Ceccon, Martinenghi, Burdisso, Miressi. I loro nomi (in rigoroso ordine di frazione in staffetta, che è l’unico ordine logico per citare e ricordare una staffetta) dovrebbero entrare a far parte della memoria di qualsiasi sportivo italiano. La vittoria della staffetta 4×100 mista uomini nel mondiale di nuoto di Budapest infatti si piazza di diritto nella leggenda dello sport nel nostro paese per il valore assoluto e intrinseco di questo successo.
Una vittoria che si issa al livello delle storiche vittorie degli anni novanta del Settebello a Barcellona ’92 e della staffetta di sci di fondo (De Zolt, Albarello, Vanzetta, Fauner) a Lillehammer ’94 così come a quello delle più recenti imprese di Tokyo della 4×100 (Patta, Jacobs, Desalu, Tortu) e dell’inseguimento a squadre di ciclismo su pista (Lamon, Ganna, Consonni, Milan).
Ceccon, Martinenghi, Burdisso, Miressi hanno vinto dove nel nuoto era impensabile vincere per l’Italia in una competizione di squadra dove da sempre gli USA hanno dominato la scena mondiale. Se è comprensibile che in Italia, così come in altri paesi, possa nascere un fenomeno isolato (un Paltrinieri ad esempio) che possa portare medaglie e successi, è quasi impossibile immaginare una staffetta in grado di vincere a livello mondiale contro i dominatori di USA e Australia.
La staffetta 4×100 mista è quanto di più vicino ci possa essere a una summa del movimento natatorio di un intero paese e se avere un atleta competitivo in ogni stile è un obiettivo raggiungibile per l’Italia, pensare di vincerla diventa utopia.
O quantomeno lo era fino a questo storico mondiale di Budapest dove l’Italia ha raccolto i frutti della miglior generazione di nuotatori della sua storia (mai ci sono stati atleti tanto competitivi in diversi stili e distanze tutti insieme come testimoniano anche i record di medaglie aggiornati da due mondiali a questa parte).
Vincere la 4×100 mista mondiale equivale quindi ad avere il miglior movimento del nuoto a livello planetario e questa considerazione è ancora più di valore se consideriamo che il nuoto è uno sport estremamente praticato e distribuito nel mondo (al contrario per esempio della scherma dove i paesi veramente competitivi sono pochi), che la nazione guida sono gli USA (che chiaramente hanno bacino di atleti e mezzi nettamente superiori) e che storicamente l’Italia ha una storia di successi giovane iniziata solo col nuovo millennio (le prime medaglie d’oro olimpiche risalgono infatti appena a Sydney 2000).
A questo si aggiunga anche che l’Italia non era mai salita sul podio mondiale o olimpico in questo tipo di staffetta e che la vittoria è stata accompagnata dal record europeo.
La vittoria mondiale nella 4×100 mista uomini rappresenta quindi il punto più alto toccato da questa generazione (speriamo non irripetibile) ma se si guarda alla carta d’identità degli atleti si scopre che il futuro prossimo potrebbe portare ancora soddisfazioni.
I quattro alfieri della staffetta infatti sono tutti nati a cavallo del 2000 (Ceccon e Burdisso 2001, Martinenghi 1999, Miressi 1998) e di conseguenza hanno tutte le carte in regola per provare a ripetersi in futuro.
Perché l’unica “colpa” che hanno per non essere già leggendari è aver vinto un mondiale invece di un’olimpiade, che, se vale lo stesso in termini di competitività, non vi si avvicina neanche lontanamente in termini di visibilità e fascino.
Certo, nella 4×100 mista uomini gli USA hanno sempre vinto l’oro alle olimpiadi ma fra due anni a Parigi magari quattro giovani supereroi col tricolore come mantello potrebbero rompere questa dittatura.
Sognare non costa nulla…
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