“Una cosa sola” di Gary Keller e Jay Pasan è un libro che ho apprezzato perché inquadra un problema decisamente attuale: la maggior parte delle persone ambisce al successo avendo però un’immagine fuorviante di ciò che permette di raggiungerlo. Infatti, quando pensiamo al prototipo della persona di successo, ci vengono in mente le immagini di un lavoratore indaffarato, sempre di corsa, magari continuamente stressato per i molti impegni.
E cosa succede se andiamo alla ricerca del nostro successo adottando questo modello?
Riempiremo le nostre giornate di task, cercheremo di completare strabordanti to-do-list, salvo accorgerci poi che i risultati che di fatto otteniamo non sono necessariamente proporzionali agli sforzi che impieghiamo.
Eppure, se tutti abbiamo quotidianamente a disposizione 24 ore, perché alcune persone raggiungono risultati nettamente superiori alle altre?
Lo vediamo nei 3 punti che mi sono rimasti maggiormente impressi dalla lettura di questo libro:
1. Il successo si ottiene per sottrazione
Riduci. Se pensi a ritroso ai tuoi successi probabilmente ti accorgerai che gli ambiti in cui li hai ottenuti sono quelli in cui hai ridotto la tua concentrazione su una sola e unica cosa. Proprio come suggerisce la frase “dove metti l’attenzione, lì ottieni risultati”, il successo è costante laddove anche la tua concentrazione lo è.
Quando ci accorgiamo di non riuscire a star dietro a tutto, infatti, iniziamo ad abbassare le nostre aspettative, perché interpretiamo il successo come un fenomeno troppo complesso per poter essere raggiunto, tanto che finiamo per ridimensionare gradualmente la nostra vita senza vedere che esiste una strada più semplice ed efficace da intraprendere: fare una sola cosa e farla bene .
Ecco che allora ragionare per sottrazione significa partire da una prima singola azione, eliminando tutto il resto delle attività.
Se dunque il successo si costruisce mettendo a terra un solo tassello alla volta, come procedere nel concreto? Attraverso quella che Gary Keller chiama…
2. La domanda cruciale
“Qual è la sola e unica cosa che se la faccio tutto il resto diventa più facile o superfluo?”
Questa domanda ci costringe a trovare una prima singola azione e ci impone di concentrarci esclusivamente su di essa fino a quando non l’avremo portata a termine.
Ha il potere di scatenare il cosiddetto “effetto domino” in qualsiasi ambito della nostra vita. Infatti, qualsiasi progetto abbiamo in mente, se riusciamo a trovare la prima tessera e ad impegnarci su questa fino a farla cadere, scopriremo automaticamente una fila di altre tessere, poste dietro la prima, pronte a cadere a loro volta.
Ad esempio, se quest’anno hai l’obiettivo di migliorare la relazione con una persona per te importante, poniti la domanda cruciale. “Qual è la sola e unica cosa che posso fare durante il nostro incontro, in modo che facendo questa azione tutto il resto diventi più facile e superfluo ”
Ecco che allora sceglierai, per esempio, di focalizzarti sul porre la massima attenzione al discorso del tuo interlocutore. Grazie a questa prima tessera, ne farai cadere immediatamente un’altra: rispettare i turni di parola all’interno dei vostri discorsi . Poi cadrà un’altra tessera ancora: con il tuo CNV – ovvero la postura e le espressioni del tuo viso – comunicherai interesse e apertura al tuo interlocutore . E ancora: farai sentire accolta l’altra persona che, trovando in te accettazione e comprensione, incrementerà la fiducia e l’immagine positiva che ha di te, riuscendo via via ad aprirsi con maggior facilità.
Insomma amici, avete capito, un effetto domino realizzato partendo da una domanda cruciale.
3. Una cosa sola: proposito, priorità e produttività
L’ultimo punto è l’importanza di collegare proposito, priorità e produttività al principio di “una cosa sola”.
Immagina queste 3 parti come costituenti di un iceberg del quale solo una piccola parte rimane visibile oltre il livello del mare.
Più nello specifico, alla base dell’iceberg, nascosta nelle profondità del mare troviamo il proposito (lo scopo per cui facciamo ciò che facciamo, il collante che ci consente di perseverare lungo la strada intrapresa anche nei momenti più difficili). Il proposito fissa le priorità, che sono il 2° livello dell’iceberg, sommerso ma più vicino alla superficie, che rappresentano l’insieme delle azioni cui diamo la precedenza e che pianifichiamo sulla base dello scopo che abbiamo definito. Infine abbiamo la produttività: la parte visibile dell’iceberg che ci ricorda quanto non sia sufficiente essere impegnati perché occorre domandarsi per cosa ci stiamo impegnando, consapevoli che essere produttivi significa ottenere il meglio da ciò che facciamo quando ciò che facciamo conta.
Le persone di successo non ambiscono alla punta dell’iceberg (produttività) senza aver prima creato un collegamento tra le fondamenta (proposito + priorità) che sorreggono l’intera massa. Ed è questo che dovremmo fare anche noi mentre cerchiamo di raggiungere i nostri obiettivi.
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L’articolo Una cosa sola: come definire le priorità – Libri per la mente sembra essere il primo su Psicologo Milano.