“Un Pifferaio Magico che adescava minori con i suoi soldi e la sua celebrità”. Queste le parole riportate in tribunale da una delle vittime di R. Kelly, il cantante accusato di abusi sessuali. La star di I believe, I can fly, suo brano iconico, è stato condannato dal tribunale di Brooklyn a 30 anni di prigione.
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R. Kelly – al secolo Robert Sylvester Kelly era già stato dichiarato colpevole lo scorso settembre, ma la pena è stata stabilita solo nella giornata di ieri. Nonostante il verdetto di colpevolezza, questa per il cantante è la prima condanna definitiva: già 25 anni fa era stato accusato di abusi sessuali e processato, ma ieri giustizia sembra essere stata fatta.
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Durante l’atto finale del processo, conclusosi ieri a Brooklyn, alcuni testimoni hanno riportato scioccanti testimonianze sugli abusi subiti dal cantante. La prima testimone a parlare in aula è stata identificata con il nome di Angela e ha dichiarato: “Con l’aggiunta di ogni nuova vittima crescevi in malvagità. Usavi fama e potere per allevare ragazze e ragazzi minorenni e asservirli alla tua gratificazione sessuale”. La donna ha poi concluso: “Non siamo più le prede che eravamo una volta”.
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R Kelly condanna a 30 anni di prigione. La testimonianza decisiva
Per il verdetto finale però è stata fondamentale la testimonianza dell’ex manager del cantante. Quest’ultimo ha infatti riportato alla memoria la vicenda che vedevano coinvolti R. Kelly e Aalyah: il cantante le aveva scritto e prodotto il suo primo album, Age Ain’t Nothin But A Number, e poi l’aveva sposata quando lei aveva solo 15 anni perché pensava fosse incinta. In tribunale, l’ex manager ha dichiarato di aver corrotto un funzionario dell’anagrafe al fine di ottenere i documenti per il matrimonio. Una testimonianza che ha condotto R. Kelly alla condanna a 30 anni di prigione per abusi sessuali su donne e minori. Il cantante attualmente è detenuto nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn.