Odio online: le donne subiscono molti più attacchi degli uomini. E un terzo di questi è sessista

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Non finirà mai di sorprendere la quantità di discorsi d’odio tra le persone online. Un problema dai risvolti drammatici soprattutto per chi lo subisce. Che, non di rado, sono le donne. 

Vittime di attacchi fortissimi

Già bersaglio preferito dei discorsi d’odio in campagna elettorale, le donne sono entrate ormai a far parte di coloro che ricevono prevalentemente commenti discriminatori e offensivi.

Il gruppo è abbastanza folto, però: ci sono anche la comunità Lgbti, le persone con disabilità e chi vive in una condizione di povertà socio-economica. 

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“Sessismo da tastiera”

Proprio per questo motivo, Amnesty International, che dal 2018 misura il livello di intolleranza nel dibattito online con il “Barometro dell’odio”, ha deciso quest’anno per la nuova edizione di concentrare la sua attenzione sull’odio di genere, il sessismo e la misoginia sui social network.

Tra novembre e dicembre 2019, per 5 settimane, sono stati raccolti e valutati i contenuti (post, tweet e commenti) relativi a 20 personalità influenti nel panorama italiano, 10 donne e 10 uomini, che sono stati chiamati semplicemente influencer. 

Il risultato del report col focus sul “Sessismo da tastiera” ha rivelato dati poco entusiasmanti: ovvero che l’incidenza media degli attacchi personali (commenti offensivi, discriminatori o hate speech) diretti alle donne supera il 6%, un terzo in più rispetto a quella degli uomini. Ma soprattutto che di quelli diretti alle donne 1 su 3 è esplicitamente sessista.

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Cosa si aggredisce

In sostanza, si aggredisce la donna che si presenta come autonoma e libera nelle proprie scelte, o perché la stessa si esprime a favore della altre categorie fatte oggetto d’odio, come accade con migranti e musulmani. Una vera e propria catena di montaggio dell’odio, che mette insieme idee, comportamenti, identità, scelte che rappresentano i diritti e le libertà delle persone, per farle oggetto di pubblico ludibrio e di discriminazione violenta. 

Come reagiscono i volti noti

Il monitoraggio si è avvalso anche della testimonianza di alcuni personaggi famosi con un’ampia influenza in rete o che sono stati bersaglio di discorsi d’odio online, per capire come gestiscono gli attacchi ricevuti sui social media.

La varietà di approcci è diversa, ma un elemento è costante: la volontà di reagire, di trovare il modo più adatto, da un punto di vista soggettivo, per rispondere a offese e discorsi d’odio, così da combattere un fenomeno che può riuscire a “zittire” i più vulnerabili. 

La giornalista: «Non rispondo più»

La giornalista Angela Caponnetto, nel 2016 venne inserita in un fotomontaggio diffuso sui social media nel quale, insieme ad altre donne, venne etichettata come “traditrice della patria” perché si occupa, per professione, di flussi migratori, diventando, a quel punto, bersaglio degli hater: «Chi si occupa di temi sociali legati soprattutto alle migrazioni è ‘seguito’ e ‘inseguito’ con attenzione quasi maniacale. Se poi sei anche donna l’insulto sessista è scontato.






Se ti occupi di immigrazione e sei donna per chi ti attacca te ne occupi perché ‘ti piacciono gli immigrati’ (uso un eufemismo). Se hai un contratto dopo anni di precariato, non è perché hai faticato, ma perché sei passata dal letto di chissà chi. Le volgarità che travolgono le donne sui social non hanno pari. Inizialmente rispondevo quasi a tutti. Poi ho iniziato a fare una selezione.

Agli insulti sessisti e volgari non rispondo più: li conservo e vedo se ci sono gli estremi per una querela e vado avanti. Se, invece, l’aggressione avviene, come spesso accade, sulla base di notizie false invece intervengo. Rispondo finché non ho annientato l’accusa. Prendendomi una valanga di insulti che un tempo mi avrebbero stroncata, ma ora mi danno solo voglia di andare avanti».

Tiziano Ferro: tolleranza zero

Il cantautore e produttore discografico Tiziano Ferro, invece, parla del «suo atteggiamento verso gli attacchi ricevuti in rete come di tolleranza zero. Io non do mai spazio agli hater, se devo dedicare cinque minuti a qualcuno lo faccio per chi mi sta mandando un bel messaggio, non per chi sta tentando di danneggiarmi o offendermi. Sono un sostenitore del blocco, del ban e della segnalazione: sono strumenti che esistono, utilizziamoli, non esiste una deontologia di fronte a quelli che vogliono soltanto farci del male». 

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