La musicassetta e la sua magia…riflettendo a bassa voce

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musicassetta Guccini
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Durante la nostra vita siamo circondati da oggetti di ogni tipo, all’interno della nostra casa, nel posto di lavoro, nei luoghi dove passiamo le vacanze. Oggetti di tutte le forme, colori e consistenza. Tanti assolutamente inutili, o che crediamo tali, di cui non conosciamo nemmeno il nome, altri utilissimi, altri ancora che, per il loro utilizzo in periodi precisi della nostra vita, sono diventati delle icone. A distanza di decenni le teniamo nei nostri armadi e, quando le loro misure lo permettono, dentro buste più o meno capienti.

Oggetti che non si possono buttare via, perché insieme a loro butteremmo un po’ di noi stessi, un po’ del nostro passato e della nostra giovinezza. Qualche giorno fa è venuto a mancare Lou Ottens, ingegnere olandese e rivoluzionario inventore, negli anni Sessanta, della musicassetta, Aveva 94 anni. Ottens lavorava per la Philips. Nel 1960, insieme al suo gruppo di lavoro, ideò il primo registratore portatile al mondo. Successivamente ebbe l’idea dell’audiocassetta di cui, nel corso degli anni, sono stati venduti oltre 100 miliardi di esemplari.

Una scatolina con tanta musica dentro

Tutti i ragazzi che oggi hanno vent’anni dovrebbero chiedere ai loro genitori o zii, che cosa abbia significato l’invenzione della musicassetta. 

UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA NELLA FRUIZIONE DELLA MUSICA

Agli inizi degli anni 70’ la musica si poteva ascoltare soltanto in casa, attraverso grandi impianti stereo, che non potevano essere spostati date le loro dimensioni. I nostri meravigliosi vinili, a 33 o 45 giri e la musica che contenevano, erano costretti a rimanere in casa, e noi con loro, quando li volevamo ascoltare. Non vi era modo che la nostra musica preferita potesse seguire i nostri spostamenti, a scuola, in palestra o altrove. La musicassetta realizzò questo sogno, la nostra musica preferita poteva venire con noi, accompagnarci come l’amica più fedele e più desiderata.

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Dentro quella scatolina di plastica trasparente, vi era custodito un tesoro. Su quel nastro largo pochi millimetri vi erano incise le note della nostra vita e, quel nastro color marrone, poteva avere una capacità di registrazione variabile: 45, 60, 90 o, addirittura 120 minuti di musica. Un Long Play in vinile, il papà degli odierni Compact Disk, aveva la durata media di circa 45 minuti, per cui con una cassetta di 90 minuti, potevi portare con te due LP completi. Pazzesco. Inimmaginabile.

Sembra passata un’era geologica

Nell’epoca del file audio, delle chiavette che contengono centinaia di file musicali, dove, con Spotify puoi ascoltare tutta la musica che vuoi, dove vuoi e quando vuoi, sul tuo computer di casa o sul tuo smartphone, sembra che si stia parlando di un’altra era geologica. Effettivamente, negli ultimi decenni, il progresso tecnologico ha fatto passi enormi, si pensi soltanto all’avvento di Internet e tutto quello che questa novità ha comportato nella nostra vita quotidiana. 

La nascita della musicassetta regalava ai giovani dell’epoca un senso di libertà inaudita. Registratore portatile + musicassetta era un binomio indissolubile e vincente. Ovunque si andasse, con gli amici o con i compagni di scuola, quel normale luogo si trasformava in un luogo di festa e la musica era, come sempre, un collante straordinario per stare insieme, in allegria. La musicassetta. Un oggetto piccolo, leggero, rivoluzionario. Ha cambiato la storia di come sia possa fruire la musica e, di conseguenza, la storia di miliardi di vite. Un sincero e doveroso ringraziamento a Lou Ottens.


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