Hugh Grant: «A 60 anni ho imparato ad amare»

0
- Annuncio pubblicitario -

Proprio lui, scapolone impenitente, pare essersi trasformato in un papà-chioccia tutto biberon, pappe, compitini. L’incontro con Anna Eberstein, produttrice svedese e grande atleta (tra l’altro, lo sfida sul campo da tennis tre volte la settimana) ha sortito il miracolo. Hugh Grant, che a settembre compirà 60 anni, ha avuto una metamorfosi anche come attore.

Abbandonati i ruoli romantici – da Quattro matrimoni e un funerale a Notting Hill a Il diario di Bridget Jones con il suo sguardo da cucciolo sconsolato, il sorriso ad angolo e la battuta fulminante aveva conquistato un po’ tutte – ora sul piccolo schermo si conferma raffinato caratterista, aggiudicandosi recensioni strabilianti e riconoscimenti di ogni tipo. Stephen Frears, per esempio, regista tanto illustre (ha firmato Le relazioni pericolose) quanto poco cerimonioso, che l’ha diretto in Florence e adesso nella miniserie A Very English Scandal, ne è entusiasta: «Io l’ho sempre saputo che Hugh è un grande attore». È decisamente bravo nel ruolo di Jeremy Thorpe, narcisista e amorale politico britannico che seduce e cerca poi di assassinare il giovane amante (un indimenticabile Ben Whishaw). In The Gentlemen, l’action-comedy diretta da Guy Ritchie, è invece Fletcher, un detective privo di scrupoli. 


La battaglia anti-Brexit

Non è finita: nell’ultimo anno si è impegnato nella battaglia anti Brexit e anti Boris Johnson, partecipando senza sosta agli eventi pubblici in Inghilterra e persino bussando alle porte dei londinesi (sì, proprio come in Love Actually) per convincerli. Inoltre, non dimentichiamolo, fu lui, con donchisciottesco clamore, a far chiudere per sempre nel 2011 lo storico tabloid britannico News of the World dopo avere denunciato e dimostrato le violazioni etiche commesse da certi giornalisti (si erano persino infilati a casa sua per rubargli fascicoli personali). 

- Annuncio pubblicitario -
Leggi anche

- Annuncio Pubblicitario -

Oggi, quando a Hugh rinfacciano un episodio del passato non proprio specchiato (nel 1995 lo colsero con una prostituita in un vialetto di Hollywood), si mette una mano in tasca e la risposta è fulminea: «Eccovela qua, la famosa foto segnaletica che tanto vi siete goduti per decenni» e la sventola. 

Debosciato e immorale (in tv)

Negli ultimi tre mesi l’abbiamo incontrato per The Gentlemen e per la serie Hbo The Undoing (in onda su Sky e Now Tv ai primi di luglio). La conversazione è sempre dinamica, arguta; il suo spirito tagliente ha però nuove sfumature di empatia e umanità . Regalo, dice lui, dei suoi cinque figli (tre avuti da Anna, due dalla ex compagna Tinglan Hong). Camicia azzurra, giacca di vigogna grigia, capelli brizzolati scomposti a dovere, qualche chilo in più, pare addirittura contento di parlare di sé. Che attore.
Debosciato in The Gentlemen, immorale in A Very English Scandal: parti che interpreta con gran convinzione. Le viene naturale?
Posso prenderlo come un complimento? Mi sento sempre più attratto da ruoli rivoltanti; più sono riprovevoli e meglio è! (ride)
Ha un filo diretto con canaglie e furfanti o solo una grande immaginazione?
Ho sempre letto parecchio e ho conosciuto investigatori privati che hanno lavorato con i giornalisti dei tabloid, quelli che avevano hackerato il mio telefono e rubato nel mio appartamento le cartelle mediche. Aggiungiamo il vestito e gli occhiali giusti, i capelli e un certo timbro di voce…

La macchina della verità

Sono lontani i tempi in cui era Mr. Nice, il Signor Carino…
Mai stato Mr. Nice, io. Ma sa, con la videocamera succedono cose strane: è una formidabile macchina della verità, scova e porta a galla aspetti di spazi remoti che tu non sapevi nemmeno esistessero, per quanto ami follemente soprattutto la malvagità negli esseri umani. Guardi ai lavori migliori di Quentin Tarantino o Martin Scorsese: perché ci piacciono tanto? Perché c’è qualcosa di reale, che tocca nel profondo. Noi siamo cattivi e il nostro aspetto civile ha solo una leggerissima mano di vernice in superficie. Per questo è assai più difficile recitare la parte di una brava persona che quella di un mascalzone senza scrupoli.
Che visione sconsolante! Per quale ragione non si reputa Mr. Nice?
Gli attori sono sempre un po’ egoisti e narcisi e io non sono diverso. Forse sono anche un tantino corrosivo con la lingua, soprattutto se sono di cattivo umore; non so da dove provenga tutto ciò, forse dai libri che ho letto. Credo di essere stato influenzato da certi personaggi che mi affascinavano: ho cercato di imitarli e mi sono rimasti incollati addosso. È una domanda interessante che mi mette a disagio… Grazie! (ride)

