Audrey Hepburn, Ixelles, 1929 -1993
I° Parte
Aveva gli stessi occhi del suo cerbiatto di nome Ip, che teneva nella sua casa come animale domestico. Audrey Hepburn era lo stile, l’eleganza, il buon gusto e la gentilezza nei modi, miscelati ed inseriti all’interno di un fisico esile ma in grado di rendere elegante qualsiasi gesto. L’aver appreso, giovanissima, l’arte della danza, aveva conferito alle sue movenze un’aura d’incomparabile leggiadria.
Con il suo tubino di Hubert de Givenchy ha fatto la storia del cinema, della moda e del costume. Tante attrici hanno provato ad indossare quei capi, nessuna riusciva a creare quell’incanto visivo che soltanto l’eterea e quasi spirituale figura di Audrey Hepburn poteva garantire, semplicemente perché nessuna era Audrey Hepburn.
A quasi trent’anni dalla sua scomparsa rimane un’indimenticata ed indimenticabile icona del cinema. Le giovani generazioni, soprattutto femminili, ancora trovano in lei un punto di riferimento, una stella polare da seguire ciecamente. Quando si vuol provare a comprendere cosa sia l’eleganza in termini assoluti, la ricerca deve essere orientata in una sola direzione, che conduce inevitabilmente a Audrey Hepburn.
Anche negli anni successivi alla sua scomparsa la figura e l’immagine di Audrey Hepburn sono rimaste vive nella memoria di tutti. In ogni angolo del mondo, ogni pretesto poteva essere valido per mostrare il sorriso disarmante dell’attrice. Quel volto e quel sorriso regalavano serenità, trasmettevano una normale umanità, nonostante fossero il volto ed il sorriso di una delle più grandi attrici della storia del cinema.
Uno dei film più belli e famosi dell’infinita tradizione Disney è stato “La Bella e la Bestia”, anno 1991. Quando i disegnatori iniziarono a pensare quali sembianze dovesse avere il volto della protagonista Belle, secondo voi quale volto presero a modello? Esattamente, quello di Audrey Hepburn. Un’altra maniera, qualora ve ne fosse stato bisogno, di renderla immortale anche per le generazioni più giovani.
Audrey Hepburn. Biografia
Nacque il 4 maggio 1929 a Ixelles, sobborgo di Bruxelles come Audrey Kathleen Ruston, da padre inglese, Joseph Anthony Ruston e dalla sua seconda moglie, la baronessa Ella van Heemstra, appartenente all’aristocrazia olandese. Solo dopo qualche anno il padre di Audrey aggiunse il cognome Hepburn che era quello della nonna materna, a quello della famiglia, trasformandolo in Hepburn-Ruston. Nel 1939, dopo il divorzio dei suoi genitori, la famiglia di Audrey si trasferì nella città olandese di Arnhem, sperando di aver trovato un luogo più sicuro dagli attacchi nazisti.
Durante la terribile carestia dell’inverno 1944, i nazisti confiscarono le limitate riserve di cibo e carburante della popolazione olandese. Senza riscaldamento nelle case o cibo da mangiare, la popolazione moriva di freddo o di fame. A causa della malnutrizione, la Hepburn cominciò ad accusare problemi di salute e le gravi conseguenze di quel difficilissimo periodo si risentiranno negli anni successivi. Quando inizierà la sua avventura come ambasciatrice Unicef ricorderà a tutti questa sua tragica esperienza. Dopo tre anni trascorsi ad Amsterdam, dove continuò i suoi studi di danza, Audrey Hepburn si trasferì a Londra nel 1948. Nella capitale inglese prese lezioni da Marie Rambert. La Rambert le disse chiaramente che a causa della sua altezza, circa 1 metro e 67, e della malnutrizione sofferta durante la guerra, non aveva che poche possibilità di diventare una prima ballerina. Fu in quel momento che la Hepburn decise di tentare la carriera di attrice.
Vacanze romane
E’ il 1952 quando la Hepburn si sottopose a un provino per il nuovo film del regista statunitense William Wyler, “Vacanze romane “. La Paramount Pictures voleva l’attrice inglese Elizabeth Taylor per il ruolo della protagonista ma, dopo aver visionato il provino della Hepburn, Wyler dichiarò: “All’inizio, recitò la scena del copione, poi si sentì qualcuno gridare “Taglia!”, ma le riprese in realtà continuarono. Lei si alzò dal letto e chiese, “Com’era? Sono andata bene?”. Si accorse che tutti erano silenziosi e che le luci erano ancora accese. Improvvisamente, si rese conto che la cinepresa stava ancora girando… Aveva tutto quello che stavo cercando, fascino, innocenza e talento. Era assolutamente incantevole, e ci dicemmo, “È lei!“.
Le riprese iniziarono nell’estate del 1952. Dopo due settimane dall’inizio della lavorazione Gregory Peck, che interpretava il ruolo maschile principale, chiamò il suo agente chiedendo che, nei titoli, il nome della Hepburn fosse messo in risalto quanto il suo perché: “Sono abbastanza intelligente da capire che questa ragazza vincerà l’Oscar nel suo primo film e sembrerò uno sciocco se il suo nome non è in cima, insieme al mio“.
La Hepburn vinse davvero l’Oscar come migliore attrice protagonista nel 1954. In quell’occasione l’attrice indossò un abito bianco a fiori, che sarà giudicato in seguito come uno dei più belli ed eleganti di tutti i tempi.
