Si celebra oggi, 11 febbraio, la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza. Una ricorrenza voluta e introdotta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a partire dal 2015 per celebrare tutte le donne che hanno dedicato la propria vita alla ricerca e incentivarne altre a cimentarsi in questo settore di appannaggio tradizionalmente maschile.
Il divario di genere nelle materie STEM
Questa giornata ci ricorda, inoltre, che sulle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) grava tutt’ora un enorme divario di genere. Lo evidenzia anche “Woman in Science”, un rapporto condotto dall’Unesco nel 2018 che ci restituisce un’immagine non proprio rosea della condizione della donna in laboratorio. Soltanto il 28,8 % di loro, infatti, riesce a conquistarsi un posto nell’ambito scientifico, dominato da un’oligarchia di uomini.
Inoltre, nel 2019, il progetto “Respect-Stop Violence Against Women”, realizzato dal Censis in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha rilevato che l’adesione femminile a corsi di studio relativi all’Informatica e alle Tecnologie si attesta intorno al 13 %, mentre, nel caso di ingegneria industriale e dell’informazione, subisce un lieve aumento, raggiungendo il 22 %. Cifre insignificanti se consideriamo che le studentesse che optano per una formazione nell’ambito dell’insegnamento sono il 91,8 % del totale e in quello linguistico e psicologico, rispettivamente, l’81,6 % e il 77,6 %. Dunque, non c’è da stupirsi che, a ora, siano soltanto 20 le donne insignite del Premio Nobel per la Scienza. 20 premi su 600 totali.
Questi numeri non fanno altro che confermare la necessità e l’importanza di una giornata come questa, pensata per ricordarci che, presa consapevolezza del problema, bisogna agire nell’immediato per arginarlo. A sostenerlo è soprattutto Elena Bonetti, ex Ministro per le politiche per la famiglia, che, nell’asserire quanto il contributo delle donne nella scienza sia fondamentale, rivolge un caldo invito alle autorità in particolare e alla società in generale: “Continuiamo a promuovere e incentivare le giovani donne a intraprendere percorsi di formazione nelle materie Stem. Il futuro chiede il loro coraggio, la loro intelligenza, la loro creatività”.
Le scienziate italiane di ieri e di oggi: non esiste distinzione di genere se si parla di ingegno
Vi forniamo, a seguire, esempi che vanno contro tendenza rispetto al gender gap nel mondo scientifico e che ci vengono forniti proprio dal nostro Belpaese. Esempi che ci restituiscono la speranza e ci ispirano ad andare oltre le convenzioni, abbattendo le barriere virtuali che ci impediscono di avere fiducia in noi stesse se cimentate in settori diversi da quelli che ci hanno fatto credere essere di nostra competenza.
Rita Levi Montalcini, prima donna ad accedere alla Pontificia Accademia delle Scienze e Premio Nobel per la Medicina nel 1986.
Margherita Hack, astrofisica e prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, insignita della Medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e della cultura per il suo impegno a favore della ricerca e dei diritti civili.
Samantha Cristoforetti, laureata in ingegneria meccanica, è la prima astronauta donna di nazionalità italiana a effettuare un volo spaziale, durante il quale stabilisce il record europeo e il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo, ben 199 giorni.
Fabiola Gianotti, fisica italiana al suo secondo mandato alla direzione generale del Cern di Ginevra, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. È la prima volta nella storia dell’istituto che la medesima persona viene riconfermata in veste di direttore.
Maria Rosaria Capobianchi, Concetta Castilletti e Francesca Colavita, le tre scienziate che, domenica 2 febbraio, sono state in grado di isolare il Coronavirus nel laboratorio di Virologia dell’istituto nazionale Malattie Infettive presso l’ospedale Spallanzani di Roma.
Fonte articolo: Alfemminile