Streptococco in gravidanza: perché il test va fatto anche senza sintomi

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Dopo la 35esima settimana di attesa, quando il parto si avvicina il ginecologo, qualche settimana prima del travaglio ti prescrive un tampone vaginale per accertare l’eventuale presenza di streptococco. Con questo esame puoi fare un altro gesto di cura e attenzione nei confronti del tuo bambino che sta per venire al mondo. Si sa, le coccole non bastano mai!

Cosa è lo streptococcus di gruppo B

Lo streptococco B emolitico è un microorganismo presente in vagina solitamente in maniera innocua e asintomatica. In gravidanza però è necessario verificare la tipologia di streptococco e l’eventuale presenza nel canale del parto al momento della nascita perché in questo caso il batterio potrebbe infettare il bambino.
Solitamente si distinguono lo streptococco di tipo A (sga) e quello di gruppo B (gbs), le due tipologie di batterio sono simili ma presentano infezioni diversi. Quello SGA non è presente nella flora batterica. Allo streptococco di gruppo A sono dovute per lo più le faringotonsilliti e le infezioni anche gravi della pelle e dell’incremento delle ferite. Il tipo B, (gbs) invece è presente nelle donne e negli uomini adulti, nella gola e nel tratto vaginale e gastrointestinale. Lo streptococco agalactiae anche chiamato streptococco beta-emolitico del gruppo B, è molto diffuso tra le donne: si trova sia nell’intestino tra la flora batterica che nella mucosa vaginale e non dà né prurito né bruciore, per cui non può essere confuso con una delle tipiche infezioni vaginali come la candida. Lo ha almeno il 30% delle donne incinte! È in gravidanza che si accende una spia di allarme: lo Streptococcus agalactiae può essere trasmesso al feto al momento della nascita o in caso di rottura precoce della membrana.
L’infezione in ogni caso non può attraversare la placenta quindi in condizioni normali durante l’attesa il feto non può essere infettato.

L’infezione da streptococco in gravidanza

Durante la gravidanza, se si verifica un’infezione da streptococco agalactiae si riscontrano come sintomi spesi, infezioni delle vie urinarie e amnionite, un’infiammazione che può risultare anche molto grave per il feto. Se il sistema immunitario della mamma fa il suo dovere lo streptococco viene tenuto sotto controllo dall’organismo ma può avere degli effetti gravi sul neonato. Anche una donna sana, che non ha alcun tipo di patologia può trasmettere durante il parte questo batterio al bambino. E poiché i bambini appena nati non hanno difese immunitarie sufficienti e complete le conseguenze di una simile infezione possono essere anche molto gravi, come setticemie, polmoniti e meningiti. L’infezione neonatale può avere esordio precoce, se appare subito dopo la nascita, oppure esordio tardivo se si manifesta due o tre mesi dopo il parto.
Ecco perché in gravidanza lo streptococco è una di quelle cose a cui prestare molta attenzione!

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La prevenzione: fare il test

Le infezioni da streptococco nel neonato possono essere davvero gravi e prevenirle è fondamentale. Molti ginecologi raccomandano alla 35esima settimana di fare alcuni esami per valutarne presenza e pericolosità: si tratta di esami molto semplici e non invasivi, un tampone vaginale, un tampone rettale e un’urinocultura. Se il risultato è positivo il medico opterà per una terapia antibiotica. Solitamente si sceglie anche una terapia in vena durante il travaglio con ampicillina o penicillina per ridurre la trasmissione del batterio durante il parto ed evita la possibilità di infezioni per il neonato. Gli antibiotici sono molto utili se assunti nell’immediata vicinanza del parto, assunti troppo presto sarebbero inutili perché gli streptococchi avrebbero la possibilità di riprodursi e ritornare presenti in quegli ambienti. Senza terapia, in caso di presenza del batterio streptococcus, la possibilità di trasmissione avviene nel 70% dei casi anche se solo il 2% dei casi poi sviluppa l’infezione contratta durante il parto. Il test è insomma fondamentale quindi per valutare prima la terapia più adeguata e mettere in sicurezza mamma e bambino.
Uno dei tanti modi che hai per prenderti cura di te durante le settimane di gravidanza, sia dal punto di vista della salute che da quello della bellezza!

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In cosa consiste il test

Il ginecologo prescrive un tampone vaginale e un tampone rettale, insieme a una banale analisi dell’urina nelle ore della giornata. Il test per valutare la presenza nelle urine, nell’intestino e nella vagina dello streptococco solitamente va fatto tra la 35esima e la 37esima settimana in caso di parto pre-termine o precoce rottura delle membrane. Il tampone è un prelievo di una piccola quantità di secreto vaginale e rettale: è assolutamente indolore e per nulla invasivo.
Vengono prelevati dalla donne dei semplici campioni e urina raccolta in ogni momento della giornata. Il test non richiede alcun tipo di preparazione: si tratta di un protocollo di screening efficace per valutare la necessità di un trattamento antibiotico per mamma o bambino. Non esistono attualmente vaccini per prevenire tutte le possibili infezioni da streptococco di gruppo B (gbs), il test e la prevenzione restano lo strumento più efficace per tutelare la salute di mamme e bambini.

Controlli per il bambino

In caso di mamma positiva allo streptococco, nonostante la somministrazione di terapia antibiotica durante il parte, il bambino viene tenuto sotto controllo per 72 ore per escludere la presenza di un’eventuale infezione e sottoposto a diversi tamponi nell’arco del monitoraggio. Se il neonato presenta altri fattori di rischio spesso il ginecologo proprio per abbassare la soglia di rischio sceglie di somministrare anche al piccolo gli stessi farmaci antibiotici per ridurre le possibilità di infezioni e assicurare il benessere del neonato.

Se sei incinta e hai dei dubbi o delle paure che riguardano la salute del tuo bambino chiedi sempre un consiglio al tuo ginecologo e non affidarti mai al “sentito dire” o al fai-da-te online. Lo streptococco b emolitico nella grande maggioranza di casi non crea alcun problema: solo il 25% delle donne incinte necessita di essere trattate con antibiotico e questo solo per evitare complicanze, non frequenti ma comunque gravi e possibili, al feto durante il parto.


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