Se John McEnroe è considerato il punk della racchetta, Andre Agassi – che oggi compie 50 anni – è sicuramente la rockstar del tennis. Che a cavallo fra gli anni 80 e i 90 ha sconvolto l’austero mondo del tennis, non solo con il suo gioco mirabolante, ma anche con i suoi capelli lunghi e ossigenati, gli orecchini e le tenute sportive sgargianti. McEnroe univa un talento impareggiabile con un altrettanto sovrana maleducazione: sublime e scorretto, a metà fra angelo e demonio.
Agassi invece combatteva con altri demoni: il padre tiranno, l’amore-odio per una disciplina non scelta, il rapporto con lo specchio e la sua immagine riflessa. Ma soprattutto ha sempre ingaggiato una lotta contro se stesso che, nel corso di vent’anni di carriera, lo ha visto cadere e rialzarsi parecchie volte. Una girandola di emozioni contrastanti che il tennista ha ripercorso anni fa in una sensazionale auto-biografia, Open, che lo ha finalmente liberato dal suo difficile passato.
Il piccolo Andre Agassi
Fin da bambino, Agassi è stato un giocatore provetto. Allenato da un padre brutale e ossessivo, che lo voleva numero uno al mondo ad ogni costo. «Se colpisci 2500 palle al giorno, cioè 17.500 la settimana, cioè un milione di palle l’anno, non potrai che diventare il numero uno», questa la filosofia di papà Mike. Che lo costringeva ad allenamenti disumani nel cortile di casa, contro una sorta di macchinario sputa-palle di sua invenzione. Denominato “Il drago”.
A 13 anni Andre viene spedito all’accademia di tennis del mitico Nick Bollettieri – maestro di Pete Sampras, Monica Seles e Serena Williams – che rifiutò di farsi pagare, talmente in gamba e talentuoso era il giovane Agassi. Il passo al professionismo è breve: a 16 anni il tennista sbaraglia ogni record juniores e a 18 ha già in saccoccia sia la semifinale di Roland Garros che degli US Open nel 1988. Entrando per la prima volta nella classifica ATP dei migliori 10 giocatori al mondo.
La stoffa del rivoluzionario
È indubbio che André Agassi – fin dai primi suoi successi sul campo – abbia rappresentato uno spartiacque importante tra il tennis anni 90 e quello recente. Portando una vera e propria rivoluzione tecnica: fondata sul palleggio e su una risposta micidiale al servizio. Questo perché fondamentalmente privo dell’arma della prima e seconda (di servizio) potenti. Perciò, decide invece di focalizzarsi sull’aggressione della palla, rivoluzionando il modo di concepire la risposta in un’ottica non meramente difensiva. Questa intuizione, unita alla pazzesca capacità di anticipo da fondo, ha reso l’ex bambino prodigio di Las Vegas un tennista unico nel suo genere.
Con i primi trionfi – indimenticabile la vittoria a Wimbledon nel 1993 – Agassi comincia a diventare un vero e proprio fenomeno. Dentro e fuori dal campo. Il suo mullet leonino – che poi si scoprirà essere un parrucchino – diventa il look da copiare. E contemporaneamente ai campi si lascia sedurre da mondanità e vip. Chiaccheratissimo il suo flirt nel 1992 con Barbra Streisand, di quasi trent’anni più vecchia ma descritta da Agassi come «pura lava bollente». Subito dopo è il turno di Brooke Shields.
Ammirati e invidiati, i Agassi e Brooke si fidanzano nel 1993 – proprio quando Andre comincia a perdere lucidità di gioco. Le sconfitte vanno di pari passo con i primi segnali d’allarme della coppia. Entrambi gelosissimi – lui sfasciò addirittura l’insalatiera di Wimbledon durante un litigio – si rincorrono nei ritagli di tempo. Finché nel 1997 si sposano, mentre nella classifica ATP precipita al 141esimo posto. Durano due anni – ma un nuovo Agassi – complice l’abbandono del parrucchino, è pronto a risorgere dalle ceneri.
La rinascita
Nel 1999 Agassi stupisce il mondo vincendo il Roland Garros grazie a un’incredibile rimonta finale ai danni di Medvedev. Diventando così il quinto giocatore nella storia a vincere almeno uno di ciascuno dei quattro tornei del Grande Slam. Non solo: in estate conquista anche l’Us Open, tornando così in prima posizione in classifica. Ai ritrovati trionfi sportivi si affianca una ritrovata serenità nel privato, grazie alla nascita dell’amore con la collega Steffi Graf.
Tante le cose in comune, oltre alla racchetta: dall’oppressione dei padri-padroni all’ansia agonistica di dover fare sempre meglio. I due si sposano nel 2001, con Steffi incinta del loro primo figlio, Jaden, che nasce solo quattro giorni dopo. Nel frattempo Andre vince nel 2003 l’ottavo Grande Slam agli Australian Open, felice anche di una nuova nascita: la figlia Jaz.
Qualche infortunio, e un naturale declino delle prestazioni fisiche, sono i responsabili del ritiro nel 2005. Ma la vittoria più bella per Agassi deve ancora arrivare. Non si tratta di un trofeo ma di una catarsi finale, conquistata con la pubblicazione dell’autobiografia Open nel 2009. Lontano dall’essere il classifico e compiacente memoir, il libro assomiglia di più a una lunghissima seduta d’analisi dove il campione non ha timore di rivelare i lati più oscuri della sua esistenza. Dove, con sincerità disarmante, Agassi spurga tutti i suoi demoni – droga, depressione, odio – senza il timore di farli conoscere al mondo. Una vera e propria liberazione per la rockstar più amata del tennis.
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