Nostalgia, romanticismo e comunicazione

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La Nostalgia è uno stato d’animo particolarmente creativo.

TI spinge inesorabilmente a guardare indietro mentre vivi un presente che in alcuni aspetti non ti piace, non ti rende appagato.

La Nostalgia spesso ti porta a sbagliare, ti fa vedere le soluzioni contemporanee come forzature, le delegittima e le rende deboli. Non ti aiuta a vedere il futuro come il risultato del presente.

Ti congela allo Ieri.

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Al tempo stesso ti stimola a capire cosa sia andato storto tra ciò che hai vissuto e ciò che la realtà ti presenta, quale pezzo nelle evoluzioni sia andato perso.

In questo periodo sono particolarmente nostalgico di uno sport che funzionava su eredità, retaggi e tradizioni.

Uno Sport per la Società e non della Società.

Non un riflesso ma un mondo parallelo nel quale, al netto di cattive esperienze, riuscivano a salvarsi tutti.

Uno Sport nella quale le Persone vivevano la realtà fisica e non quella virtuale.

Sono nostalgico del bruscolino allo stadio, della radio, della partita domenicale, del palazzo dello sport pieno, quello del confronto frontale, nostalgico del rumore dei grandi eventi vissuti dalle persone e non dalle tv.

Ne ho vissuto la trasformazione. E questo mi ha reso ancora più nostalgico.

Ho visto destrutturare le tradizioni, renderle deboli, fragili, nude.

Ho visto cambiare il verso delle priorità tra chi provava a far vivere lo sport tra le persone e chi, oggi, vuole cambiare il DNA dello sport, relegandolo su un divano ed una sedia.

Si, sono nostalgico del videogioco come premio e non come strumento.

Vivo con sofferenza la dipendenza economica che anche i processi educativi sportivi stanno soffrendo sovvertendo il piano dei rapporti tra educatori e educandi.

Allora sbuffo, scrivo, penso, mi muovo (continuamente), cerco soluzioni che forse non esistono.

Penso che ci sia un declino di approcci e di educazione allo Sport. Per lo Sport. Per tutti.

E più cresce la Nostalgia più credo che si possa tornare indietro e vivere il futuro.

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Restaurando. Foclori, Consuetudini, Leggende.

E mi accorgo che la Nostalgia viene sostituita dal Romanticismo, sentimento e movimento culturale guidato dall’azione, dal Noi e dall’Io. Dall’Insieme che sovverte l’egoismo o per essere ancora più preciso, l’egoismo del Noi che decentra l’Io.

Ritorno sulla strada della realtà e lascio la filosofia personale, che oltre ad essere scadente è anche poco preparata, e il plurale mi piace, mi rende vivo. Lo stare insieme, guardarsi, toccarsi, scambiarsi le reazioni, discutere, confrontarsi al limite dello scontro.

Mi rendo conto che sto descrivendo la natura dell’agonismo. Dove i 5 sensi non godono ma vivono la loro migliore esaltazione, non sono solo a loro agio, sguazzano nelle conseguenze che creano le loro reazioni.

L’Essenza dell’esperienza sportiva reale. La migliore educazione.

Qualsiasi essa sia, da protagonista o da spettatore.

Arriva il momento della riflessione.

E rifletto sulle esigenze dei tempi contemporanei in relazione alla Nostalgia ed al Romanticismo.

Sul come portarli in vita e renderli funzionali. E arriva il tempo della Comunicazione, del messaggio che non può più essere quello scritto decenni fa ma quello scritto con lettere attuali.

Contenuto vecchio ma con parole giovani e non il contrario. Educare attraverso le parole, educare anche attraverso nuovi strumenti. A fatica ma farlo.

Per guardare il passato come qualcosa non da recuperare ma da restaurare e far godere.

Il Passato ha bisogno delle luci giuste e le luci le da la Comunicazione, la promozione, il messaggio.

L’Abito che fa il monaco.

Comunicare a chi è anziano che aveva in parte ragione, all’adulto che deve fidarsi del passato, al giovane che non era poi tutto sbagliato. Per cosa? Per leggere il presente e cercare di cambiare la rotta e lasciare la deriva.

Forse, noi nostalgici, dovremmo trasformarci in romantici sovversivi che usano la ragione.

Dare allo Sport le giuste responsabilità, dargli spazio fisico, obbligarlo a volontà fino allo sfinimento culturale.

Non attraverso schermi o protocolli ma attraverso il movimento.


Tutto con un fine, uno scopo, non per portare un messaggio remoto di cose ben fatte ma un messaggio già usato per fare cose nuove diverse da oggi, con la base il vivere e non l’assistere, l’insieme e non l’Io.

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Redazione MusaNews
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