Sabrina
Dopo la straordinario successo di “Vacanze romane“, fu chiamata a interpretare il ruolo della protagonista femminile nel film di Billy Wilder, “Sabrina“, accanto a Humphrey Bogart e William Holden. Lo stilista francese Givenchy fu scelto per occuparsi del guardaroba della Hepburn. I due strinsero da allora un’amicizia e un sodalizio professionale che sarebbero durati tutta la vita. Per “Sabrina “, la Hepburn ricevette nuovamente una nomination all‘Oscar alla migliore attrice, ma il premio andò a Grace Kelly. Il film ricevette un Oscar per i migliori costumi e lanciò la Hepburn nell’Olimpo delle star hollywoodiane.
Cenerentola a Parigi
Verso la seconda metà degli anni cinquanta, Audrey Hepburn era diventata una delle più grandi attrici di Hollywood e un’icona dello stile: nel 1955 la giuria dei Golden Globe le assegna il prestigioso Henrietta Award alla migliore attrice del cinema mondiale. “Cenerentola a Parigi “, girato nel 1957, fu uno dei film preferiti della Hepburn, anche perché le offrì l’occasione, dopo tanti anni passati a studiare danza, di ballare insieme con Fred Astaire. “La storia di una monaca” del 1959 vide l’attrice affrontare una delle sue interpretazioni più difficili. Films in Review scrisse: “la sua interpretazione chiuderà la bocca per sempre a quelli che pensavano a lei più come a un simbolo di una donna sofisticata che come a un’attrice. La sua interpretazione della Sorella Luke è una delle migliori mai viste sul grande schermo”.
Colazione da Tiffany
Il personaggio di Holly Golightly, da lei impersonato nel film “Colazione da Tiffany “, diretto da Blake Edwards nel 1961, venne considerato come una delle figure più incisive e rappresentative del Cinema statunitense del XX secolo. L’interpretazione fece guadagnare all’attrice un’altra nomination all’Oscar, poi vinto da Sophia Loren per il film “La Ciociara” e il secondo David di Donatello per la migliore attrice straniera. Intervistata a proposito di un personaggio così insolito per lei, la Hepburn disse: “sono un’introversa. Interpretare una ragazza estroversa è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto“.
Sciarada
Nel 1963 la Hepburn recitò in “Sciarada “, diretto da Stanley Donen. Nel film l’attrice affianca Cary Grant che aveva precedentemente rifiutato di recitare in “Vacanze romane” e “Sabrina “. Fu la prima e ultima volta che i due lavorarono insieme in un film. L’anno successivo, tuttavia, Cary Grant dichiarò scherzosamente: “L’unico regalo che desidero per Natale è un altro film con Audrey Hepburn!“.
My Fair Lady
Nel 1964 fu impegnata in uno dei suoi ruoli più famosi, quello di Eliza Doolittle nel film musicale “My Fair Lady “. Venne scelta al posto dell’allora poco conosciuta Julie Andrews, che aveva interpretato il ruolo di Eliza a Broadway. Inizialmente la Hepburn rifiutò il ruolo e chiese che fosse assegnato alla Andrews, ma quando le dissero che la parte, in alternativa, sarebbe andata a Elizabeth Taylor e non alla Andrews, decise di accettare. Per il musical l’attrice ottenne una nuova candidatura al Golden Globe e vinse il terzo David di Donatello. Non avendo cantato nel film non poté quindi ottenere la candidatura all‘Oscar come migliore attrice protagonista che venne infine attribuito proprio a Julie Andrews per la sua interpretazione in “Mary Poppins“.
“Come rubare un milione di dollari e vivere felici” del 1966, fu uno degli ultimi film di Wyler e il terzo e ultimo in cui l’attrice lavorò con il regista che l’aveva diretta nel 1953 nel suo primo ruolo da protagonista in “Vacanze romane “. Dal 1967 in poi lavorò in maniera molto sporadica. Divorzia da Ferrer e sposa uno psichiatra italiano, Andrea Dotti, con il quale aveva avuto il suo secondo figlio, Luca. La Hepburn decise di diminuire ulteriormente i suoi impegni di lavoro e di dedicarsi quasi a tempo pieno alla sua famiglia. Le ultime sue esperienze come attrice non ottennero molto successo, ma ormai la mente della Hepburn volava altrove, sempre più in alto. Per lei esistevano soltanto la sua famiglia e l’altra sua famiglia…l’Unicef.
Audrey Hepburn. La morte
Nel 1992, tornata dal lungo viaggio in Somalia a scopo benefico, la Hepburn accusò forti dolori allo stomaco. Dopo essere stata visitata da un medico svizzero, in ottobre, volò a Los Angeles per consultare specialisti più esperti. I dottori che la visitarono scoprirono l’esistenza di un cancro sviluppatosi lentamente, nel corso di anni, all’intero colon e fu operata a novembre. Un mese più tardi dovette essere operata una seconda volta a causa di nuove complicazioni e i medici giunsero alla conclusione che il cancro era ormai troppo esteso per essere curato. Audrey Hepburn morì nel sonno la sera del 20 gennaio 1993 a Tolochenaz, nel Canton Vaud, Svizzera, dove fu sepolta. Aveva 63 anni. Alle esequie, oltre ai figli e a Wolders, erano presenti gli ex-mariti Mel Ferrer e Andrea Dotti, il grande amico Hubert de Givenchy, rappresentanti dell’UNICEF e gli attori e amici Alain Delon e Roger Moore
Articolo di Stefano Vori