Festa della Mamma 2020: i profumi che si tramandano di madre in figlia

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Riconoscere una fragranza

come familiare è una reazione immediata: diversi studi hanno dimostrato che al cervello basta una nota per attivare istintivamente i circuiti neuronali. Stando agli studi sul linguaggio del corpo, se captando un profumo si guarda verso l’alto, sembra sia perché la memoria cognitiva sta cercando di ricordare dove e come ha già sentito il profumo. Se invece si guarda in basso, è perché la memoria emotiva ha già ricordato, al volo, il legame o il significato di quella fragranza.

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E in questo, “centinaia di migliaia di odori sembravano non valere più nulla di fronte ad uno. Il principio superiore secondo il quale si dovevano classificare gli altri profumi”: con questa frase, Patrick Süskind descrive piuttosto bene ciò che scatta nell’inconscio al profumo inconfondibile che è appartenuto alla propria madre.

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La mamma, una “figura olfattiva”

Le Millennnials, oggi, cambiano make up, skincare e fragranze con la facilità di un cambio d’abito. Molte donne delle generazioni precedenti, invece, tendevano a restare piuttosto fedeli alla stessa fragranza anche per molti anni, finendo per identificarsi con alcune note chiave, indimenticabili, per loro e per chi è ci cresciuto vicino. Ecco perché si può definire la mamma come una “figura olfattiva”, una proiezione di precise note nell’inconscio.

E poiché la profumeria è andata di pari passo con epoche e mode, spesso sono anche facili da rintracciare e identificare.


Se nel 1921 l’iconico N°5 di Mademoiselle Chanel e il prezioso Joy di Jean Patou anticipano i primi floreali intensi e preziosi, “è il secondo dopoguerra l’epoca che segna la nascita delle più grandi fragraze femminili di carattere”, racconta Accademia del Profumo.

1929 – Joy di Jean Patou; 1937 – Coco Chanel in persona testimonial del primo Chanel N°5.

Le mamme dei ’50

Era il 1947 quando Monsieur Christian Dior volle accompagnare la rivoluzione della sua moda con una fragranza altrettanto irriverente, moderna, elegante: Miss Dior, soprannome della sorella Catherine, seguita da Diorissimo, che voleva essere il più fresco e trasparente dei femminili dell’epoca. Stesso anno, anche la maison Lancôme, nata nel 1949, esordisce in profumeria con Magie nel ’51 (era già all’avanguardia il flacone sfaccettato in torsione, che ancora oggi racchiude una fragranza must: Hypnôse: allora sembrava una magia, oggi ipnotizza) e Envol nel ‘57, un mix fiorito e verde sinonimo, per tanti, di abbraccio di mamma.

O ancora, è del 1959 Jasmal di Creed, opulento nel suo bouquet essenziale di gelsomini italiani. Era l’epoca dei profumi aldeidati, arricchiti cioè di speciali molecole derivate dagli zuccheri in laboratorio capaci di rendere particolarmente cristallini, puri e frizzanti i protagonisti indiscussi dei bouquet, i fiori. Rose preziose e gelsomini restano, a oggi, gli inconfondibili di ogni bouquet classico.

1950 – Miss Dior; 1951 – Magie di Lancôme.

Le mamme dei ’60 e ’70

Poi arrivano i ’60 e ’70, e la rivoluzione femminista influenza anche la profumeria. In quegli anni, note speziate, patchouli, i sentori talcati e polverosi dell’iris miscelati ad ambre e legni preziosi conquistano mamme e figlie delle prime grandi rivendicazioni femministe. Lavanda e vetiver rubano per la prima volta la freschezza asciutta ai maschili: era il profumo dell’indipendenza economica, la metafora olfattiva dell’uguaglianza dei sessi.

Sono gli anni di Chamade di Guerlain (’69), Amazone di Hermès (’74), Chloé di Chloé (’75, allora sotto la direzione creativa di Karl Lagerfeld), del conturbante Opium di Yves Saint Laurent (’77), fino all’indimenticato Charlie di Revlon del ’73, icona glamour delle donne libere e indipendenti, con testimonial Shelley Hack delle Charlie’s Angel e Naomi Sims, una delle prime modelle afroamericane nel fashion system.

Gli Ottanta enfatizzeranno il carattere dichiaratamente seducente, eccentrico, colorato, audace delle fragranze, come dimostrano le stesse campagne di Charlie, o l’allora nuovo volto di punta di Chanel N°5 per tutti i Settanta e metà Ottanta, Catherine Deneuve. La pubblicità ne consacra colori, gesti, iconografie grafiche e testimonial.

1977 – Opium di Yves Saint Laurent; 1973 – Charlie di Revlon.

Le fragranze “figlie” di oggi

Qualcuna è rimasta immutata, un classico dei classici compreso il flacone, mentre molte di queste fragranze protagoniste delle toilette delle mamme sono state recentemente riproposte o rilanciate sul marcato in chiave Millennial, young, alleggerie, rimodernate, ma mai stravolte. Come a voler tramandare una storia olfattiva che travalica le generazioni.

È il caso di N°5 L’Eau, a cui presta il volto la figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis, Lily Rose, o di Miss Dior, reinterpretata nel 2017 da François Demachy, naso della Maison Dior per giovani donne vivaci, raffinate e indipendenti e proprio quest anno in edizione Eau de Toilette  Dior Miss Dior Rose N’Roses.

Così per Opium di YSL, leggendario, rilanciato nel 2009 e poi reinterpretato circa ogni anno con edizioni e flaconi speciali per le ricorrenze, e a oggi ancora un bestseller: l’ultimissima versione? YSL Black Opium Neon Eau de Parfum , “elettrizzante”. Perché il diario olfattivo di famiglia non va solo ricordato. Ma il più possibile tramandato.

2019 – Chanel N°5 L’Eau con Lily Rose Depp testimonial, 2020 – Miss Dior Rose N’Roses, con volto Natalie Portman.

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