Il commissario Montalbano chiude, per sempre. La notizia vagava nell’aria, tra dubbi angosciosi e certezze malcelate, molti temevano di ascoltarla o di leggerla.
La triste conferma è arrivata dall’attore Peppino Mazzotta, che nella fortunata serie tv interpreta il ruolo dell’Ispettore Giuseppe Fazio, che, in un’intervista rilasciata al settimanale Gente, rivela «Il Montalbano televisivo è concluso. Non credo si faranno altre puntate. Le notizie che abbiamo ricevuto finora dicono così» ha dichiarato.
«Anche se l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri “Riccardino”, non è stato girato e io penso e ho sempre detto che sarebbe un dovere morale fare almeno quello perché chiuda la vicenda del commissario» ha spiegato l’attore.
La Sicilia di Montalbano non ci sta
La notizia ha provocato sconforto nel Ragusano e nel Siracusano, culla del barocco considerato patrimonio dell’Unesco, che negli anni ha ospitato le avventure dell’eroe di Andrea Camilleri.
Il Sindaco di Noto (Ragusa), Corrado Bonfanti, ha affermato:
«È impensabile ed oltremodo irriverente nei confronti della memoria del grande maestro Andrea Camilleri pensare di non realizzare un’ultima e definitiva puntata della straordinaria serie televisiva tratta dai suoi libri».
Giuseppe Rosano, presidente dell’associazione “Noi albergatori Siracusa” ha ricordato che:
«il turismo di quest’angolo di Sicilia deve molto a questa serie e ci auguriamo che la nostra provincia possa ancora una volta ospitare le riprese del commissario Montalbano».
Le immagini di quei luoghi meravigliosi, che facevano da scenografia alle indagini del commissario Montalbano, hanno fatto apprezzare e conoscere, in tutto il mondo, i monumenti e le bellezze di un patrimonio artistico e culturale di incommensurabile valore.
La conseguenza naturale è stata che quelle località, rese famose dalla fiction, sono diventate meta di un grandissimo numero di turisti, regalando all’economia locale legata al turismo introiti ai quali, ora, non s’intende rinunciare.
Ed in tutta sincerità, chi di noi non ha mai sognato di svegliarsi in quella casa, di aprire quella finestra, compiere qualche passo su quello splendido balcone e guardare quel meraviglioso mare, come ha fatto decine di volte il commissario Salvo Montalbano?
Due Fuoriclasse
Una mente eccelsa, Andrea Camilleri, capace di stendere trame avvincenti, con lo sfondo di uno spicchio della sua meravigliosa Sicilia, un braccio armato, con la pistola di ordinanza, Luca Zingaretti, in grado di ritagliarsi addosso la figura di un commissario di Polizia che Camilleri, inizialmente, aveva descritto, fisicamente e non solo, assai diverso da lui.
Oltre trenta milioni di copie vendute ed il record di ascolto in televisione che si doveva aggiornare ad ogni episodio, sono il naturale risultato della collaborazione di due grandi talenti.
Difficile spiegare il perché di un simile successo, non lo hanno saputo spiegare nemmeno loro, ovvero i protagonisti. Forse è soltanto questione di fortuna.
Fortuna di essersi incontrati, fortuna di essersi conosciuti e di aver instaurato un profondo rapporto umano, prima ancora che artistico.
Dall’unione di queste due anime, così diverse, in tutto e per tutto, è nato “Il commissario Montalbano”, fenomeno televisivo.
Analogia con “Le inchieste del commissario Maigret”
Qualcosa di simile era accaduto alcuni decenni fa, a metà degli anni sessanta. Vi era un altro grandissimo scrittore di libri gialli, di nome George Simenon ed il suo commissario si chiamava Maigret. Il volto televisivo di quel commissario era di un altro grandissimo attore, Gino Cervi.
Non è assolutamente un caso che anche allora, in quel progetto che riscosse un enorme successo di pubblico, sia stato presente, come delegato alla produzione, proprio Andrea Camilleri.
George Simenon, più volte, ha ricordato come il Maigret italiano, interpretato da Gino Cervi, fosse “il miglior Maigret” possibile. Non è difficile immaginare quanto quell’esperienza abbia inciso sull’allora giovane Andrea Camilleri e quanto poi, di quella esperienza, si sia poi ritrovato nei suoi scritti.
Il terribile anno 2019
L’inizio della fine ha una data ben precisa. Il 17 luglio 2019 muore Andrea Camilleri, il regista Alberto Sironi scompare venti giorno dopo, e nel febbraio 2020 è la volta del grande scenografo Luciano Ricceri, colui che aveva scovato quei luoghi diventati mitici.
Nel 2017 vi era stata la prima, grave perdita, con la morte di Marcello Perracchio, l’irascibile Dottor Pasquano. Probabilmente, la dolorosa situazione che si era venuta a creare ha instillato l’amaro pensiero che fosse arrivato il momento di dire basta.
Una scelta difficile per tutti, ma, forse, anche una forma di doveroso rispetto verso quei protagonisti che erano stati gli artefici di un successo televisivo straordinario e che, nel giro di poco tempo l’uno dall’altro, erano scomparsi.
Lo stesso Luca Zingaretti, in più occasioni, ha sottolineato pubblicamente il peso dell’assenza di figure chiave per la serie: «Il problema è che c’era un autore che ci scriveva i testi anno per anno che ora non c’è più, un regista che li girava che ora non c’è più.
Verranno mandati in onda altre tre episodi: due nel 2020 ed uno nel 2021».
La decisione è presa. Su “Il commissario Montalbano” e sullo splendido cast che ha tenuto incollati al piccolo schermo milioni di italiani per vent’anni, cala il sipario. Per sempre…
Senza Montalbano sarà una grande rottura di cabasisi