Il suono dolce dei ricordi

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Il suono dolce dei ricordi
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Il suono dolce dei ricordi può venire fuori anche sfogliando i quotidiani, dove ci si può imbattere in interviste che, trattando temi più leggeri, come quello dei ricordi appunto, ti inducono a fare riflessioni anch’esse più leggere e spensierate. 

Al 27 febbraio scorso risale un’interessante intervista dello storico critico musicale Mario Luzzato Fegiz sul Corriere della Sera, a Dori Ghezzi.

Cantante di successo negli anni 60’ e 70’, Dori Ghezzi ha vissuto per venticinque anni accanto a Fabrizio De André, di cui è stata moglie, compagna, musa e madre di Luvi, abbreviazione di Luisa Vittoria, la figlia nata dall’unione con Faber.

Dori Ghezzi. Gli esordi e gli incontri

Dori Ghezzi nasce a Lentate sul Seveso il 30 marzo 1946. “A 18 anni mi trovo a lavorare per una piccola etichetta discografica. Fondamentali gli incontri.

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Grazie all’editrice Christine Leroux faccio amicizia con un giovanissimo enigmatico Lucio Battisti che ancora non cantava limitandosi a regalare perle ad altri artisti.

Alberto Testa mi presenta una spericolata teenager, alta un metro e ottanta, Fiorella Mannoia che faceva la cascatrice controfigura nelle scene pericolose.

Era una stuntwoman. Ricordo una ragazza tutta sola seduta al pianoforte a cantare.

Si presentò come Mimì Berté. L’abbiamo poi tutti amata come Mia Martini. Così è stato per Loredana e Renato Zero”.


Incontro con Fabrizio De André

Risale a un premio nell’estate del ‘69 a Genova chiamato “Caravella d’Oro”. Lui veniva premiato per l’album “Tutti morimmo a stento”, io per il “Casatschok”. Nel marzo 1974, il destino si stanca di aspettare.

Decide di farci rincontrare negli studi di registrazione della Ricordi di via Barletta. Mi invita nel suo studio per farmi ascoltare “Valzer per un amore”, che conteneva un messaggio preciso: cogli l’attimo…”. 

Il sequestro. Anno 1979

Una grande esperienza di vita. Ci ha aiutati la nostra intesa profonda. In ogni esperienza c’è un lato positivo. E noi lo sapevamo cogliere. A volte il dramma si tingeva di ironia.

Uno dei nostri “custodi” confidò a Fabrizio che, sì, apprezzava le sue canzoni ma preferiva Guccini. La risposta non si fece attendere: “Belin, perché non avete sequestrato lui?”.

De André e Guccini

De Andrè e Guccini

Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini sono sicuramente i due massimi rappresentanti della canzone d’autore italiana. Due artisti dotati di un formidabile talento a giocare con le parole, a cercarle con maniacale cura (De André) o a trovarle con straordinaria naturalezza (Guccini).

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Parole per costruire storie, racconti, che hanno portato, entrambi, ad avere ampio spazio all’interno delle antologie di letteratura italiana, dove sono riportati i testi di alcune loro canzoni. Ma erano profondamente diversi. Diversi nello stile e nei contenuti, diverse erano le loro passioni letterarie che facevano da sfondo alla loro personalissima modalità di scrittura. 

Poeti e cantautori francesi dietro lo stile di De André, la letteratura americana e non solo, alle spalle di Guccini. Entrambi, però, amavano la chiarezza, senza giri di parole o oscure metafore. Sempre chiari, diretti e sempre meravigliosamente belli da leggere ed ascoltare.

Il sogno mai realizzato di Dori

 “Col senno di poi penso che sarebbe stato bello un disco di Fabrizio con Lucio Battisti. Uno pensa che ci sarà ancora tempo per fare le cose. E invece Fabrizio e Lucio se ne sono andati troppo presto, a distanza di solo tre mesi”.

Il suono dolce dei ricordi Battisti

De Andrè e Battisti

Se anche in ambito artistico valesse il detto che “gli opposti si attraggono”, probabilmente il duo De Andrè –  Battisti sarebbe diventato un fenomeno musicale mondiale. Nel panorama della canzone d’autore italiana, non possiamo immaginare due artisti più lontani, ideologicamente, ma non solo.

Entrambi, però, erano straordinari nelle loro unicità. Da una parte, Lucio Battisti, musicista sopraffino, incontentabile, mai completamente soddisfatto, sempre alla ricerca della perfezione attraverso le sette note. Dall’altra parte, Fabrizio De André, lettore insaziabile, mai completamente soddisfatto, sempre alla ricerca della perfezione attraverso la parola

Sarebbero andati d’accordo fino alla fine? De Andrè avrebbe accettato tutte le giravolte innovative dal punto di vista musicale di Battisti? E Battisti avrebbe cantato, senza battere ciglio, canzoni che avrebbero parlato di rifiuto per ogni guerra, di transessuali e degli ultimi? Non sappiamo rispondere.

Dori Ghezzi ha parlato di un sogno irrealizzato per la prematura scomparsa di entrambi gli artisti. Ma sognare, soprattutto di questi tempi, è quasi un obbligo ed allora, tutti noi sognatori, continuiamo a sognare l’impossibilità di una nascita di un Duo che, musicalmente, ci avrebbe mandato fuori di testa.

“Fabrizio De André disse di no a Dylan che voleva suonare con lui”

Fabrizio rifiutò perché non si sentiva pronto. La nostra adorata amica Fernanda Pivano, conoscendo entrambi i soggetti, una sera, sorniona, gli disse: “Dimmi la verità Fabrizio, non volevi che Dori incontrasse Dylan?”.

Il suono dolce dei ricordi bob dylan

De Andrè e Dylan

Sarebbe stato interessante ascoltare il giudizio di Fabrizio De André riguardo al Premio Nobel per la Letteratura assegnato a Bob Dylan.Il cantautore genovese così commentava la notizia, nel 1996, della prima candidatura al premio del cantautore americano: “Che bello! È una cosa importantissima… e sarebbe anche ora che la canzone venisse considerata fonte di letteratura, mezzo per esprimersi anche letterario, e d’altronde la poesia nasce cantata”. 

Fabrizio De André fu da molti considerato il Dylanitaliano, salvo che da Fernanda Pivano, che preferiva considerare Dylan “il De André americano”. “Noi non possiamo più sentirci dire cose come “Fratelli d’Italia, con l’elmo di Scipio…”; possiamo sentir dire “Sparagli, Piero, sparagli adesso”…, possiamo sentire queste meravigliose rime di Fabrizio, e anche di Dylan, che sono rime allo stato puro, con delle assonanze, a volte, che sono ancora più patetiche e più emozionanti che delle vere e proprie rime”. (Fernanda Pivano)


Fabrizio De André ha tradotto e cantato due canzoni di Bob Dylan: “Avventura a Durango”, tratto da “Romance in Durango” e “Via della povertà”, in collaborazione con Francesco De Gregori, tratta da “Desolation Row”.

Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, enormi talenti italiani, con un comune denominatore chiamato Bob Dylan. Un grazie particolare a Dori Ghezzi per il suo impegno nei confronti della Memoria permanente, del suo Faber e della Grande Musica Italiana.

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