Lo scetticismo come antidoto alle narrazioni totalitarie

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scetticismo radicale

Lo scetticismo, il dubbio, le sfumature e la ragione non stanno attraversando il loro momento migliore. Negli ultimi tempi, le narrazioni sono state omogeneizzate, escludendo chiunque non sia d’accordo e la pensi diversamente.

Come un supermercato, queste narrazioni vengono promosse e vendute confezionate. Non c’è possibilità di personalizzazione. Se qualcosa non ti piace o rilevi punti discordanti, passi automaticamente alla parte opposta del discorso perché vengono considerate solo due posizioni: pro o contro. Ci sono solo buoni o cattivi.

Questa estrema polarizzazione non lascia spazio a critiche o dubbi ragionevoli. Al posto del dialogo si instaura una discussione di sordi in cui volano insulti e attacchi ad hominem. Ciascuno si nasconde dietro la sua verità e la difende con le unghie e con i denti, trasformando l’altro in suo nemico.

Nel regno del pensiero totalitario, avere idee diverse è un crimine. E ci sono sempre fanatici difensori della verità pronti a punire chi dissente, dubita o semplicemente pensa. Questa è la dinamica che molte religioni hanno seguito per secoli e che rischia di diffondersi nella nostra società sotto forma di fact-checkers in puro stile di funzionari del Ministero della Verità.

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Tuttavia, i Ministeri della Verità che sono esistiti nel corso della storia non hanno favorito il progresso, anzi il contrario. L’evoluzione nasce dall’incontro di idee diverse, dalla sinergia degli opposti e dall’unione di universi apparentemente sconnessi.

L’incapacità di accettare contraddizioni, dualità e ambiguità intensifica la convinzione che l’uno abbia ragione e l’altro sbagli, offusca il pensiero razionale e consolida il dogma e la rigidità mentale. Invece, “il segnale di un’intelligenza di prim’ordine è la capacità di avere due idee opposte presenti nello spirito contemporaneamente e, nonostante ciò, non smettere di funzionare”, come disse lo scrittore Scott Fitzgerald.

Rispolverare lo scetticismo radicale di Pirrone

C’è sempre qualcuno, da qualche parte, che non sarà d’accordo con te. Non importa quanto le tue idee possano sembrarti logiche, sensate o documentate, ci sarà sempre una seconda opinione, una prospettiva diversa o, per lo meno, un ragionevole dubbio.

Giovanni crede che i governi di sinistra siano migliori. Paolo crede che lo siano quelli di destra. Giovanni crede che i vaccini siano sicuri. Paolo non è così convinto. Giovanni è favorevole all’eutanasia. Paolo è contro… E così, all’infinito.

L’unica certezza è che nella vita non esistono risposte facili o scorciatoie. Tutto ha due facce. Questo è il principio centrale dello scetticismo proposto da Pirrone d’Elide, il primo filosofo scettico che fece del dubbio il suo problema centrale.

Pirrone esordì notando qualcosa che la società occidentale sembra aver dimenticato o, almeno, non pratica più: tutto ha due facce e siamo tutti invariabilmente legati alle nostre opinioni, credenze e pensieri. Pertanto, vedremo sempre il mondo in modo diverso dagli altri.

Dicono che Pirrone accompagnò Alessandro Magno nel suo viaggio in India, dove incontrò yogi e sadhu che gli parlarono della filosofia buddista, che lo aiutò a comprendere la convivenza degli opposti e il fatto che la nostra conoscenza del mondo è limitata, spesso distorta e permeata dalle nostre esperienze, aspettative e sensi.

Ciò porta alla seconda ipotesi dello scetticismo radicale: dobbiamo tenere a mente che chiunque di noi, o magari tutti, potremmo, in qualsiasi momento, sbagliare. La storia lo ha dimostrato innumerevoli volte. Pertanto, nessuno può essere un garante della verità e nessuno dovrebbe essere immune da controlli e giudizi, indipendentemente dalla sua posizione sociale, potere o conoscenza.

Pirrone andò oltre. Non si limitò a dubitare, mettere in discussione e sfidare le convinzioni radicate, affermò che non c’è modo di sapere cosa è vero. Il suo scetticismo radicale non significa che tutti gli argomenti abbiano uguale validità o che alcuni non siano più logici o veritieri di altri, significa che non possiamo credere di essere detentori e custodi di una verità assoluta e che gli altri hanno torto. Significa che dobbiamo lasciare spazio alla discrepanza e al cambiamento.

