza e verità di ciò che si è voluto raccontare, perché si “Frutto del Caos” è una raccolta di poesie ma c’è dentro tanto di personale e questo si può chiaramente percepire.
Le citazioni, scritte dopo le poesie o vicino alle foto, per accostamento di tematica, ci catapultano in una sorta di agenda personale dove quando si ha qualcosa che gira in testa si scrivono pensieri accompagnati a tutto ciò che viene in mente, aforismi, disegni, canzoni.
Personalmente ho trovato illuminante i ringraziamenti e la parte che segue, “il compimento”, scritti in prosa, perché per me è stato a questo punto che tutti i tasselli si sono rimessi al proprio posto, tutto ha acquisito un ordine e una chiarezza maggiore; bellissimo, quindi, è stato vedere il processo di corsa lungo i binari del flusso di coscienza di Paolo De Vincentiis per poi vederne il tragitto fatto solo alla fine.
Conclusioni
Una raccolta che richiede sicuramente una volontà nell’immergersi, forse, in qualcosa di nuovo, richiede sicuramente apertura per un punto di vista che non è il nostro, ma è l’approccio personale dell’autore che ci da fiducia aprendoci le porte del suo mondo, delle sue sensazioni e delle sue emozioni; “Frutto del Caos” ci trascina al suo interno con un misto di sensazioni che si muovono dalla curiosità di capire le parole alla ricerca di una forma che solo alla conclusione aleggerà tra le pagine.
Questa idea di forma che non vuole del tutto essere presa, perché in continuo cambiamento, lega tutta la raccolta ed è per me il senso massimo che l’autore con la sua raccolta ha voluto comunicarci.
Concludo con un estratto, una poesia che sento particolarmente affine a me.
LIBERTÀ
Ti ho cercato
in molti posti,
ma non vedevo.
Poi, qui,
ho capito che non hai costi.
Dentro me,
nel regno dell’essenziale,
ho incontrato te:
Viva, come un animale.