Come sarà la nostra vita dopo il coronavirus? Mascherina per fare sport? Scanner termici?

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E tutto all’improvviso si è spento. La gigantesca macchina lanciata a 300 all’ora è stata fermata. Non da un default economico, che solo qualche mese fa ci faceva così paura, ma da un virus. E così, da un giorno all’altro, eccoci costretti in quarantena.

Ci siamo sorpresi, shockati, arrabbiati, ribellati e rassegnati. Ora però, si parla, finalmente, di ripartenza, di ritorno alla vita. Ma come? 

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Come sarà la vita “dopo”?

Questa è la domanda che tutti ci poniamo, stanchi di numeri, dati e previsioni che poi si rivelano costantemente sbagliati. Cosa resterà del nostro vecchio mondo quando lo tsunami del coronavirus si sarà ritirato (perché succederà)? Come sarà organizzata la nostra giornata una volta usciti dalla quarantena? 

Che non sarà un ritorno alla normalità lo abbiamo capito ormai da tempo, del resto non ci dicono altro, e quindi una serie di cambiamenti possiamo immaginarli fin da adesso: dal lavoro all’esercizio fisico, dalla socializzazione allo shopping, dalla gestione della nostra salute ai viaggi. 

Come saranno gli uffici

Che sia dentro un magazzino, un negozio o un ufficio, regole di convivenza e spazi dovranno essere elaborati ex-novo per permettere a tutti di lavorare senza esporsi a rischio contagio.

La società americana di servizi immobiliari globali Cushman & Wakefield, ha elaborato una serie di linee guida per quando si rientrerà in ufficio. Il progetto si chiama “The 6 feet office”, dove “6 piedi”, ovvero i nostri 2 metri, sono la distanza consigliata dagli esperti per evitare la trasmissione del virus da persona a persona.

The 6 Feet Office: Helping you Adjust to a New Normal

Wondering how social distancing may change the office environment? Watch below and learn more here >> https://cushwk.co/2xg2bKw

Geplaatst door Cushman & Wakefield op Donderdag 9 april 2020

Per quanto riguarda gli elementi fondamentali del progetto, si parte, ovviamente, da un’analisi approfondita dell’attuale ambiente di lavoro, per poi stabilire un insieme di regole di condotta semplici e chiare che mettano al primo posto la sicurezza di tutti. 


Quindi: vivere il luogo di lavoro con serenità, ma agire sempre in modo responsabile; stare a 6 piedi di distanza (182 cm circa) l’uno dall’altro; camminare per l’ufficio in senso orario, sempre e ovunque; entrare e uscire dalla sala riunioni come indicato; sostituire il proprio tappetino da scrivania quotidianamente e lasciare una scrivania pulita.

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Come faremo la spesa

In tempi di riaperture anche la grande distribuzione, mai chiusa, prova però a riorganizzarsi. Da qualche giorno, Coop e Esselunga stanno sperimentando nuovi metodi per evitare le code chilometriche di queste settimane. Ed entrambi i gruppi, con gli ordini di spesa online decuplicati, si stanno concentrando sul potenziamento del servizio digitale.  

Esselunga punta su un’App che si chiama Ufirst già disponibile in sette punti vendita a Milano. Servirà per prenotare l’entrata, sul momento, o da casa. Una volta prenotato il cliente riceve una notifica dall’app o un sms in prossimità del proprio turno.
Diverso il funzionamento nei cinque punti vendita dove Coop sta testando il servizio Cod@casa, una piattaforma online. Qui ci si prenota in un orario e, poi, mostrando il codice (su cellulare o stampato) al personale all’esterno del negozio si entra saltando la fila. Al momento il servizio è attivo a Milano. 

Mascherina anche per fare sport?

La risposta è: probabilmente sì. Almeno in caso di allenamenti indoor o sport di gruppo. I legislatori non si sono ancora pronunciati e probabilmente molto dipenderà dal tipo di pratica sportiva. Vale a dire: un conto sarà correre da soli e un altro gareggiare con altre centinaia di persone. Un conto sarà andare in bici con un familiare, un altro farlo con un gruppo di amici.

Una simulazione interessante sul contagio durante le attività sportive, è stata fatta dal belga Bert Bolcken e dall’italiano Fabio Malizia dell’Università Ku Leuven, in collaborazione con Ansys – società leader nel settore dello sviluppo delle simulazioni ingegneristiche. Qui si evidenzia la distanza che dovrebbero tenere i corridori, solo se in scia, per contrastare la diffusione di coronavirus. Nella video simulazione, si vedono le posizioni corrette e quelle meno sicure che due atleti dovrebbero tenere nel corso di un esercizio all’aperto. 

Secondo Benjamin Cowling, docente di epidemiologia e biostatistica all’Università di Hong Kong, autore di uno studio pubblicato questo mese su Naturecon tutta probabilità “il rischio di contagio durante un’attività sportiva da soli come la corsa dovrebbe essere minimo”. Detto questo, almeno nel primo periodo post-Coronavirus sicuramente sarà meglio indossare una mascherina anche quando si esce a correre. Anche per tranquillizzare le persone che si incontrano lungo la strada e gli altri runner con cui si condividono i percorsi di allenamento. 

E gli occhiali che si appannano?

Un altro problema non da poco provocato dall’uso della mascherina è l’appannamento degli occhiali. L’aria calda e umida che fluisce dal naso e dalla bocca, infatti, genera vapore che si deposita sulle lenti. Cosa fare quindi? 

Il suggerimento è lo stesso che viene dato ai chirurghi che lavorano in sala operatoria ed è stato escogitato nel 2011 da due ricercatori del National Health Service (Nhs): consiste nel lavare gli occhiali con acqua e sapone prima di indossare la mascherina, per poi far asciugare le lenti all’aria o tamponandole con un panno, in modo da creare una sorta di “strato protettivo” in grado di evitare l’appannamento per circa due ore. 

Un altro possibile accorgimento arriva dal dipartimento di polizia di Tokyo, che consiglia di piegare il lembo superiore della mascherina verso l’interno, impedendo così all’aria di salire verso gli occhi. È possibile raggiungere l’obiettivo anche applicando una striscia di tessuto o un fazzoletto di carta appena sotto agli occhi. 

Come cambierà il modo di viaggiare

Viaggiare in aero sarà un’esperienza del tutto diversa. Gli aeroporti cambiano pelle e si reinventano per misurarsi con una sfida ancora più grande di quella affrontata per contrastare il terrorismo dopo l’11 settembre: la fase 2 dell’emergenza coronavirus. Come sarà quindi la nuova normalità negli aeroporti? La parola d’ordine è “sicurezza”. Quindi: innanzitutto sanificazione, con l’installazione dei dispenser con gel igienizzanti.

Poi il distanziamento sociale: per cui uno spazio interno riorganizzato e ottimizzato per garantire un rischio sanitario minimo in cui sarà possibile mettere piccole barriere in plexiglass dove ci sono le macchine automatiche per il controllo dei passaporti.

Ovviamente anche le nuove tecnologie saranno potenziate al massimo: dal riconoscimento biometrico alla virtualizzazione di biglietti e carta di imbarco. Per gestire il contenimento, si potrà poi fare affidamento sulla tracciatura dei movimenti dei passeggeri. Il trasporto aereo con i dati che ha già permette, se una persona risulta un caso sospetto o confermato del virus, di sapere ad esempio con chi ha volato sull’aereo e con chi è venuto a contatto. 

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