Psicologia del pendolo

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Sono da sempre affascinato dall’oggetto del pendolo.

Questa cosa del movimento continuo a destra e sinistra, un po’ anche ipnotico mi incuriosisce e mi stimola diverse riflessioni che possiamo in realtà allargare alla vita di tutti noi.


Vediamone alcune insieme.

 

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1. La vita è un pendolo

La prima è che la nostra vita è un po’ come il moto del pendolo. Va avanti e indietro tra alti e bassi, tra emozioni piacevoli e spiacevoli, tra seminare i nostri sforzi e raccogliere i frutti del lavoro. C’è un tempo per ascoltare e uno per parlare. Un tempo per ringraziare e uno per essere ringraziati. Un tempo per l’espansione e uno per la contrazione. E questi alti e bassi, queste diverse fasi della vita,  sono tra loro collegate in maniera quasi “meccanica”.

Il pendolo ha bisogno di oscillare a sinistra per potere crescere a destra, e viceversa. É grazie alla spinta che acquisisci nella disperazione che talvolta trovi la strada per la serenità. É grazie alle pressioni che subisci quando sei sotto stress che acquisisci il potenziale per brillare nel tuo percorso. Sono le lezioni apprese quando sbagli che ti aiutano ad avere successo poi. Non c’è insomma bianco separato dal nero, non c’è sole senza luna, non c’è una oscillazione da una parte senza la sua corrispondente: sono le regole del gioco.

 

2. Accetta le oscillazioni

Seconda riflessione – strettamente collegata alla prima – è che tutti noi viviamo in questo ondeggiamento perpetuo e la vita, ciò che ci succede, va letto e accettato in questa ottica. Ogni cosa che provi, che fai o che vivi è potenzialmente interconnessa al suo opposto. Vivi tra queste onde che vanno e vengono e che fanno parte della stessa cosa, di un processo più ampio. Questo significa anche che le emozioni spiacevoli non vanno respinte o combattute perché sono comunque una parte del tutto, e sono comunque una parte di noi, sono una parte fondamentale del pendolo che gli permettono di funzionare.

Combattere quelle emozioni significa dichiarare guerra a una parte di noi stessi fondamentale per vivere anche le emozioni più piacevoli. Non si tratta di combattere quindi, ma di comprendere. Com-prendere, prendere dentro. Il che vuol dire anche acquisirne consapevolezza. Se riesci a vivere con consapevolezza entrambi i lati dell’oscillazione del pendolo, allora la tua vita non sarà più in funzione dell’ondeggiamento del pendolo, non sarà più insoddisfacente.

Quando il pendolo è nel suo ciclo negativo, la maggior parte delle persone lo legge come se fosse uno spazio vuoto. Questo atteggiamento impoverisce le possibilità di crescita che abbiamo nei momenti difficili. Al contrario il ciclo negativo dovrebbe essere una fase abitata dalla consapevolezza e dalla riflessione, dell’apprendimento e dell’ascolto necessario a prendere la spinta per andare nell’altro versante.

 

3. Quando il pendolo si blocca

La terza riflessione è relativa a quando il moto ondulatorio si blocca. Se il pendolo è fermo a metà strada, sei morto. Magari respiri, ma non stai provando emozioni, non stai facendo gli errori che ti permetteranno di imparare, non stai facendo quelle cadute per terra che ti consentiranno di trovare l’equilibrio. Non conosco grandi uomini che non abbiano attraversato grandi problemi. E quindi anche tu non devi avere timore di passare in mezzo alle oscillazioni del pendolo più buie, perché potrebbero proprio loro portarti alla luce.

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Potrebbe anche succedere che il pendolo si blocchi in una parte più sbilanciata della traiettoria, magari in uno in cui vivi un forte dispiacere. In questi casi devi fare qualcosa per uscire dalla trappola. Cosa? Non lo so. Dipende dalla situazione, dal contesto, da come sei fatto tu. Ogni sfida che affronti ha dei compiti specifici da mettere in atto, affinché il pendolo non si blocchi. Certo dovrai fare qualcosa che ha a che fare con il sistemare alcune tue cose, mettere ordine, o consultare te stesso per ritrovare la spinta necessaria a superare il blocco.

Se il tuo pendolo è fermo, puoi considerare anche l’ipotesi di chiedere aiuto a qualcuno. Non sarà probabilmente facile farlo, ma – tra me e te – diciamocelo: non è nemmeno facile stare li a bocce ferme.

 

4. Trasformare il pendolo in cerchio

Pochi fortunati riescono a padroneggiare il pendolo oscillando tra queste onde e avendo la consapevolezza dell’interconnessione di tutti i punti che fanno parte della circonferenza tracciata dal pendolo. Grazie a questa operazione riescono a fare un clack mentale importante.

Se diventiamo consapevoli infatti del funzionamento delle oscillazioni del pendolo e della vita, riusciamo a vedere entrambi i lati: quello nero e quello luminoso, e a interconnetterli tra loro. Il sacrificio non si oppone alla ricompensa, il dolore non si oppone alla gioia, l’estate non si oppone all’inverno, ma l’uno si sussegue all’altro in un circolo di eventi.

Ecco che lo scorrere della vita non è più un pendolo ma un circolo di elementi non più necessariamente opposti o in contraddizione gli uni con gli altri, perché tra loro riconciliati.

Pendolo amici. La nostra vita è così.

Primo step prendiamone atto e impariamo ad amare queste onde, secondo diventiamone sempre più consapevoli, terzo adoperiamoci per trasformare il pendolo… in un cerchio.

L’articolo Psicologia del pendolo sembra essere il primo su Psicologo Milano.

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