Fase 2 e centri estivi: le nuove regole per i bambini in vacanza

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Tra le categorie colpite dal coronavirus, ci sono sicuramente i bambini e adolescenti per i quali la fine del lockdown non è ancora stata scritta. Per loro, questa fase 2 non sembra aver portato novità, provocando fortissime polemiche tra le famiglie che alla fine devono arrangiarsi e trovare da soli le soluzioni. 

I centri estivi si faranno?

In molti avevano sperato, infatti, a cominciare dalla ministra della Famiglia Bonetti, che nel nuovo decreto della presidenza del Consiglio, con i genitori che tornano al lavoro ci fosse, anche, l‘annuncio della riapertura dei centri estivi. Invece, ancora non c’è stato, anche se al ministero della Famiglia si lavora per cercare una formula possibile.

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Ci dovrà essere senz’altro il via libera dal comitato tecnico-scientifico e soltanto con i prossimi decreti si capirà se e quando questo potrà avvenire, ma intanto la discussione è aperta.


Forse giugno

La ministra Bonetti spera «entro giugno» ha detto ieri, trasformando questi pochi giorni in una corsa contro il tempo per le migliaia di associazioni sportive, culturali, ricreative che ogni anno, per tre mesi, riempiono la lunga estate dei bambini.

Perché gestire, con le distanze di sicurezza, luoghi che per loro natura nascono per aggregare e non per tenere lontani, è davvero una grande sfida.

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Linea della cautela

La linea della cautela, comunque, prevale. Nei prossimi giorni si dovrebbe riunire, al ministero della Famiglia un tavolo formato dalle associazioni del Terzo settore, Anci e pediatri per scrivere le linee guida a cui poi dovranno attenersi i comuni.

Ma un piano esiste già

C’è da dire che un piano dettagliato esiste già. È quello presentato dalla città di Firenze e che potrebbe servire da piattaforma nazionale per la riapertura dei centri estivi.

Cosa prevede

Intanto l’individuazione di spazi sia all’aperto che al chiuso, dalle scuole con grandi giardini alle fattorie didattiche, a tutte le aree verdi utilizzabili, dentro e fuori i parchi.  

Quindi la divisione per fascia d’età: l’idea generale è quella di formare piccoli gruppi, al massimo di quattro bambini con un operatore. Per i bimbi disabili” il rapporto dovrà essere di “uno a uno”. 

I piccoli gruppi, omogenei nell’età, entreranno con ingressi scaglionati e i pulmini che prendono e riportano i bambini a casa potranno portare solo 10 passeggeri (dai 30 attuali).

Sul fronte delle attività, sport di gruppo a distanza, laboratori artistici, teatrali, escursioni, rimane categorico il principio del micro-gruppo.

A ognuno il suo cestino

Per quanto riguarda la mensa, considerato luogo di alto rischio di contagi, i pasti saranno preparati in mono confezioni sigillate e ognuno mangerà a distanza di sicurezza dal compagno. Non il massimo, ma meglio che niente. 

Gli operatori, poi , ovviamente, molti di più rispetto ai tradizionali campi estivi, dovranno poi avere certificati che testimonino la negatività al Coronavirus. Mentre ambienti, giochi, attrezzature dovranno essere sanificate di continuo.

Parola chiave: distanza

La parola d’ordine quindi è “distanza”. Non facile quando si tratta di bambini e ragazzi per i quali l’aggregazione è un istinto naturale, ma possibile. I ragazzi hanno forze inaspettate che sanno tirare fuori quando meno tele aspetti. 

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