La storia della serialità televisiva si può dividere in due epoche
: prima e dopo Twin Peaks. Prima dopo il 1990, quando David Lynch e il suo co-sceneggiatore Mark Frost creano il punto irreversibile di un serie tv surreale mai vista prima. Costruita su un’impalcatura di terrore incombente e un mistero che da mesi prima della messa in onda cominciò a pompare l’attesa: “Chi ha ucciso Laura Palmer?“. Sicché quando esordisce sul canale ABC, l’accoglienza di critica e pubblico è entusiasmante, al punto che si inizia subito a utilizzare l’aggettivo “lynchano”, a proposito di determinate atmosfere e sviluppi di trama bizzarri.
Lo share più alto della stagione per un telefilm, come si diceva all’epoca, è il picco di un fenomeno istantaneo che subito perde vigore. Tant’è che Twin Peaks è cancellato l’anno dopo, nel 1991. Gli ascolti della seconda stagione sono troppo bassi. Ma lascia una traccia indelebile nel modo di concepire il mezzo televisivo. Sì, la serie di David Lynch si congeda tra delusione del pubblico e revisioni critiche ma gli addetti ai lavori hanno preso nota. E con solo 30 episodi Twin Peaks diventa la pietra di paragone per tutte le serie tv degli anni Novanta. E oltre.
I segreti di Twin Peaks
Il primo episodio – che in Italia arriva su Canale 5 nel gennaio del 1991 – si concentra sulla scoperta del cadavere della reginetta di bellezza Laura Palmer, avvolto nel mitico cellophane. E l’inizio dell’indagine condotta dall’agente Dale Cooper (Kyle MacLachlan), insieme allo sceriffo della contea Harry Truman. Il ritrovamento dà inizio alla giostra di situazioni e personaggi che rendono Twin Peaks la vera novità della prima serata televisiva.
Infarcita di omicidi sadici, sfumature sessuali devianti, il sudiciume dietro la facciata positiva dell’american way of life. In breve, il mai visto sul piccolo schermo. Ma per Lynch l’ovvio. Un universo che come la sua opera precedente – il perturbante film capolavoro Velluto blu del 1986 – porta lo spettatore in una dimensione a cavallo fra il sogno e l’incubo a occhi aperti, nella quale nulla è come sembra. A partire dalla ricerca del colpevole.
Chi ha ucciso Laura Palmer?
Twin Peaks è stata la prima serie tv a galvanizzare l’attenzione del pubblico su un grande mistero “centrale”. L’ormai mitologica domanda “Chi ha ucciso Laura Palmer?” – figlia del celeberrimo titolo di un episodio di Dallas intitolato “Chi ha sparato a J.R.?” – attanagliò le menti degli spettatori per più di un anno. Impossibile, prima di allora, pensare di far ruotare due intere stagioni su un singolo omicidio.
A differenza, per esempio, di un telefilm come Colombo – dove Peter Falk indagava su un morto diverso a settimana – Lynch prende un classico del genere poliziesco e lo allunga a dismisura. Fino al punto di disinteressarsi completamente della ricerca dell’assassino, e senza mai fornire un’unica chiave di lettura allo spettatore.
Twin Peaks – il cinema entra nella televisione
Anche se molti non se lo ricordano, David Lynch non ha diretto l’intera serie, né tantomeno lui e Mark Frost hanno scritto tutti gli episodi. Ma la loro immaginazione permea ogni singolo fotogramma di Twin Peaks, specialmente lo stile inconfondibile del regista, capace di far dialogare sperimentazione visiva ed elementi classici della cultura pop. Creando comunque, anche così facendo, un caso unico (tolto Hitchcock con la sua serie di thriller degli anni Sessanta): l’idea cioè che un grande regista potesse anche solo avvicinarsi al mezzo televisivo.
Ma il regista americano ha dimostrato appunto che il mezzo televisivo, nelle circostanze giuste, può essere altrettanto accattivante, artistico e cinematografico. Influenzando nel tempo il suo linguaggio. Le creature di X-Files, le sequenze dei sogni dei Soprano, i puzzle mentali di Lost. Nessuno di questi sarebbe stato possibile senza Twin Peaks. E nemmeno l’approdo alla serialità, negli ultimi anni, per registi come Martin Scorsese (Boardwalk Empire, Vinyl), David Fincher (Mindhunter) e Steven Soderbergh (The Knick, Mosaic).
Le celebrazioni su Instragram
Altra prima volta introdotta da Twin Peaks è la nascita delle cosiddette fandom, un decennio prima della nascita di Internet. Con i fan che si torturavano sviluppando teorie risolutive, e riguardando ossessivamente le puntate registrate in VHS. Tra i supporter più accaniti c’è anche la regina Elisabetta, che fece interrompere un concerto privato di Paul McCartney – episodio raccontato dall’autore della mitica colonna sonora Angelo Badalamenti – per non perdersi l’episodio in onda quella sera.
Oggi – anche grazie al ritorno della serie nel 2017 – i fan non smettono di incontrarsi a conventions e raduni organizzati in tutta l’America. Purtroppo il grande evento per festeggiare i 30 anni della serie – previsto addirittura a Graceland – è stato annullato causa Coronavirus. Fortunatamente Kyle MacLachlan ha lanciato sui suoi canali social un rewatch collettivo del pilot, fissato per stasera (mercoledì 8 aprile) alle 20.30 – ora italiana.
Dopo la visione, il nostro agente Cooper si concederà ai fan per domande e risposte tutte da gustare. Preferibilmente con del buon caffè, accompagnato dalla sua amatissima torta di ciliegia.
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