Donne per un nuovo Rinascimento, è femminile la task force per la ricostruzione #PostCovid

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Infermiere in USA rendono omaggio ad una collega di 57 anni morta per il coronavirus (Photo by Ricardo Rubio/Europa Press via Getty Images)

Manager, economiste, ricercatrici e imprenditrici

chiamate a offrire il loro contributo per “ricostruire l’Italia” dalle macerie della pandemia. Così come il premier Conte ha nominato la sua task force, forse troppo al maschile, al contrario la ministra della Famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti ha scelto la sua solo femminile e l’ha chiamata “Donne per un nuovo Rinascimento”.

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Il messaggio

«Cento anni fa nasceva Nilde Iotti, la prima donna a ricoprire l’incarico di presidente della Camera dei Deputati. L’8 marzo l’abbiamo ricordata tra le donne che hanno aperto una strada nella storia del Paese e liberato possibilità per le altre. È in questa data così importante per tutte noi che desidero presentarvi le Donne per un nuovo Rinascimento, a cui ho chiesto di aiutarci per far ripartire l’Italia. La tenacia e il coraggio esemplari della Presidente Iotti ci guidino in questa nuova responsabilità». 

Cento anni fa nasceva Nilde Iotti, la prima donna a ricoprire l’incarico di presidente della Camera dei Deputati. L’8 marzo l’abbiamo ricordata tra le donne che hanno aperto una strada nella storia del Paese e liberato possibilità per le altre. È in questa data così importante per tutte noi che desidero presentarvi le “Donne per un nuovo Rinascimento”, a cui ho chiesto di aiutarci per far ripartire l’Italia. La tenacia e il coraggio esemplari della Presidente Iotti ci guidino in questa nuova responsabilità.


Geplaatst door Elena Bonetti op Vrijdag 10 april 2020

Chi sono le 12 scelte

Così ha scritto in un post su Facebook la ministra, presentando il gruppo: Giorgia Abeltino, responsabile politiche pubbliche Sud Europa di Google, Luisa Bagnoli, imprenditrice di Beyond International, Floriana Cerniglia, economista dell’Università Cattolica, Cristiana Collu, direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna, Fabiola Gianotti, direttrice del Cern di Ginevra, Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario, Enrica Majo, giornalista del Tg1, Paola Mascaro, presidente Valore D, Federica Mezzani, ingegnere e ricercatrice, Paola Profeta della Bocconi, Suor Alessandra Smerilli, economista e consigliera di Stato in Vaticano, Ersilia Vaudo, astrofisica e chief diversity Esa.

(Quasi) Solo uomini per Conte

Nel gruppo di lavoro istituito per decreto dal premier Giuseppe Conte, infatti, presieduto dal manager Vittorio Colao e composto da 18 membri, le donne sono soltanto quattroElisabetta Camussi, docente di psicologia sociale all’Università di Milano Bicocca, Filomena Maggino, statistica sociale della Sapienza di Roma e già consigliera di Conte per il benessere equo e sostenibile, Mariana Mazzucato, direttrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose allo University College of London, anche lei già consigliera economica del premier, e Raffaella Sadun, che insegna Business Administration alla Harvard Business School.

«Inaccettabile»

Davvero troppo poche lamentano i vari gruppi che si occupano a vario titolo e in misura diversa di parità di genere ed emancipazione delle donne. Non lo si può accettare. Possibile che non ci sia nessuna rappresentante dell’epidemiologia, della medicina o della scienza ritenuta in grado di dare un contributo pesante nelle decisioni cardine di questa epidemia? Possibile che non ci sia nessuna rappresentante “degna” tra le economiste, le giuriste, le esperte di nuove tecnologie?. Chissà, perché, però, nel “cuore” dell’emergenza, in prima linea, invece, siano migliaia le donne “indispensabili”: dalle dottoresse, le infermiere, le operatrici sanitarie e le ricercatrici nelle corsie e nei laboratori di tutta Italia.

Stanze dei bottoni monogenere

Ma proseguiamo, perché le donne nelle stanze dei bottoni, mancano un po’ ovunque: il Comitato tecnico-scientifico istituito lo scorso 5 febbraio da Borrelli, per esempio, è praticamente monogenere: sette membri, tutti uomini. È vero, il Comitato, come scritto nel decreto, può essere integrato dal direttore dell’Ufficio V della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della salute e dal Coordinatore del Servizio risorse sanitarie dell’Ufficio I del Dipartimento della protezione civile in qualità di segretario del Comitato. Ma sai che c’è? Che anche loro, sono tutti uomini.

Sempre uomini

Uno spiraglio sembra apparire quando nel decreto viene scritto che si prevede anche, che in casi particolari, a discrezione del capo della Protezione Civile, possano essere invitati alle riunioni “qualificati esperti del settore”. Donne? Macché. Si tratta dei medici che imperversano nelle conferenze stampa delle 18: Franco Locatelli, Alberto Villani, Roberto Bernabei, Ranieri Guerra, Luca Richeldi.

Si dirà: almeno saranno nella maxi task force dati per l’emergenza Covid-19” istituita dalla ministra dell’Innovazione, Paola Pisano. Dipende dai punti di vista, poiché sì ci sono, ma su 76 componenti le donne sono 17. Il 22%.

Oltretutto, sparendo completamente, come ha denunciato la Società italiana degli economisti in una lettera invocando di rimediare, nel sottogruppo dedicato all’impatto economico del coronavirus (10 uomini su 10 componenti). E tornando nel numero di una su 10 in quello sulle tecnologie per la gestione dell’emergenza e una su 10 in quello sui profili giuridici della gestione dei dati.

La lettera a Conte

Insomma, parla bene il testo della lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte, al Governo e per conoscenza a Vittorio Colao e ai componenti della “task force” per la ricostruzione:  «L’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza la forza ma anche la difficoltà del ruolo delle donne oggi in Italia. L’impegno in prima linea di infermiere, dottoresse, ricercatrici e farmaciste si è rivelato infatti da subito indispensabile per il nostro Paese, così come si sono rivelate determinanti per la tenuta sociale e la vita quotidiana le insegnanti, le volontarie, le lavoratrici, operaie e non, dei settori essenziali, dall’alimentare al sociosanitario, all’informazione, ai servizi pubblici. 

Nelle famiglie, le donne si sono inoltre spese senza risparmio nell’accudire, curare, tranquillizzare, sedare le ansie degli altri oltre che le proprie, affrontando le nuove difficoltà di un lavoro di cura già abitualmente pesante e condizionante. Accanto a loro tutte le donne immigrate che sono presenti in tanti modi nella nostra società. Le donne hanno anche sofferto molto, certo per i lutti, la perdita del lavoro o per le preoccupazioni economiche, ma pure come vittime di quella violenza domestica che il confinamento ha solo peggiorato. Le donne, insomma, ci sono state in questa crisi, e hanno lottato, sopportato, subito, sperato e disperato. Insieme agli uomini, e forse, in alcune dimensioni, anche più degli uomini. Tutto questo, purtroppo, non ha trovato un’adeguata rappresentazione nei centri di decisione pubblica e collettiva.

Per firmare scrivere a [email protected] con nome e cognome

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