Coronavirus, ecco il trailer del primo film sulla paura per la pandemia

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Quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus siamo stati tutti tentati di fare un tuffo nel passato del cinema e rivedere Contagion, film del 2011 con una splendida Gwyneth Paltrow sulla diffusione di un virus che ha causato una pandemia. È bastato un post Instagram dell’attrice protagonista a ricordarcelo: il 26 febbraio scorso, la Paltrow ha pubblicato un selfie in aereo con tanto di mascherina.

Il film si intitola Corona

«Paranoica? Prudente? In preda al panico? Sono già stata in questo film» ha scritto, riferendosi alla pellicola di Steven Soderbergh. Ora il cinema va oltre. E arriva il primo film sul Coronavirus: si chiama Corona ed è stato girato dal regista canadese di origini iraniane Mostafa Keshvari. Un nome già noto: Il suo cortometraggio, I Ran, è stato selezionato per il Festival del cortometraggio di Cannes 2015. E ora viene associato al primo film sulla più grande emergenza sanitaria del secolo.


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Il trailer: la paura è la protagonista

Il sottotitolo del film è “La paura è un virus” e proprio sul tema della paura ruota anche il trailer in cui si vede un gruppo di persone bloccato in ascensore. Una di loro, una donna cinese, tossisce facendo scatenare il panico. L’ascensore si blocca, tutti temono di essere stati infettati e di morire lì. «L’idea mi è venuta mentre ero in un ascensore a leggere notizie sugli attacchi di turisti cinesi e ho pensato di girare un film in un ascensore», ha dichiarato Keshvari a The Hollywood Reporter.

Tutti contro tutti

Il film, girato a Vancouver e già montato e pronto per la vendita, usa la pandemia di coronavirus, che ha avuto origine in Cina, per esplorare la paura e il razzismo. Non a caso, nel trailer, uno dei personaggi bloccati in ascensore, un uomo con un tatuaggio a forma di svastica, punta una pistola contro la donna cinese. «Vedi l’irritazione dei personaggi. Parlano l’uno sull’altro e la loro paura diventa reale» ha spiegato Mostafa Keshvari.

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Paura mondiale

Lo scopo del film, però, è andare oltre la paura e la xenofobia. Se alla fine del 2019 il coronavirus «era noto come il virus cinese, ora tutti possono averlo, quindi non è solo un problema di razza. Ora la razza umana deve unirsi per sconfiggere il virus» continua il regista. «Il virus non discrimina, quindi perché dovremmo farlo noi?».

Discriminazione

Secondo quanto riporta The Hollywood Reporter, il cineasta canadese stava già vivendo questa situazione prima di mettersi dietro la macchina da presa: a Vancouver, infatti, c’è una grande comunità cinese-canadese che, all’inizio della pandemia, stava già affrontando paura e xenofobia proprio perché il coronavirus si è diffuso dalla provincia cinese di Hubei.

Timore per i genitori

Inoltre, Mostafa Keshvari, che ha origini iraniane, ha vissuto in prima persona la preoccupazione per i suoi genitori e per il suo Paese nativo, uno dei peggiori focolai di coronavirus. «La paura di perdere potenzialmente qualcuno che ami non fa che aumentare la fretta nel fare un film», afferma Keshvari. Che, se inizialmente aveva immaginato di inserire Corona nel circuito del festival cinematografico, ora sta pensando allo streaming.

 

 

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