Quarantena e lockdown: la violenza sulle donne aumenta in tutto il mondo

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violenza sulle donne

Un momento del flashmob di denuncia sulla violenza contro le donne di “Non una di meno” Milano, 8 febbraio 2020. (Ansa)

Quarantena e violenza sulle donne

. Quella casa che per tutti noi è il rifugio in cui difenderci dalla pandemia di coronavirus, per Irina, Larisa, Barbara, Bruna, Pamela, Rossella, Irma, Lorena, Gina, Viviana e Alessandra è stata la condanna a morte.

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Undici vittime solo a marzo

Sono undici, in Italia, le donne uccise da un familiare dall’inizio di marzo. Una strage di cui l’isolamento è la prima causa. E appelli, campagne d’informazione, il numero verde 1522 pubblicizzato anche nelle farmacie, app e parole in codice per chiedere aiuto, per queste undici donne non sono serviti. 

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Il coronavirus non ferma la violenza sulle donne, ma cambia solo la narrazione. Raccontando una realtà falsata che scambia un crimine vero e proprio con il “dramma della convivenza forzata”.

Dati inquietanti

A dimostrarlo ci sono i dati sul rapporto tra quarantena e violenza sulle donne durante l’isolamento, che sono inquietanti. La convivenza forzata con il proprio aguzzino, ha peggiorato ulteriormente la situazione, accelerando e facendo scattare aggressioni più frequentemente o violentemente, come avviene per esempio durante la festività o i weekend. Un elemento resta inalterato: che tutto ciò avviene per mano di uomini violenti.

Secondo una rilevazione fatta dai centri antiviolenza D.i.Re. mostra che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le richieste di aiuto sono aumentate del 74,5 per cento.

C’è poi un altro dato che mette in allarme: dal 2 marzo al 5 aprile 2020 i centri D.i.Re sono stati contattati complessivamente da 2.867 donne, di cui soltanto 806 (pari al 28 per cento) sono donne che non si erano mai rivolte prima ai centri antiviolenza del loro territorio. Un dato che sottolinea le difficoltà delle vittime di violenza a chiedere aiuto perché sotto la continua minaccia del maltrattante, perché non riescono a sfuggire al controllo di chi le minaccia neanche per fare una telefonata. Le donne che hanno chiamato tramite il 1522, il numero telefonico gratuito antiviolenza e stalking collegato alla rete dei Centri Antiviolenza, sono soltanto il 3,5 del totale. 

L’appello dell’Onu

Un’emergenza su cui anche le Nazioni Unite hanno puntato l’attenzione, perché la tragedia è globale. Lo stesso segretario generale Antonio Guterres ha chiesto ai governi di affrontare questo «terribile aumento di casi di violenza domestica» a cui si assiste nel contesto del confinamento in casa di massa imposto per contenere la diffusione del Covid-19. 

I dati diffusi dallo United Nations Population Fund (UNFPA) ipotizzano un aumento del 20% della violenza dall’inizio della pandemia in tutti i 193 stati membri delle Nazioni Unite. Ma non solo: i ricercatori prevedono un numero dei casi di violenza domestica vicino ai 15 milioni ogni tre mesi di prolungamento del blocco.

I ricercatori prevedono inoltre che, con la prosecuzione delle restrizioni e l’interruzioni dei servizi, fino a 44 milioni di donne in 114 paesi a basso e medio reddito non saranno più in grado di accedere alla contraccezione, comportando circa 1 milione di gravidanze indesiderate.

L’entità del problema è assolutamente enorme e ciò dovrebbe motivare i governi ad agire prima possibile. Si sa cosa funziona e cosa no. Ma è fondamentale farlo, meglio, più velocemente e in modo più intelligente. Bisogna subito mettersi al lavoro.

 

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