Jovanotti: “Non voglio cambiare pianeta”. La sua ricetta post-coronavirus

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Era partito verso il Sudamerica a gennaio per prendere le distanze da tutti dopo l’overdose di folla del Jova Beach Party, il tour del 2019. «Sono tornato alla fine di febbraio che dovevo stare distante dagli altri per legge: appena atterrato a Fiumicino, mi hanno puntato una specie di pistola per misurarmi la temperatura» racconta – in videoconferenza dalla sua casa di Cortona – Jovanotti, che da quel viaggio ha tratto il “docu-trip” (il copyright è suo) Non voglio cambiare pianeta: sedici puntate che saranno online dal 24 aprile su Raiplay, la piattaforma digitale della Rai.

Jovanotti in un momento di “Non voglio cambiare pianeta”.

Montagne russe di emozioni

«Lavorare alle 60 ore di girato, ridurlo in episodi di 13-15 minuti l’uno mi ha aiutato in queste giornate un po’ altalenanti del lockdown, montagne russe di emozioni e di umori» dice Lorenzo, che ha percorso pedalando 4000 chilometri in una quarantina di giorni, partendo dal Nord del Cile e arrivando a Buenos Aires, armato solo di un cellulare e di una GoPro («Una videocamera che pesa come mezza mela e sta in una mano. Mi teneva compagnia, le parlavo come fa Tom Hanks con il pallone in Castaway»). Solo a a metà è stato raggiunto per qualche giorno da un amico con cui aveva già attraversato sulle due ruote il Pakistan, prima del 2001: «Con lui ho affrontato l’attraversamento delle Ande, raggiungendo i 4000 metri con tutti gli inevitabili problemi di ossigenazione».

Jovanotti si autofilma in “Non voglio cambiare pianeta“.

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I miei genitori e il mappamondo

Partire per luoghi sconosciuti è da sempre il suo modo di ricarsi (­«Sarò stato influenzato dal mappamondo regalato dai miei genitori?» scherza). Anzi: qualcosa di più. «Viaggiare è far rimbalzare la nostra vita contro pareti inedite, che la restituiscono da prospettive sorprendenti. Importantissimo, in particolare quando la vita è anche il carburante, l’ispirazione per il proprio mestiere. Mi muovo in bici dagli anni Novanta e per i ciclisti la Panamericana (il sistema di strade che va dall’Alaska al Sud dell’Argentina, ndr) è leggendaria. Arrivare al deserto di Atacama, in Cile, ti toglie il fiato. E ti mette alla prova: è un posto estremo per il clima, il vento, la solitudine totale. Percorrere 200 chilometri al giorno,  pedalando per 10-12 ore mi ha regalato massima felicità».

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Jovanotti in “Non voglio cambiare pianeta”.

La gioia dei 53 anni

Al ritorno, ha mandato qualche foto a Gabriele Muccino, suo vecchio amico. «“Sei un pazzo, ti comporti come un ventenne” mi ha risposto. Ci ho pensato su un po’, poi ho concluso che no, non mi comporto da ventenne. Le avventure non possono esaurirsi nell’età della formazione, la formazione dura per sempre come ci insegna Picasso. A 53 anni non sarà lo stesso percorso iniziatico che era da giovane, ma l’esperienza assume un significato più ricco».

Impariamo la lezione

E aggiunge: «Questo itinerario per me è stata un’epifania di ispirazione, per chi vedrà Non voglio cambiare pianeta spero sia una specie di tutorial per la Fase2 del Coronavirus: un viaggio a distanza di sicurezza che però non inibisce la voglia di evolvere. Non possiamo perdere l’occasione di imparare qualcosa da questa esperienza collettiva. Fino a pochi mesi fa “virale” aveva un’accezione positiva, significava tanti clic. Oggi è qualcosa di pericoloso e questo ci deve far riflettere sul fatto che i clic possono esere negativi, l’informazione può avere una sua tossicità se non ben guidata. È un pianeta spettacolare il nostro: bello, tragico, magico, diverso, imprevedibile. Mi piace, lui non va cambiato. Sta a noi cambiare, senza retorica e senza ideologia, per poterlo abitare senza essere noi il problema».

 

Jovanotti in “Non voglio cambiare pianeta”.

Omaggio alla poesia

Il titolo del docu-trip, però, non è suo. «È un verso di Pablo Neruda. Ho voluto rendere omaggio ai poeti, da Primo Levi a Jorge Luis Borges, da Mariangela Gualtieri a Erri De Luca, da Jorge Carrera Andrade ad Antonio Machado. E a Luis Sepúlveda. La poesia è la mia grande amica di questi giorni di isolamento,  abbiamo deciso di chiudere ogni puntata con una poesia letta al cellulare, scelta in modo istintivo, seguendo la logica del viaggio dis-organizzato».

Jovanotti in “non voglio cambiare pianeta”.

La musica, “superfluo necessario”

Jovanotti si rivoge in maniera particolare ai giovani. «Ai ragazzi dico: leggete e viaggiate, procuratevi gli strumenti per affrontare il mondo. Si viaggia pure con un film, con la musica, quel “superfluo necessario” he appartiene all’anima, allo spirito… Non accettate mai la realtà come ve la racconta qualcuno, fatevi una vostra idea. Il programma va online alla vigilia del 25 aprile, forse una coincidenza o forse le coincidenze non esistono, come sostengono i “new age”… Ecco, la festa della liberazione, non della libertà: la liberazione implica azione, anelito verso la libertà. Festeggiamo l’azione». Oggi è anche l’Earth Day, la giornata mondiale della Terra… «Un’altra (non) coincidenza: io – che pure sono nato in Vaticano (il padre faceva parte del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, ndr) e che ho quell’imprinting stampato nelle cellule e sempre lì torno – proprio viaggiando ho capito che la Natura è la cosa più sovrannaturale che ci sia. Natura, etimologicamente, è contrazione di “nascitura”…».

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