Ciao, Presidente

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Giampiero-Boniperti (1)
Giampiero-Boniperti (1)
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Ciao Presidente, a quasi 93 anni si è spento il più grande presidente nella storia della Juventus.

Ciao, Presidente. Con Giampiero Boniperti da Barengo non se ne va soltanto un grande ex calciatore, un grande ex presidente e dirigente di calcio. Insieme a lui se ne va un mondo che vedeva, leggeva ed interpretava il calcio in maniera antitetica a quella odierna. Sono diventato tifoso della Juventus nel 1970, Giampiero Boniperti divenne presidente della Juventus qualche mese dopo. Sono passati oltre cinquant’anni, il mio presidente ora si chiama Andrea Agnelli, ma sembra che la Juventus ed il calcio siano tutta un’altra cosa.

L’Avvocato Agnelli, Umberto Agnelli ed ora Giampiero Boniperti. La Juventus, la mia Juventus non c’è più. Il pagano rito ferragostano di Villar Perosa, l’arrivo in elicottero dell’Avvocato Agnelli che andava poi a prendersi il suo posto in panchina accanto a Trapattoni per vedere la partita tra Juventus A e Juventus B. Ed intanto il presidente Boniperti risolveva a suo modo le grane contrattuali, cercando sempre di far quadrare i conti in campo e fuori. Ai suoi tempi non c’erano i Mino Raiola e i Jorge Mendes con le loro commissioni milionarie. A discutere di rinnovi ed adeguamenti vi erano soltanto lui ed il calciatore.

Ciao Presidente. Giampiero Boniperti, l’abile contabile

La storia ci racconta come, al momento in cui qualcuno dei calciatori inoltrava la richiesta di aumento dell’ingaggio, il buon presidente tirasse fuori dal cassetto dei ritagli di giornale che riportavano dettagliati resoconti di prestazioni non esattamente all’altezza del giocatore in questione. Ma Giampiero Boniperti i conti li sapeva fare, e bene. Fin da quando si accordò con l’Avvocato Agnelli per cui ad ogni rete realizzata doveva corrispondere una mucca in regalo da prendere dalle proprietà degli Agnelli. I fattori si arrabbiavano sempre perché Boniperti sceglieva sempre quelle gravide. Lui che ai nuovi arrivati ordinava sempre di avere i capelli corti e di essere ben curati.

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Perché era la Juventus. Entravi in un mondo dove la cultura del lavoro, la competenza, la professionalità camminavano di pari passo ad un’immagine di ordine, di educazione, di sobrietà, in puro stile sabaudo. Parole: poche, soltanto quelle indispensabili, fatti: tanti, preferibilmente all’interno del rettangolo verde. Giampiero Boniperti da Barengo quel modo di essere, quel modo di vivere, quel modo di pensare lo aveva nel suo DNA. Lui non era diventato juventino, lui era nato juventino. Per questo ricordarlo oggi che ci lasciato è come ricordare uno di noi, uno con una passione infinita per quei due colori: il bianco ed il nero.

Il Grande rispetto verso il Grande Torino

L’altra metà di Torino, quella granata, lo corteggiò molto. Lo voleva nella sua squadra nientemeno che Valentino Mazzola. Giampiero Boniperti incontrò il presidente Novo, ma la sua proposta non lo ascoltò nemmeno: “Sono della Juve, non posso”. Punto. Se avesse potuto le partite contro il Torino le avrebbe cancellate dal calendario del campionato: “Se potessi le abolirei, il derby mi consuma: amo troppo la Juve e ho così rispetto per il Toro che non può essere altrimenti”. Rispetto. Provate a cercarla nel vocabolario del calcio di oggi questa parola. Non la troverete da nessuna parte.

Da un lato il rispetto e dall’altro un senso di appartenenza anch’esso scomparso ai giorni nostri. Ora i calciatori passano tranquillamente da una riva all’altra della città. Dalla Juventus al Torino, dalla Lazio alla Roma, dal Milan all’Inter, perché sono dei professionisti e poco importa se i tifosi dovranno amare/odiare chi hanno sportivamente amato/odiato per tanto tempo. Il problema è soltanto loro non certo dei calciatori professionisti.

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Ciao Presidente. La giostra della memoria

E come sempre avviene in questi casi, nella mente si affollano decine di immagini del Presidente. Le sue interviste allo stadio alla fine del primo tempo, quando spesso preferiva tornarsene a casa per non continuare a soffrire maledettamente in tribuna. Le tante gioie per le tante vittorie, i tanti dolori per le sconfitte, soprattutto quelle nei derby, e quel buco nero, quasi innominabile, certamente indimenticabile chiamato Heysel. Una non vittoria nella serata più tragica nella storia della Juventus.

Mi compaiono i volti commossi e tristi di Trapattoni, Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Bonini, Tardelli, Platini, Bettega, Causio, Boniek, Brady, Del Piero e mi chiedo: a cosa staranno pensando adesso, ricordando il presidente? Quale sarà il primo pensiero che balzerà loro in testa? E poi Scirea, Anastasi, Rossi, gli altri suoi figli prematuramente scomparsi, che ritroverà in chissà quale angolo del creato. Tanti, troppi i pensieri legati ad un personaggio che ha marchiato in maniera indelebile una passione che non ha tempo né età.

Con Giampiero Boniperti si stacca un altro pezzo di quell’intonaco ricco di colori e di ricordi che ha reso uniche l’adolescenza e la giovinezza. Nel suo ventennio da presidente della Juventus le vittorie arrivarono a grappoli: nove scudetti, due coppe Italia e i primi trofei internazionali della storia: Coppa dei Campioni, Coppa Uefa, Supercoppa Uefa e Coppa delle Coppe. La Juventus, sotto la sua presidenza, fu la prima società europea a vincere tutti i trofei Uefa.

Giampiero Boniperti. La juventinità

Giampiero Boniperti, però, non è stato soltanto questo. Ha incarnato come nessuno la juventinità. Nel 2000, racconta Antonio Barillà su La Stampa, quando morì Carlo Parola, Boniperti volle annodargli al collo la cravatta della sua vecchia divisa sociale: “L’ho fatto raccontò, anche se non avevo ruoli operativi, ma lui alla Juventus aveva portato signorilità, eleganza e gloria”.

Il famoso stile Juve non era altro che il suo stile, che aveva assorbito come una spugna dalle assidue frequentazioni con Giovanni e Umberto Agnelli. Sarebbe troppo facile dire che con Giampiero Boniperti non vi sarebbe stata l’onta di Calciopoli, ma non vi sarebbero state nemmeno figure imbarazzanti come quelle che hanno riguardato la Superlega o il caso Suarez. Giampiero Boniperti è stato uno straordinario presidente, dirigente della Juventus perché, come amava dire: “La Juventus non ce l’ho nel cuore, è il mio cuore”. Ciao, Presidente.

Articolo di Stefano Vori

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