Sesso orale e tumori, perché il rischio aumenta per gli uomini. Ecco come proteggersi

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La probabilità di sviluppare tumori orofaringei è più alto per i fumatori
che hanno più di cinque partner nel corso della vita. Tutta colpa del papilloma virus, un nemico insidioso anche per i maschi. Ma i vaccini sono efficaci

di TIZIANA MORICONI E MARA MAGISTRONI 02 Novembre 2017

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SI PARLA di Hpv e si pensa subito al cancro del collo dell’utero nelle donne. Ma sono diversi i tumori causati dal papillomavirus umano, e il rischio riguarda anche gli uomini. Sempre di più. Il virus, che si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali, è infatti responsabile della metà dei tumori del pene, di quasi il 90% dei tumori dell’ano e, in numero crescente, dei tumori dell’orofaringe: in Italia per il 2017 si stimano 1900 casi, di cui ben 1500 negli uomini, e un terzo di questi sono causati dall’Hpv. In generale, gli uomini hanno una probabilità 5 volte superiore rispetto alle donne di infettarsi, e spesso non sono consapevoli di essere portatori del virus.

I tumori di bocca e faringe. Uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, pubblicato su Annals of Oncology, ha indagato proprio il rischio degli uomini di contrarre il virus nel cavo orale, scoprendo che non è per tutti lo stesso, ma che dipende dal numero di partner con cui si hanno rapporti orali e dall’essere o meno fumatori. Se nelle donne la probabilità varia tra 0,7 e 1,5% (a seconda del numero di partner), se si è maschi fumatori e si hanno rapporti orali con più di 5 persone si arriva quasi al 15%. I numeri della ricerca sono americani, certo, ma il trend è lo stesso anche in Italia. “Dall’inizio del Duemila, si osserva un aumento dei tumori orofaringei negli uomini, correlati all’Hpv – spiega Lisa Licitra, direttore di Oncologia medica dei tumori della testa e del collo all’Istituto nazionale tumori di Milano – il nuovo studio ha il merito di aver definito i rischi su un numero di persone molto più grande rispetto a quanto era stato fatto in precedenza, oltre 9 mila”.

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La via di trasmissione del virus.

“Il virus – continua l’oncologa – si trova normalmente nell’area genitale e perianale. Se queste vengono a contatto con la bocca, il passaggio nella mucosa oro-faringea è abbastanza scontato. Nella maggior parte dei casi l’infezione si risolve spontaneamente e il virus sparisce. In altri casi, però, si annida e può dare luogo a lesioni pretumorali. Avere più partner significa, semplicemente, avere più occasioni di venire in contatto con il virus. Non è questione di orientamento sessuale: non sembra, cioè, esserci una modalità di trasmissione privilegiata (donna-uomo o uomo-uomo, ndr.)”.

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Il ruolo del fumo. La sigaretta è già di per sé un fattore di rischio per diverse forme tumorali delle vie aeree, orofaringe compresa. “Si può quindi ipotizzare – continua Licitra – che in una persona che abbia avuto diversi partner sessuali, e che quindi ha maggiore probabilità di aver incontrato l’Hpv, il fumo aggravi lo stato di infiammazione e faciliti l’evoluzione dei tessuti verso forme tumorali. È possibile che il fumo agisca anche sulle capacità difensive del sistema immunitario a livello delle mucose: il fumo di marijuana, per esempio, è stato associato a un maggiore rischio di infezione da Hpv orale, si crede proprio per la sua attività immudepressiva. Bisognerebbe verificare se lo stesso vale anche per quello di sigaretta”.

Come proteggersi. Limitare il numero di partner con cui si pratica sesso orale, non fumare e vaccinarsi contro l’Hpv sono le tre strategie per ridurre il rischio. In Italia, la campagna vaccinale è partita nel 2007 rivolta alle ragazze dagli 11 anni e, da quest’anno, coinvolge anche i maschi della stessa età. I vaccini disponibili proteggono fino a 9 ceppi oncogeni del virus. “In altri paesi come l’Australia, dove è in corso una grande campagna vaccinale che dal 2013 coinvolge anche i maschi, i primi dati ci dicono che il vaccino è estremamente efficace nel ridurre le infezioni a livello genitale in entrambi i generi – spiega Antonio Cristaudo, direttore di Dermatologia infettiva presso gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma – e uno studio, presentato all’Asco (American Society of Cancer Oncology) a giugno ha mostrato anche che è sufficiente una sola dose per ridurre dell’88% la presenza del virus nel cavo orale”

Oltre all’Australia anche altri paesi come Austria, Nuova Zelanda, Stati Uniti e alcuni stati del Canada hanno messo in piedi campagne vaccinali aperte ai ragazzi. “Ci aspettiamo quindi che nei prossimi anni – continua Cristaudo – aumentino velocemente anche i dati relativi all’efficacia preventiva dei vaccini sui principali tumori maschili: orofaringe, ano e pene”. Il momento migliore per vaccinarsi è quello della prepubertà, ma alcuni dati mostrano che potrebbe essere efficace anche in chi è già venuto a contatto con il virus.

Fonte: Repubblica.it

Loris Old

 

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