Si è arrivati a considerare il matrimonio gay uguale davanti alla legge. Ma non si può ancora dire di aver abbattuto del tutto il muro di pregiudizi che, ancora oggi, in tante parti del mondo rimane alzato nei confronti dell’omosessualità.
Ci ha provato con un gesto eclatante l’ex Presidente degli Stati Uniti Barak Obama quando, lo scorso 22 novembre 2016, ha scelto di insignire l’attrice comica e conduttrice televisiva Ellen De Generes della “medaglia della libertà”, onorificenza conferita a coloro che hanno dato un contributo meritorio speciale per la sicurezza o per gli interessi nazionali degli Stati Uniti, per la pace nel mondo, per la cultura o per altra significativa iniziativa pubblica o privata. Il merito di Ellen? Quello di aver dichiarato pubblicamente, nel lontano 1997, all’apice del suo successo, di essere lesbica, con tutte le conseguenze che questa scelta comportò per lei, specialmente da un punto di vista professionale.
Ogni anno la Pride Parade, una speciale parata che include eventi e sfilate per le strade delle principali città internazionali, lo mette in evidenza. Ribadendo la necessità di difendere il diritto di essere se stessi e di superare preconcetti e schemi mentali che impediscono a tante persone della comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) di esprimere il proprio orientamento sessuale senza temere ripercussioni di carattere personale, sociale o professionale.
Da New York a Toronto, da Dublino a Madrid fino a Milano, nel weekend del 24 e 25 giugno 2017 migliaia di gay, lesbiche, bisessuali e transgender sono scesi “on the road” per affermare il diritto di potersi sentire persone e coppie “normali” e come tali essere considerate.
A sfilare, al loro fianco, anche tantissimi etero, single e in coppia. Mentre sui social non è mancato il sostegno delle celeb al Pride Month: dalla popstar Madonna a Miley Cyrus, da Kelly Osbourne a Mariah Carey, da Demi Lovato a Bella Thorne. Tutte con il medesimo messaggio “happypride-oriented”: mai smettere di lottare per l’uguaglianza e la giustizia!
Del resto, nonostante gli enormi passi avanti compiuti negli ultimi decenni sotto il profilo scientifico, tecnologico e culturale, per buona parte della gente comune l’omosessualità resta ancora un misterioso tabù. Una condizione da guardare ancora con sospetto, reticenza, distacco, qualcosa che non è corretto “esibire”. Perché ciò che ancora si fatica a capire (e di conseguenza accettare) è come sia davvero possibile l’amore fra due persone dello stesso sesso.
Senza comprendere, in realtà, il senso stesso dell’amore, che nella sua espressione massima non ha nulla a che vedere con il corpo e il sesso, ma tantissimo a che fare con l’anima.
“La sola anormalità è l’incapacità di amare”, ripeteva la scrittrice statunitense Anaïs Nin. E aveva ragione. Perché chi sa davvero usare il proprio cuore, sa anche che l’amore, quello vero, è sempre gender free.
L’articolo #HappyPride e il senso dell’amore sembra essere il primo su Vogue Italia.