Mai più postumi delle sbornie

Quali libri hanno avuto tanto potere su di lei?
Si riferisce al mio lato perfido? Credo che Evelyn Waugh abbia avuto un’ influenza assolutamente perniciosa sulla mia vita perché è un autore straordinario che usa una buona dose di bile, e i due Amis, padre e figlio (Sir Kingsley e Martin, ndr): entrambi grandi scrittori, ma mai inclini a guardare con benevolenza la vita. Aggiungerei un altro inglese, Simon Raven, anche lui di spiccata natura malevola. È incontestabile, ho sempre amato la letteratura dei “malvagi”.
È riuscito nel suo intento: la sua interpretazione in A Very English Scandal è più convincente che mai. Ma avrà pure imparato qualcosa di diverso in questi anni: a settembre compirà 60 anni, è padre di cinque figli… Gli equilibri saranno cambiati.
Sì, ora faccio una vita impietosa, estenuante! Ho scoperto, per esempio, che se hai la mia età e cinque bambini in casa, non puoi permetterti hangover, i postumi delle sbornie! (ride) Però è molto bello, e a volte mi sento dire che sono pure migliorato come attore negli ultimi anni. Penso che sia per questi bimbetti che adesso so amare così bene. Non lo trova commovente? (sguardo ironico) Sul serio, mi sento più aperto e meno legato, rigido.

“Lasciai casa a 19 anni”

Altri drastici cambiamenti?
Mi sforzo di essere un padre giovane in un corpo vecchio, è durissima! Non faccio più lunghe partite di golf ma ne vale la pena, è dannatamente bello stare con loro, no? Non avevo mai capito che cosa volesse dire avere una famiglia. Avevo lasciato casa a 19 anni, ed ero diventato uno di quegli orrendi scapoloni che si danno al golf: sono contento di essermi lasciato alle spalle quell’immagine.
Altre lezioni di vita?
Cerco disperatamente di insegnare ai miei figli un po’ di disciplina e in che modo affrontare le difficoltà. È troppo facile svicolare per farne a meno, ma a quel modo diventi un fallito senza alcuna autostima, una persona tossica. Mi è capitato di incontrare gente che ha ereditato fortune immense e si sente a disagio in certi ambienti… Credo succeda perché non hanno mai combinato nulla. Insomma: devi impegnarti, il problema è che non so come convincere i bambini a farlo. Magari userò la frusta, che ne dice? (ride)

“Come padre, abbaio”

In The Undoing ha un figlio da tirare su ed educare. Se si paragona a suo padre, si riconosce oggi nei suoi modi di fare?
Be’, quando hai dei figli diventi tuo padre, senza neppure esserne consapevole. Abbaio loro come faceva lui con me, faccio persino le stesse smorfie esagerate quando devo aprire una bottiglia, come se dovessi spostare una montagna: sono semplicemente diventato lui. Forse però, come “padre”, assomiglio anche a mia mamma: è sempre stata buffa, faceva la sciocca con noi bambini, adottava un sacco di voci impensate, e io faccio la medesima cosa coi miei. Non sono sicuro però che loro si divertano molto, stanno sempre lì ad alzare gli occhi al cielo…
Va bene, diventiamo tutti come i nostri genitori, ma invecchiare non è uno scherzo.
No, l’idea di morire non mi manda in visibilio. Certe volte, a notte fonda, mi sorprende pensare di essere ormai nel terzo stadio della vita. Dopo una partita a tennis mi sento un pezzo di legno e la situazione non migliorerà col passare degli anni, anzi presto dovrò farmi un’anca nuova… Non è granché sexy, ma – sa cosa? – è anche una tale liberazione non dovere più apparire come l’ “attraente e giovane protagonista”.Che gran piacere potersi rilassare. Allora, a questo punto è molto più divertente interpretare personaggi dark e complessi perché noi siamo così… E adesso mi dica: sono riuscito, alla fine, a tirarle un po’ su il morale, così di prima mattina?

L’articolo Hugh Grant: «A 60 anni ho imparato ad amare» sembra essere il primo su iO Donna.

- Annuncio pubblicitario -