Infatti, Pirrone pensava che sprechiamo troppo tempo e sforzi esigendo risposte definitive dove possono esserci solo dubbi e ambiguità. Dedichiamo enormi energie psicologiche a litigare, arrabbiarci e criticare chi la pensa diversamente, atteggiamento che finisce per condannarci all’infelicità e alla paralisi mentale.

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Epoché, la capacità di sospendere il giudizio

La parola “scettico” deriva dal greco skeptikós, che significa “colui che esamina”, e dalla radice indoeuropea spek che significa “guardare” o “osservare”. Pertanto, lo scettico non è solo colui che dubita, è fondamentalmente un ricercatore che osserva la realtà.

Tuttavia, se osserviamo la realtà attraverso le nostre convinzioni, stereotipi e aspettative, ci formeremo un’immagine distorta e pregiudizievole. Per abbracciare lo scetticismo e aprirci a tutte le possibilità, dobbiamo sviluppare ciò che Pirrone chiamava epoché, che significa “la sospensione del giudizio”. Come si ottiene? Evitando i dogmi su pensieri e percezioni. Cioè, accettare il dubbio, l’ambiguità e la contraddizione del mondo.

Pirrone propose un metodo per sospendere il giudizio: raccogliere argomenti a favore di entrambe le posizioni in una controversia fino a raggiungere l’isósteneia; cioè, che abbiano la stessa forza. Questo ci permetterà di concludere che ci sono opinioni diverse su una questione, quindi la cosa più sensata da fare è sospendere il giudizio – inteso come valutazione morale di ciò che è buono o cattivo, giusto o sbagliato.

Naturalmente, lo scetticismo radicale non significa che non possiamo discutere un argomento e difendere la nostra opinione. Le critiche oneste sono sempre legittime. Ma dobbiamo essere consapevoli che si tratta solo di questo: della nostra opinione.

Per applicare l’epoché, sarebbe bene iniziare qualsiasi conversazione con la frase: “questa è solo la mia opinione”. Così possiamo imparare a dissentire, consapevoli che nessuno ha l’ultima parola o può rivendicare per sé il diritto di decidere cosa è giusto o sbagliato. Dobbiamo rinunciare al bisogno di certezze assolute e ammettere che le nostre convinzioni necessitano di correzione.

Fai spazio alla contraddizione

Riconoscere i limiti della nostra comprensione apporta un enorme beneficio: ci impedisce di entrare in discussioni inutili e ci protegge da tutte le emozioni negative che conseguono. Impariamo a lasciar andare la necessità di difendere dogmaticamente le nostre opinioni perché non possiamo essere sicuri al 100% che siano corrette. Smettiamo di discutere di argomenti che non vanno da nessuna parte. Smettiamo di pensare di essere i proprietari della verità e, soprattutto, ci apriamo a diversi punti di vista che possono arricchire la nostra visione del mondo.


Dobbiamo recuperare la capacità a cui faceva riferimento Scott Fitzgerald, la capacità di albergare idee contraddittorie nelle nostre menti e di sentirci relativamente a nostro agio con l’ambiguità perché il mondo è un luogo complesso e non offre risposte semplici. Ci muoviamo in un ambiente ricco di sfumature dove quasi nulla è bianco o nero. Abbracciare gli estremi polarizza i nostri atteggiamenti e impoverisce il nostro ragionamento.

Occorre quindi recuperare il dissenso ragionevole e la critica costruttiva, l’umiltà intellettuale e la flessibilità mentale. Dobbiamo pensare di più e moralizzare di meno. I conflitti esisteranno sempre. Le opinioni diverse non scompariranno. Se vogliamo vivere insieme dobbiamo fare spazio allo scetticismo radicale – o almeno a quel pizzico di scetticismo necessario per aprirci a nuove possibilità e capire che non siamo padroni della verità assoluta.

Quando sviluppiamo l’epoché, quando finalmente ci apriamo all’ambiguità e abbracciamo lo scetticismo, possiamo raggiungere quello stato di atarassia a cui aspiravano gli antichi filosofi greci che oggi potremmo tradurre come serenità d’animo. È una scommessa che vale la pena, sia per il nostro equilibrio mentale che per l’equilibrio sociale.

Fonti:

Thomson, J. (2021) Pyrrho and the Skeptical way of life: ignorance is bliss. In: BigThink.

Malo, P. (2021) Malos tiempos para el escepticismo. In: Hyperbole.

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