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La tavola come luogo di ritrovo e socialità, il pasto serale come rito quotidiano in cui si fa mente locale sulla giornata e ci si lascia andare alle aspettative per il futuro, ma anche – e soprattutto – come baluardo di un’integrazione spesso difficile, ma possibile e necessaria. Sono questi i temi da cui nascono il documentario e il progetto Atlante dell’ora di cena (Dinnertime Atlas), prodotto dal Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale (CIAC) di Parma, con la regia di Giovanna Poldi Allai e Andreina Garella. Un percorso tra status civili e quotidianità, tra desideri e routine, con il cibo e la cucina a fare da contrappunto a un coro di voci, in cui ciascuna si distingue per la singolarità della vicenda umana. Un racconto dell’accoglienza formale e informale sul territorio parmense e un tentativo di rispondere alla domanda: “nel cambiamento globale ogni città è un laboratorio che sperimenta nuove forme di convivenza. Come possiamo vivere tutti insieme?”.
L’Atlante dell’ora della cena: riflettere sull’inclusione
Kosovo, Ucraina, Nigeria, Albania sono alcuni dei 21 Paesi con cui si entra in contatto in questo itinerario che, pian piano, prende la forma di un vero e proprio atlante. Ogni persona è approdata a Parma dopo un lungo tragitto, segnato per alcuni dalle scelte di vita – chi ha deciso di lavorare nell’accoglienza e nella cooperazione – e per altri, purtroppo, da forze notevolmente più grandi e incontrastabili: conflitti, instabilità politica, povertà, cambiamenti climatici.
In un’atmosfera di crescente difficoltà e chiusura (le riprese del documentario sono iniziate a giugno 2018, quando l’insediamento del nuovo governo ha portato a una stretta sull’accoglienza, depotenziando lo SPRAR, il sistema di accoglienza pubblico), è sempre più urgente riflettere sulle soluzioni di convivenza. L’Atlante dell’ora di cena esplora situazioni diverse per ricostruire un ritratto fedele, autentico e toccante della sfida rappresentata dalle migrazioni. Attraverso alcuni dei progetti gestiti da CIAC sul territorio, da Rifugiati in Famiglia a Tandem, social housing che coinvolge i giovani, il documentario dipinge le relazioni interculturali tra vecchi e nuovi cittadini, in diversi contesti urbani e di piccoli paesi di pianura e montagna.
Quando il cibo diventa possibilità di incontro: i protagonisti dell’Atlante
Piatti di tutto il mondo, consumati durante 10 cene che ci fanno incontrare i 45 protagonisti del documentario. Storie che si intrecciano, racconti come quello di Afzaal, che in Pakistan faceva il giornalista, aveva una famiglia e una bella casa. Ora, in Italia, gli sembra di vivere l’esistenza di un altro, quasi non riesce a credere di aver dormito a terra in un parco pubblico: ne parla nelle inquadrature che lo ritraggono nella sua sistemazione parmense, nell’appartamento che divide con altre tre persone, tutti migranti. Accanto a lui, due commensali litigano bonariamente per un piatto di arachidi. Ma c’è anche chi non ha una casa, come Abdigni, somalo, che racconta l’instabilità e le guerre del suo paese passeggiando nel parco in cui consuma la sua cena, un panino, seduto sotto un albero.
Mohammad Alì, invece, di origine siriana, ha lavorato per anni in una farmacia comunale e dopo la pensione ha deciso di restare a vivere a Scurano, sull’appennino parmense. Dalla fine del 2018, con la sua esperienza e la sua voglia di mettersi continuamente in gioco, aiuta una famiglia siriana appena arrivata nel paesino. Mentre tutti insieme consumano il pasto, Mohammad racconta: “Queste spezie sono arrivate direttamente dalla Siria”. Il loro viaggio è cominciato insieme alla famiglia di richiedenti asilo, nella valigia di Alaa, il giovane padre. Da Damasco passando per Egitto, Libia, poi Crotone, l’Austria e Riace, sono arrivate a Scurano.
Dal documentario al web doc interattivo
Atlante dell’ora di cena è anche un webdoc interattivo, nel quale si possono approfondire le storie dei protagonisti, rivedere i momenti di intimità delle cene e scoprire curiosità su alcuni ingredienti utilizzati nella preparazione dei cibi. Ma soprattutto, per ogni cena troverete anche una ricetta, con ingredienti e procedimento, che potrete riprodurre e gustare. Il Pollo Yassa di Bemba, originario del Gambia, accolto dallo SPRAR, per esempio, la Fish pepper soup e la Owo soup nigeriane di Sandra, o ancora il Kabab iraniano di Nasser.
Fino al 23 aprile, Atlante dell’ora di cena è disponibile online, gratuitamente in streaming all’interno della rassegna Doc a casa dei Documentaristi dell’Emilia-Romagna. Il webdoc, invece, è sempre navigabile all’indirizzo dinnertimeatlas.com.
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