Rita Hayworth, New York 1918 -1987
I° Parte
“Diciamo la verità, una gran parte della mia vita è stata influenzata dalla fotografia di una donna in négligé, inginocchiata sul letto, con un sorriso accattivante sulla bocca. L’ immagine femminile più seducente che sia uscita da Hollywood in tutte la storia del cinema“.
Quella donna era Rita Hayworth e non avremmo potuto scegliere un’introduzione migliore della sincera confessione di un critico americano per presentare un personaggio che è stato molto di più che una star di Hollywood. Le parole del critico furono pronunciate il 14 maggio 1987, quando il mondo fu informato che l’attrice si era spenta nella casa di sua figlia Yasmine a New York.
E la foto a cui faceva riferimento era un celebre scatto della rivista Life nel 1941. Una foto che indusse un redattore della rivista, Winthrop Sargent, a battezzare Rita Hayworth “The American Love Goddess”, la Dea dell’Amore Americana. Una foto che i soldati yankee si portarono dietro su tutti i fronti, e che fu incollata persino alla bomba atomica. Fu allora che le venne coniato un altro soprannome, l’atomica rossa. Divenne nel dopoguerra la donna più desiderata dagli uomini di tutto il mondo, diventando una bomba sexy per il suo corpo sinuoso e le sue movenze durante le riprese dei suoi film.
Rita Hayworth e Hollywood
Il mondo del cinema era ai suoi piedi, ma Rita Hayworth quel mondo non lo ha mai amato veramente. L’immagine di sex symbol la stancò in fretta. “So che odiava gli studios di Hollywood con tutte le sue forze” raccontava il regista Rouben Mamoulian, che la diresse in Sangue e arena. “Hollywood aveva creato Rita Hayworth, e a Rita Hayworth non piaceva ciò che era diventata. Si è sempre sentita una schiava del sistema, ha sempre sperato di dimostrare il suo talento in altri modi“.
Il suo secondo marito, Orson Welles, pensava che: “Non le è mai stato offerto un ruolo all’ altezza delle sue capacità” affermò qualche anno fa. “Anche il mio La signora di Shangai non era il veicolo adatto“. La Hayworth ripeteva spesso: “Il capo della Columbia Pictures, Harry Cohn, mi teneva come una schiava. Mi impediva di essere me stessa. Fu sua anche l’idea di mettere la mia foto sulla bomba atomica“. Ma ad Hollywood, allora, e forse non soltanto allora, le regole erano queste. Così si è costruito il mito della Dea dell’Amore, della pin-up ufficiale della seconda guerra mondiale.
Non c’era più Rita Hayworth, né tantomeno Margarita Cansino, il suo vero nome, ma esisteva soltanto Gilda. Celebre la sua frase: “Gli uomini vanno a letto con Gilda e si risvegliano con me”.
La sua Biografia
Margarita Carmen Cansino nasce a New York il 17 ottobre 1918. Debutta a 13 anni in un night-club messicano, come ballerina. Figlia d’arte, la madre irlandese, Volga Haworth, è una ballerina di Ziegfeld. Le Ziegfeld Follies furono una serie di spettacoli teatrali prodotti a Broadway dal 1907 al 1931. Traevano chiara ispirazione dalle Folies Bergère di Parigi. Il padre, Edoardo Cansino, spagnolo, è un famoso maestro di danza. A 17 anni, con il nome di Rita Cansino, inizia a lavorare per la Fox. L’anno della svolta e del primo, vero successo è il 1941, quando interpreta “Bionda fragola” di Roul Walsh.
Fu il presidente della Columbia, Harry Cohn, a creare il suo nome d’arte, Rita Hayworth. Sempre nello stesso anno, interpreta la parte di donna Sol, in “Sangue e arena” di Robert Mamoulian e due film con Fred Astaire, “L’inarrivabile felicità” di Sidney Lanfield e “Non sei mai stata così bella” di William S. Seiter. Ma è del 1946 il film che la consacra al mito, “Gilda” di Charles Vidor, accanto a Glenn Ford, in cui interpreta il ruolo di una dark lady. L’accenno di spogliarello, quando si leva i lunghi guanti al ritmo di “Put the blame on mame” e “Amado mio”, la fanno conoscere in tutto il mondo, tanto che il nome Gilda sarà scritto sulla bomba atomica fatta esplodere sull’atollo di Bikini.
Suo marito Orson Welles
Orson Welles, il secondo marito, la dirige ne “La signora di Shanghai” (1946), dove la famosa chioma rossa di Rita viene tagliata e tinta color platino. L’attrice interpreta il ruolo di una fredda assassina. Nel 1948 gira “Gli amori di Carmen” di Charles Vidor e nello stesso anno sposa in Europa il principe Alì Khan, incontrato in Costa Azzurra e dalla loro unione nasce la figlia Yasmine. Nel 1953 interpreta “Pioggia” di C. Bernhardt e nel 1957 “Pal Joey” di G. Sidney, accanto a Frank Sinatra. L’anno dopo interpreta con Burt Lancaster “Tavole separate” in cui ottiene una candidatura all’Oscar.
Nel 1967 interpreta a Roma “L’avventuriero” di Terence Young, tratto dall’omonimo romanzo di Conrad. Con la fine del suo quinto matrimonio con il produttore James Hill, la Hayworth stanca, delusa da Hollywood, si ammala del morbo di Alzheimer, allora quasi sconosciuto per cui si riteneva fosse alcolizzata, che la riduce in uno stato di completa incapacità. Alla figlia Yasmine è assegnata la tutela della madre e il 14 maggio 1987, a sessantanove anni, Rita Hayworth muore a New York nella casa della figlia che ha istituito una fondazione in ricordo della madre una fondazione per la ricerca e la cura dell’Alzheimer.
Articolo di Stefano Vori