Acqua ai neonati durante lo svezzamento: quando e come iniziare

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Nei primi mesi di vita i bambini non hanno bisogno di bere acqua perché il latte materno, così come quello artificiale, è composto al 90% circa di acqua. Nel processo graduale di crescita arriva poi il momento di ingerire cibi solidi, dopo averli masticati e di accompagnare la scoperta di nuovi gusti e consistenze anche con l’acqua. Far bere acqua ai bambini rappresenta quindi una fase importante durante lo svezzamento: viene introdotto qualcosa di nuovo nella loro alimentazione.

Quando dare l’acqua ai neonati?

A quanti mesi si può dare l’acqua ai neonati? L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento esclusivo al seno (o, se non dovesse bastare, con latte in formula) fino ai sei mesi compiuti, senza aggiungere acqua né altri liquidi, come per esempio camomille e tisane, che rischiano di riempire inefficacemente lo stomaco dei bambini, dandogli un falso senso di sazietà. Una piccola integrazione può rendersi necessaria solo se fa molto caldo, in caso di febbre o in seguito a episodi di vomito o di diarrea, quando si può dare l’acqua ai neonati per reintegrare l’eccessiva dispersione di liquidi.
Si tratta comunque di episodi sporadici: come detto, si consiglia di iniziare a far bere acqua al neonato dopo i sei mesi, nel periodo dello svezzamento, cominciando con una piccola quantità durante i pasti.

Quanta acqua devono bere i bambini?

I nostri piccoli iniziano a bere acqua ingerendo piccole quantità di liquido che crescono con il passare del tempo. Quindi, quanta acqua devono bere i bambini? All’inizio dello svezzamento sono sufficienti piccole quantità di acqua, da somministrare in piccole tazze o con il biberon, in quanto i bambini assumono ancora latte durante la giornata. Quando invece compiono un anno di vita, essendosi ormai ridotte se non completamente esaurite le dosi di latte materno, le richieste di acqua vanno man mano aumentando, fino a un litro al giorno, per poi avvicinarsi dai tre anni in su alle necessità di una persona adulta.

Ma qual è l’acqua adatta ai neonati? È meglio optare per un’acqua oligominerale naturale, non effervescente. Meglio se in una bottiglia di vetro, perché il vetro, a differenza della plastica, è meno deteriorabile. Va bene l’acqua del rubinetto ai neonati? Dipende: se l’acqua è dichiarata potabile si può bere tranquillamente (meglio ancora se è stata ‘testata’ in precedenza da mamma e papà), ma se si vive in zone dove l’acqua del rubinetto, seppur potabile, non è considerata del tutto affidabile (per l’eccessiva presenza di cloro o per altri motivi), si consiglia di farla bollire prima di darla ai bambini (dopo, ovviamente, che si è raffreddata), o di ricorrere direttamente all’acqua in bottiglia.

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Come far bere l’acqua durante lo svezzamento

Fino ad oltre un anno di età i bambini non sanno nutrirsi da soli ma vanno guidati attraverso vari step sino al raggiungimento ultimo dell’autonomia nel mangiare e nel bere. La domanda perciò che molte mamme (e papà) si fanno è: come fargli bere l’acqua durante lo svezzamento e nei mesi successivi? I passi fondamentali per imparare a bere in autonomia e nel modo più naturale possibile sono i seguenti:

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  • innanzitutto bisogna cominciare con piccole quantità di liquido e via via aumentare;
  • i bimbi devono imparare a sporgere il labbro inferiore verso l’esterno e stabilizzarlo sul bordo del bicchiere;
  • la lingua deve rimanere nella cavità orale e non essere utilizzata come durante la suzione;
  • la testa non dev’essere reclinata eccessivamente all’indietro per evitare che l’acqua vada nelle vie aeree;
  • gradualmente il bambino impara a gestire il liquido in bocca e a deglutirlo senza difficoltà.

