Il valore della perseveranza nel cambiamento: la storia del bambù cinese

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Si dice che in Cina esista una varietà di Bambù del tutto particolare. 

Come diverse altre piante, tutto incomincia con un seme. Il contadino prepara la terra, poi pianta i semi nel terreno e incomincia ad innaffiarlo e a curarlo. E aspetta…

Il Bambù, come tutte le piante ha bisogno di sole, nutrizione, acqua, devozione e cure. Quindi il contadino annaffia il terreno, rimuove le erbacce ed usa i fertilizzanti. E aspetta…


Il primo anno di lavoro sul campo passa, ma non succede niente, nemmeno uno stelo che si degni di spuntare dal terreno.

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Incomincia il secondo anno. Il contadino annaffia il terreno, rimuove le erbacce e usa i fertilizzanti. É ansioso di vedere le piante di bambù alte, snelle e resistenti per garantire il meritato benessere economico alla sua famiglia. Niente: anche il secondo anno non cresce nulla.

Incomincia il terzo anno. Oramai il contadino ha investito tantissimo tempo e molta fatica e ha impegnato il denaro nella sua impresa di coltivazione del Bambù. Ma nulla ancora.

Il quarto allora? Proprio no.

Soltanto durante il quinto anno spunta dalla terra la cima del primo stelo, ma a questo punto cresce a un ritmo di dodici metri all’anno: un recupero veramente spettacolare. 

Ora la domanda è: la pianta è veramente cresciuta in 12 mesi?

Ovviamente no: è solo quello che vediamo sulla superficie.

Per ben 5 anni il bambù si è sviluppato nel segreto del suolo: prodigiose radici si stavano preparando per permettere allo stelo di fare la sua entrata in pompa magna.

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Il bambù cinese ci mostra che non è detto che poiché non vediamo nulla, nulla accada. 

Questo vale sia per le cose positive, come la crescita di una nuova vita, sia per quelle negative, come quando una persona fuma per anni senza apparentemente sentirne le conseguenze, e poi all’improvviso si ammala.

La storia del bambù mi piace perché ci rivela che alcuni cambiamenti bruschi o magari istantanei possono essere il risultato di una lenta evoluzione che non riusciamo a percepire, ma c’è.

Pensiamo all’istruzione, e a come alcuni bambini avanzino in modo costante e regolare, mentre altri sembrino impantanarsi e restare indietro. Tuttavia fra loro vi sono dei “bambini bambù” che, giunti a uno stadio impercettibile di sviluppo interiore, poi fanno passi da giganti recuperando il ritardo e magari anche superando i loro compagni.

E la stessa dinamica la vediamo in psicoterapia, o se parliamo di sviluppo personale o spirituale. 

Cioè non avviene il processo delle conoscenze intellettuali, che acquisisci in modo più o meno lineare mano mano che accumuli e memorizzi informazioni. I cambiamenti che colpiscono la nostra psiche, l’anima e lo spirito avvengono in prevalenza alla maniera del bambù, per cui all’improvviso accediamo a un nuovo livello di coscienza e difficilmente si tornerà poi indietro.

Al di là del principio del bambù cinese, quello che dobbiamo sapere è che nulla di quello che facciamo va perduto. Ogni sforzo presto o tardi produce un risultato, anche se nella maggior parte dei casi non è possibile sapere in anticipo quando ciò accadrà.

In un’epoca in cui regna il culto dell’immediatezza a tutti i costi, del “tutto e subito senza sforzi”, la storia del bambù cinese ci ricorda il valore della perseveranza, del lavoro a lungo termine, del rifiuto a rassegnarsi.

 

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