Sanremo e il buco nero
Il Festival di Sanremo è terminato da qualche giorno, ma non sono ancora terminati i commenti sull’edizione numero 71, che passerà alla storia per essersi svolta senza la presenza del pubblico in teatro per via della pandemia. Per le analisi dettagliate della manifestazione canora vi rimando ai post della nostra Giulia Caruso. Sono chiari, esaustivi e tracciano un quadro completo della manifestazione. L’aspetto che vorrei rimarcare, riguarda non già quanto accaduto sul palco dell’Ariston durante le cinque serate dell’evento, ma quello che doveva esserci e non c’è stato. Il buco nero di Sanremo 2021.
Un pensiero per Stefano D’Orazio
Era previsto, infatti, nell’arco delle oceaniche serate sanremesi, un momento dedicato al batterista dei Pooh, Stefano D’Orazio, scomparso il 6 novembre 2020, per le conseguenze legate al Covid – 19. Un momento in cui si sarebbe ricordato un bravissimo artista, che non molti anni prima, su quel palco, insieme agli altri componenti del gruppo, fu proclamato vincitore. Anno 1990 e la canzone era “Uomini soli”. Le serate lunghissime si susseguivano, una dopo l’altra, cantanti, ospiti, ma di quel momento dedicato al ricordo di un protagonista della musica italiana e di Sanremo, niente, solo un silenzio assordante.
L’amarezza di Roby Facchinetti e dei Pooh
“Parole come quelle che ho scritto sopra” scrive Roby Facchinetti in riferimento al post di tributo che ha scritto per Stefano D’Orazio, “o altre comunque con lo stesso senso, né io, né i miei amici per sempre, né Tiziana, né voi le abbiamo sentite. E credo che allora non ci siano altre parole da spendere: sul Festival, i suoi autori, su chi lo ha condotto. C’è solo amarezza. E poco importa si sia trattato di sbadataggine, ignoranza, trascuratezza o maleducazione. Davvero, poco importano le cause. Resta, indimenticabile, il fatto. E il mio commento al Festival di Sanremo 2021 non può che esaurirsi qui! Buona domenica e ascoltate sempre buona musica. Roby”.
Le scuse tardive e inaccettabili di Amadeus
Il conduttore Amadeus si è scusato, adducendo come scusa il fatto che il programma della manifestazione si era talmente protratto che non si poteva dedicare che qualche minuto a Stefano D’Orazio.
Si è allora preferito non dedicare alcuno spazio all’artista invece di ritagliarne uno inferiore al previsto.
Sono scelte discutibili, sicuramente errate e senza senso. Familiari ed Amici, appassionati dei Pooh, hanno atteso fin dopo le 2 del mattino una parola, un video, un’immagine di Stefano. Quel vuoto è un vuoto di sensibilità, di rispetto ed un oltraggio alla memoria. Qui non entrano in ballo i Pooh, di cui si può essere fan ed estimatori o meno, qui si parla di un dovuto omaggio ad una personalità della musica italiana che doveva essere ricordata lì dove la musica italiana viene celebrata ogni anno. Un rito pagano che nemmeno la pandemia è riuscita a bloccare e che, quest’anno, ha dimenticato, però, di celebrare un suo protagonista.
Peccato. Peccato davvero.