Manager vs leader: 2 spunti per diventare Leader nel Middle Management

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Manager vs leader: 2 spunti per diventare Leader nel Middle Management

Da diversi anni con il MazzuTeam entriamo in contatto con aziende che vogliono fare emergere il potenziale delle persone che le compongono.

Quando mi interfaccio con realtà molto grandi, spesso ritorna il problema del cosiddetto “Middle Management”, ovvero di quel ruolo manageriale che sta a metà strada tra i vertici dell’azienda e le basi dell‘organizzazione gerarchica.

In effetti questo ruolo ha diverse complessità che rendono particolarmente difficile svolgerlo correttamente. 

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Quando ti ritrovi ad occupare una posizione da “junior”, infatti, il tuo lavoro principale è quello di “fare il tuo mestiere”, cioè mettere in pratica ciò che hai imparato in università o per cui sei qualificato. Fai il tuo e stai tranquillo. A patto che tu lo faccia, bene…

Chi ricopre la posizione da “senior” ai vertici dell’azienda, invece, pensa di norma a cose molto differenti, come le strategie da adottare, il modo corretto di fare impresa, deve avere sempre presente quella che negli stati uniti chiamano “The Big Picture”, ovvero la totalità dello scenario.

Il gruppo intermedio, il Middle Management appunto, si trova in uno spazio scomodo, una sorta di limbo non sempre ben definito, nel quale le persone devono essere:

  • strategiche, ma non le più strategiche;
  • operative, ma senza sobbarcarsi i problemi di chi devono coordinare;
  • devono tradurre quello che succede ai vertici per farlo arrivare alla base della struttura, e viceversa…

Tra l’incudine e il martello verrebbe da dire…o tra l’incudine e l’incudine!

Proprio per via della complessità della situazione, una buona parte di errori avviene proprio qui, nel mezzo dell’organigramma aziendale.

Non a caso ho incontrato aziende dove c’è una leadership e una vision proposte dai vertici fantastiche, ma quando poi mi ritrovavo a parlare con chi non stava ai piani alti mi diceva: “Questo è il peggior posto in cui io abbia mai lavorato”. 

Quindi il punto su cui interrogarsi è: che cosa diavolo succede tra lì (in alto) e qui (in basso)? Voglio condividere con voi due spunti:

 

1. Essere bravi leader nel Middle Management

In azienda non si insegna al Middle Management come essere un Leader.

Questo per il motivo che ti dicevo prima: quando inizi a lavorare e ricopri un ruolo Junior, ti basta sapere cosa devi fare e farlo bene. 

E il giorno in cui ti promuovono? E magari diventi responsabile di un team?

Nessuno ti ha insegnato come ascoltare, sviluppare le tue capacità comunicative, come confrontarti in modo efficace con le persone che coordini, come dare e ricevere feedback: nessuno ti insegna la leadership. 

Non a caso, spesso, nelle aziende con cui lavoro è pieno di manager ma c’è scarsità di leader. E questo è un problema perché se uno fa una richiesta – che ne so – all’amministrativa, ma non sa come chiederla in maniera efficace, rischia di fare più casini che altro.

Quindi: primo problema iper frequente nelle aziende è che promuovi qualcuno a leader e ti aspetti che lui (o lei) sappiano cosa fare “in automatico”.

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Non è così: occorre formarli e supervisionarli. Invece, su questo aspetto c’è un vuoto totale, o comunque ci sono dei tentativi di training alla leadership minimi, che invece andrebbero abbondantemente rinforzati.

 

2. Sii il leader che vorresti avere

Un secondo aspetto è che incrocio spesso degli splendidi Middle Manager autodidatti: leggono libri, partecipano a conferenze, si guardano tutti i TED talks possibili e immaginabili, sono studiosi sulla leadership, hanno dei mentori,…

Cioè, questa è gente che ci prova per davvero a diventare professionisti adeguati al nuovo ruolo che ricoprono.

Tuttavia il problema qui è che questi manager, se ci parli a tu per tu, spesso si lamentano, perché ti dicono: “Io mi faccio un mazzo così per mettere al centro le persone e il loro sviluppo, poi scopro ciò che interessa ai piani alti sono solo i guadagni trimestrali…”.

Cosa fare in questi casi? Il mio consiglio a chi si trova in questa situazione, al netto del fatto che lasciare il lavoro è sempre un’opzione ma non è mai la migliore o la prima da prendere in considerazione, è quello di essere il leader che vorresti avere. 

In azienda come nella vita ci sono cose che non puoi controllare, e intestardirsi su di esse non ti porta da nessuna parte: preoccupati e occupati, invece, delle persone attorno a te, delle persone che sono al tuo fianco, di come farle crescere e trasformare nella migliore versione di loro stessi. 

Una volta ho lavorato con un piccolo gruppo di Middle Manager di una importante multinazionale e, dopo qualche mese di lavoro, questi ragazzi hanno iniziato a migliorare le loro performance.

L’ambiente di lavoro di questo reparto a noi affidato era diventato bello, piacevole, addirittura ambito. Quello che è accaduto, infatti, è che le persone di altri reparti aziendali hanno iniziato a chiedere di essere spostati per inserirsi all’interno di questo gruppo.

Il motivo? A pranzo magari si incontravano tra loro e parlando del più e del meno vedevano la felicità e la gioia del lavoro sul volto dei manager che avevano imparato a diventare buoni leader. 


 

Morale della favola, cari amici: se avete la possibilità di decidere il piano formativo aziendale, spingete sull’insegnamento delle soft skills e della leadership allargata. Non solo ai vertici, ma anche anche a tutto il Middle Management.

Se invece lavorate in una azienda ancora sorda a queste esigenze, non datevi per vinti e continuate a lavorare in modalità autodidatta per migliorarvi giorno dopo giorno. Concentratevi su quello che potete controllare e adoperatevi per essere voi il leader che vorreste avere. 

 

 

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– Se vuoi approfondire il tema del teambuilding, leggi anche questo articolo sul tema della leadership di contesto o di controllo.

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Redazione MusaNews
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