Dua Lipa: «Sono una femmina Alfa»

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A 25 anni ci si può già lasciar andare alla nostalgia. Mentre i boomer e la generazione X si dovevano affidare esclusivamente alla propria memoria, per i millennial l’accesso immediato ai propri ricordi collettivi e personali – con Google tutto è a distanza di un clic – è un porto sicuro. «Io ho nostalgia dei tamagotchi: ci giocavo moltissimo. E poi anche delle barrette Kinder, quelle con la foto del bambino sulla confezione». Capello bicolore (bionda ma le tempie sono nere), giacca in pelle nera e pochette gioiello, Dua Lipa è la popstar del momento.

La voglia di ballare

Classe 1995, un album di debutto che ha venduto oltre quattro milioni di copie e una serie di hit che l’hanno portata ad essere l’artista femminile più giovane ad avere superato 1 miliardo di visualizzazioni su YouTube, torna con il suo secondo lavoro intitolato Future Nostalgia (che porterà dal vivo, emergenza Coronavirus permettendo, in un tour europeo che dovrebbe da Milano al Forum, sold out da mesi).

«Questo album mantiene la promessa del titolo» racconta. «È un misto di due mondi, prende cose che mi hanno influenzato durante la crescita e ne crea una versione moderna. C’è tanto degli anni Ottanta e della disco, di quel momento della storia della musica in cui il ritmo e la voglia di ballare hanno significato molto».

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Il futuro secondo Dua Lipa

Il futuro, invece, come te lo immagini?
Forse lentamente, ma il mondo sta cambiando. Quando le persone si immaginavano il 2020, probabilmente pensavano ad astronavi volanti o cose simili… Chissà quindi cosa vedremo noi tra vent’anni. Immagino che ci saranno meno persone al lavoro in un negozio e che verremo sostituiti dai robot.
Anche nella musica? Ci sono già i primi esperimenti di canzoni create da un’intelligenza artificiale… I computer saranno le nuove popstar?
Potrebbe anche accadere… Però credo che alla gente piaccia ancora avere qualcuno che è reale, qualcuno con un’intelligenza speciale, non artificiale.

Dua Lipa

Dua Lipa

Non è mai abbastanza

Se fossi una scienziata cosa vorresti regalare all’umanità?
Il poter viaggiare nel tempo, nel senso di poterlo fermare per godersi il momento. Oppure il teletrasporto: trasferirsi immediatamente semplificherebbe moltissimo il mio lavoro e la mia vita.
Futuro e nostalgia, domani e ieri. È un modo per fuggire da un presente che fa paura?
Ho paura dell’odio. Non ricordo di aver mai avvertito l’odio su di me prima di diventare famosa. Da quando la mia carriera ha iniziato a crescere, invece, sento che tutto quello che faccio è sotto esame da parte del pubblico. È come se la gente volesse bloccare la tua crescita. Ti dicono come dovresti apparire, cosa dovresti fare, ti chiedono il perché del taglio di capelli… Si vive nel terrore di non fare mai abbastanza. Oggi tutti odiano qualcosa o qualcuno: il web è pieno di hater. Ma non puoi prendertela per ogni minuzia. La mia musica vuole parlare di divertimento: il pop deve essere divertente.

Mood Anni ’80

A un certo punto del video di Physical, il nuovo singolo che cita Olivia Newton-John e la grafica di Flashdance, due icone anni ’80, diventi un cartone animato, stile anime giapponese. Qual era il tuo preferito?
Volevo sempre rivedere Hercules o i Muppets. Ma la mia eroina preferita era Mulan.

Ti piaceva perché era moderna, non la classica principessa in attesa del principe azzurro che la salvi?
Da bambina non ci pensavo, li guardavo e basta. Però è vero che in Hercules c’è questa vecchia idea della “damigella in pericolo”, mentre Mulan rompe con le barriere di genere.
Nel testo del brano che dà il titolo all’album ti definisci “femmina alfa”. Ti sei sempre sentita così?
Sono una che ha dovuto combattere per le proprie convinzioni e i propri sogni. L’ho preso dalla mia famiglia. «Lavora duro» mi hanno sempre ripetuto i miei genitori. Così ho imparato a mettere via le paure e a combattere. Però c’è voluto del tempo, perché le donne devono lavorare di più di qualsiasi uomo in molti settori. 


«Non mollare mai»

Hai avuto dei modelli alfa cui ispirarti?
Ho sempre guardato a quello che hanno fatto i miei idoli musicali che erano Pink, Nelly Furtado e Alicia Keys: non mollare mai e vedrai che il successo arriva.
Nei testi di queste nuove canzoni parli in maniera molto libera di sesso: è ancora un tabù per le ragazze?
Noi siamo il futuro. E conquisteremo il mondo. Credo che ogni donna debba avere la possibilità di fare quello che vuole con il corpo e con la mente. Penso che se uno non è femminista allora sia sessista. E lo dico sia per gli uomini sia per le donne.

Femminismo per Millennial

Cosa significa la parola femminismo per una millennial come te?
La mia idea di femminismo è quella di chiedere l’uguaglianza, è volere che le donne siano trattate allo stesso modo e abbiano le stesse opportunità degli uomini. È una cosa che va insegnata alle nuove generazioni. E io uso i miei mezzi per farmi sentire.
Il tema della violenza sulle donne è attuale… Che ne pensi?
A parte il fatto che sia terribile? Penso che le leggi debbano essere applicate anche se spesso sono in ritardo rispetto alla società. C’è molta violenza contro le donne e si dovrebbero adottare molte precauzioni per proteggerle all’interno della famiglia, del matrimonio, di una relazione… Gran parte della violenza viene da quello che vedi da bambino, quindi è importante un’educazione corretta nelle scuole e fornire sistemi di supporto per le donne e i bambini che vengono abusati.

“Dagli sbagli può arrivare il meglio”

Sei nata a Londra, i tuoi genitori sono kosovari, per qualche anno da bambina sei tornata a vivere in Kosovo. È stato difficile non essere stata al 100 per cento di qua o di là?
Il Kosovo ha contribuito molto a creare la mia identità. Abbiamo uno strano senso di comunità: la gente sa i fatti tuoi prima ancora che li sappia tu… Una volta mi hanno detto che ho un’etica del lavoro da immigrata. Credo che venga dal voler essere presi sul serio. Se arrivi dal Kosovo o dall’Albania hai le stimmate… Il Kosovo ora sta cercando di entrare nell’Unione Europea e si capisce l’importanza che hanno i concetti di solidarietà, unione e accettazione della diversità per quello che ne deriva in termini di lavoro, cultura, musica e tutto il resto. È stato molto difficile ad esempio vedere il Regno Unito lasciare l’Europa, ma dopo che hai votato in un certo modo, hai spinto altri a farlo, hai cercato di spingere le cose verso una certa direzione, non ti resta molto da fare. Se non assicurarti che le persone più colpite dalla Brexit non si sentano sole. E lo si fa tenendo vivo quel sentimento di accettazione dell’altro. A volte sono le cose più sbagliate a unire ancora di più le persone: possiamo solo sperare in questo. 

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