Cambierà il modo di girare i film dopo il coronavirus?

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Per uno che fa promesse impegnative tipo realizzare il primo film verticale a grande incasso (“the first vertical format blockbuster”), lo stop imposto dal diffondersi del coronavirus non è altro che una sfida in più.

Il set virtuale di V2-Escape from Hell a San Pietroburgo. (Photo by Alexander DemianchukTASS via Getty Images)

Timur Bekmambetov, regista russo-kazakho adottato da Hollywood, noto soprattutto per aver girato un action movie con Angelina Jolie, Wanted, e un Ben Hur che ha raccolto onorificenze come “Remake che non si sarebbe mai dovuto girare”, quando si è trovato nella posizione di mandare a casa la troupe che stava lavorando al suo ultimo film, V2. Escape from Hell, si deve essere detto che la questione non era finita lì. 

Rivoluzionare la visione

Il film da 10 milioni di dollari che ha per protagonista un pilota di caccia sovietico che guida l’avventurosa fuga di un gruppo di prigionieri russi da un campo di concentramento nazista durante la seconda guerra mondiale promette(va) di rivoluzionare il mondo in cui guardiamo i film, avvicinandolo pericolosamente al modo in cui guardiamo il cellulare. V2 è infatti girato interamente in verticale, modalità già adottata qua e là da filmmaker sperimentali e, per una piccola parte, in Mommy (2014), dal sempre inventivo Xavier Dolan.

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Una scena ripresa dal vivo di V2.Escape from Hell. (Photo by Alexander DemianchukTASS via Getty Images)

Ma la tecnologia scelta da Timur Bekmambetov per V2 non è quella che Steven Soderbergh adottò per Unsane, film girato interamente con un Iphone. Se V2 è pensato soprattutto per un pubblico che guarda i film sul telefono, è realizzato con tecniche da cinema e ai cinema (e alle sale Imax in particolare) è destinato. Come poi le sale proietteranno un film con due bande nere laterali è tutto da capire: lo riformatteranno?, adatteranno lo schermo con mascherini?

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Jurassic World da casa

Jurassic World

Questioni su cui ora si può solo sospendere il giudizio. Il film è fermo, come qualunque produzione a Hollywood. E se c’è chi, per vincere la malinconia, posta su Instagram l’immagine della propria postazione smart in passiva contemplazione del girato realizzato fino a quel momento (è il caso di Colin Trevorrow e del suo Jurassic World: Dominion, ultimo capitolo della saga, la cui uscita prevista a giugno in Usa sarà con ogni probabilità rimandata), Timur Bekmambetov ha trovato il modo di urlare “action” nel suo megafono digitale da 1200 km di distanza, da Kazan, nel Tatarsan dove si trova.

Film come videogames

“Bekmambetov aveva intenzione di realizzare la battaglia dell’aria alla maniera di Howard Hughes: cielo reale, aerei reali” riporta il britannico Guardian. “Ma per ridurre al minimo i contatti sociali, ha deciso di piazzare il suo attore protagonista, Pavel Priluchny, in una carlinga in uno studio di San Pietroburgo, con una troupe ridotta al minimo e dirigendo la scena da remoto, come se fosse un videogame”.

Il protagonista di V2.Escape from Hell, Pavel Priluchny. (Photo by Alexander DemianchukTASS via Getty Images)

La sceneggiatura è un concetto antico

In sostanza la cabina di pilotaggio di Priluchny è stata posizionata al centro di un sistema con quattro schermi LED che mostravano l’azione in cui si trovava; come un vero pilota durante una simulazione l’attore quindi giocava contro avversari intenzionati ad abbatterlo. A differenza delle classiche riprese realizzate con green screen, lo schermo verde su cui poi in post-produzione si sovrappone quel che serve, il pilota doveva reagire a eventi “reali” che lo circondavano. Sceneggiatura? Concetto ormai antico, ma qualcosa che assomiglia a un canovaccio ancora c’è: la missione era l’abbattimento di un bombardiere tedesco, punto, senza contare che Bekmambetov, durante le riprese, non è stato avaro di suggerimenti. “Uno dei problemi era la bravura dei giocatori” commentava. “Hanno ucciso Pavel troppo in fretta”. Ah, spoiler…

Film via Skype

Ingegnoso com’è, Bekmambetov già aveva sviluppato una tecnologia poi rivelatasi utile per Profile, il suo penultimo film – protagonista una giornalista britannica infiltrata nei canali di reclutamento di Isis. Profile è stato girato interamente all’interno di browser di testo e finestre video di Skype. Inoltre la compagnia di Bekmambetov, Bazelevs, ha sviluppato Screenlife, un’applicazione che – in collaborazione con Skype, FaceTime e altre chat – consente ai cineasti di dirigere i loro attori ovunque si trovino nel mondo, già sperimentato durante le riprese dei thriller Unfriended: Dark Web e Searching, prodotti da Bekmambetov.

Timur Bekmambetov e Morgan Freeman sul set di Ben Hur.

Attori virtuali

Niente inseguimenti tra le nuvole come avrebbe fatto Howard Hughes, allora. Già ci aveva lasciato un retrogusto amaro constatare che i film si potevano fare anche senza attori (il primo caso di clamorosa resurrezione fu quello di Brandon Lee, morto in un incidente sul set di The Crow- Il corvo e per la prima volta riportato in vita digitalmente – era il 1994, fino ad arrivare all’uso dell’immagine post-mortem di Carrie Fisher in Star Wars), ma la notizia che tra gli effetti collaterali del fermo macchina cui questa emergenza sanitaria ci ha costretto c’è anche la rinuncia al cielo un po’ ci dispiace. Il lavoro da remoto ha costretto molti di noi a ingegnarsi ed è possibile che alcuni dei cambiamenti introdotti in questa fase siano di non-ritorno. “Questo virus segna un momento storico importante. Miglioreremo economicamente, sviluppando aziende migliori” ha affermato l’inventivo Bekmambetov , con ottimismo. E poi: “Anche il sistema politico verrà rimodellato!”. Action!

Carrie Fisher in Star Wars

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