Per facilitare questa evoluzione il modo migliore è quello di far bere i bambini in tazze comode e maneggevoli, studiate appositamente per loro a seconda della fascia d’età di appartenenza, che li accompagnino nelle varie fasi della crescita incoraggiandoli a bere da soli nel modo più facile possibile.

Prima tazza per bambini: le giuste caratteristiche

La prima tazza per bambini possiede tre caratteristiche imprescindibili: beccucci e bordi pensati per favorire la giusta posizione delle labbra, una valvola removibile affinché i bimbi imparino a bere il liquido per caduta (quando invece la valvola è inserita, la tazza è antigoccia e il bambino per bere deve succhiare, senza fare fatica), riduttori di flusso che aiutino i bambini a gestire la quantità di liquido, leggerezza e maneggevolezza per adeguarsi alle capacità motorie dei più piccoli. È inoltre importante che le tazze per bambini siano esteticamente gradevoli, molto vivaci e colorate, per attirare la loro attenzione e curiosità.

Poi, a seconda dell’età, ogni tipo di tazza presenta caratteristiche diverse:

  • durante i 3/4 mesi di età, quando i neonati attraversano una fase di transizione che li portano a replicare lo schema motorio della suzione, è indicata una tazza molto simile al biberon per favorire un graduale e facile passaggio dall’allattamento al seno materno alla ‘scoperta’ di nuovi modi per alimentarsi.
  • ​dai 6 ai 9 mesi, quando nei bambini si verificano cambiamenti importanti quali l’assunzione della postura eretta, la comparsa dei primi dentini e la modifica della suzione, si consiglia una tazza ergonomica adatta per stimolare lo sviluppo delle loro abilità.
  • ​al compimento del primo anno di età, con i bambini che raggiungono finalmente la coordinazione tra deglutizione e respirazione durante la bevuta, imparando a regolare il flusso dei liquidi, le tazze ideali devono consentirgli di bere in modo autonomo (come dal bordo di un bicchiere dei ‘grandi’), serrando le labbra e senza rovesciare l’acqua. Consigliate pure tazze che sviluppino la graduale capacità dei bambini di bere con la cannuccia.
  • ​dai 14 mesi in su, quando i bambini hanno ormai una vita attiva (si muovono, corrono, giocano, ecc.) e hanno perciò bisogno di bere con molta frequenza, anche all’aperto, le tazze per bambini devono permettergli di dissetarsi in maniera naturale e con la massima praticità, anche se sono in movimento.​

Svezzamento e acqua: alla conquista dell’autonomia

Riassumendo quanto scritto finora, nel periodo dello svezzamento l’acqua rappresenta per i bambini non solo un nuovo modo di alimentarsi ma anche un primo graduale passo verso l’autonomia, dato che nel giro di alcuni mesi saranno in grado di bere da soli, maneggiando la propria tazza con insospettabile abilità. A questa età avvengono importanti cambiamenti anatomici, neurologici e gastrointestinali che spingono i nostri bimbi verso un tipo di nutrimento diverso dal latte materno (che non è più sufficiente a soddisfare i loro bisogni nutritivi), ad accettare il cucchiaino e a gestire la deglutizione di cibi densi. Ovviamente durante lo svezzamento l’allattamento al seno non va per forza messo da parte, ma come suggerito dall’OMS, può continuare dal secondo semestre di vita fino al secondo anno e anche oltre: l’allattamento, infatti, è il modo per dare ai bambini nutrimento e sicurezza, e rappresenta sempre un riferimento affettivo rilevante per l’acquisizione della loro autonomia.
In questo contesto le tazze per i bambini, con le quali un po’ alla volta imparano a bere l’acqua senza l’aiuto di mamma e papà, diventano un grande alleato del loro percorso di crescita, coadiuvando perfettamente tutti i progressi di tipo psicologico, motorio e digestivo.

Fonte articolo Alfemminile

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Redazione MusaNews
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