Aspettando Sanremo, mi ritorni in mente…Fiorella Mannoia

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Aspettando Sanremo Fiorella Mannoia
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Correva l’anno 1981, saliamo sulla nostra macchina del tempo e ripercorriamo insieme alcuni momenti che hanno caratterizzato quell’anno:

Sanremo 1981

La XXXI edizione del Festival della Canzone Italiana, andò in onda dal 5 al 7 febbraio 1981 e fu condotta da Claudio Cecchetto insieme ad Eleonora Vallone e Nilla Pizzi. Al termine della gara canora, la classifica fu la seguente:

Canzone vincitrice: “Per Elisa”, interpretata da Alice;
Seconda classificata: “Maledetta primavera”, interpretata da Loretta Goggi;
Terza classificata: “Tu cosa fai stasera?”, interpretata da Dario Baldan Bembo.

L’edizione del 1981 propose un Festival nuovamente interessante dal punto di vista della qualità delle canzoni in gara, dopo alcune edizioni alquanto deludenti sotto quest’aspetto. Oltre alle canzoni che occuparono le prime tre posizioni in classifica, ve ne furono altre che riscossero un grande successo e scalarono le classifiche dei dischi più venduti. Possiamo ricordare canzoni come “Ancora” di Eduardo De Crescenzo o “Roma spogliata” di Luca Barbarossa, senza dimenticare “Gioca Jouer”, sigla del Festival, interpretata proprio dal presentatore della manifestazione, Claudio Cecchetto. 

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L’esordio importante

Nel 1981, sul palco dell’Ariston, esordisce, di fronte al grande pubblico, un’artista, un’interprete che segnerà i successivi quarant’anni della canzone d’autore italiana, il suo nome è Fiorella Mannoia. Il titolo del suo brano d’esordio al Festival è: “Caffè nero bollente”.

In verità, l’attenzione della critica sulla giovane cantante romana si era già posata l’anno prima, quando, nel 1980, con la sua partecipazione al brano “Pescatore” di Pierangelo Bertoli, mostrò un talento di interprete di prima grandezza, grazie anche ad una straordinaria capacità interpretativa. 

La “voce” dei grandi cantautori italiani

È proprio questa sua grande capacità interpretativa, questo suo modo “unico” di immergersi totalmente nei testi scritti da altri e farli completamente propri, a renderla “unica”. Nel corso della sua lunga carriera ha cantato canzoni che i più grandi cantautori italiani hanno espressamente scritto per lei. Ivano Fossati, Francesco De Gregori, Vasco Rossi, Enrico Ruggeri.

Canzoni come: 

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  • Quello che le donne non dicono”, 
  • “Le notti di maggio”, 
  • “Come si cambia”, 
  • “I dubbi dell’amore”
  • “Il cielo d’Irlanda”
  • “Sally”
  • “Il peso del coraggio”
  • “Che sia benedetta”

Regalano a Fiorella Mannoia una grande popolarità e la pongono sul gradino più alto tra le interpreti italiane (dietro soltanto alla Divina Mina). La controprova della straordinaria capacità interpretativa, è la sua scelta, fatta in epoche diverse, all’interno della sua carriera, di cantare grandi successi di altri artisti. Potremmo citare, solo per esempio, “Margherita” di Riccardo Cocciante, “Il pescatore” di Fabrizio De André, “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, “La cura” di Franco Battiato o “Dio è morto” di Francesco Guccini. 

Ascoltandole, nell’interpretazione di Fiorella Mannoia, la vostra mente, in maniera automatica e naturale, vi farà riecheggiare le versioni originali, quelle cantate dagli autori stessi delle canzoni e sarete portati, altrettanto naturalmente, a metterle a confronto. Vi accorgerete che Fiorella Mannoia non solo non snatura le canzoni, personalizzandole eccessivamente, come avviene spesso nei casi di reinterpretazione di opere altrui, ma conferisce, con il suo marchio d’autore, linfa magica a canzoni già bellissime.

Occorrerebbero pagine e pagine, per illustrare Fiorella Mannoia, la sua lunga, brillantissima carriera e per tentare di spiegare, dettagliatamente, cosa la rende unica. Noi abbiamo provato, sommariamente, a descrivere la storia artistica di un purosangue della canzone d’autore, che, però, per essere veramente compreso, va soltanto ascoltato. La definizione purosangue della canzone è venuta fuori spontaneamente, probabilmente ha influito il fatto che Fiorella Mannoia è da sempre un’ottima cavallerizza, come dimostrano i suoi esordi artistici, non come cantante, ma come controfigura di grandi attrici come Candice Bergen e Monica Vitti.

E ho capito che non serve il tempo alle ferite
Che sono sempre meno le persone unite
Che non esiste azione senza conseguenza
Chi ha torto e chi ha ragione quando un bambino muore?

Allora stiamo ancora zitti, che così ci preferiscono
Tutti zitti, come cani che obbediscono
Ci vorrebbe più rispetto, ci vorrebbe più attenzione
Se si parla della vita, se parliamo di persone


Siamo il silenzio che resta dopo le parole
Siamo la voce che può arrivare dove vuole
Siamo il confine della nostra libertà
Siamo noi l’umanità
Siamo in diritto di cambiare tutto
E di ricominciare, ricominciare

Brano tratto da” Il peso del coraggio

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