Si conclude una battaglia giudiziaria durata più di sei anni, riguardante l’eredità del cantante afroamericano Prince. Il musicista è scomparso nel 2016, all’età di 57 anni, a causa di un’overdose di oppiacei. Il genio di Minneapolis era un artista poliedrico, in grado di spaziare tra generi diversi come funk, rock e pop. Per capire la sua importanza ed influenza nel panorama musicale mondiale, basti sapere che è stato inserito dalla rivista Rolling Stones al 27° posto nella Top 100 migliori artisti di sempre. È anche considerato uno dei pionieri dell’utilizzo di Internet come mezzo di promozione.
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La sentenza di lunedì ha chiuso il caso, dividendo in due parti l’eredità del defunto artista, che complessivamente ammonta a 156 milioni di dollari. La lotta per l’eredità dell’autore di Purple Rain, è stata molto lunga e complicata, in quanto l’artista non aveva né figli né coniugi, e non era stato redatto alcun tipo di testamento. Entrambe le entità legali della disputa, Prince Legacy LLC e Prince Oat Holdings LLC, hanno esultato dopo la sentenza, a testimonianza di quanto questa situazione fosse diventata estenuante ormai per tutti.
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La prima delle due parti, Prince Legacy LLC, è un’associazione costituita da 3 dei 6 fratellastri di Prince: Sharon Nelson, John Nelson e Norrine Nelson, che gestiranno l’eredita insieme a dei consulenti. La seconda, Prince Oat Holdings LLC, rappresenta invece la casa editrice musicale Primary Wave, alla quale erano stati precedentemente venduti gli interessi detenuti dagli altri 3 fratellastri. “Siamo finalmente liberi, grazie a Dio onnipotente, siamo liberi. Sono stati sei anni lunghi ed estenuanti”, ha dichiarato una delle sorelle, Sharon, alla CBS Minnesota.
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Prince eredità, Primary Wave dichiara: “Vogliamo far crescere la sua eredità”
Primary Wave ha dichiarato a Billboard: “Prince era una superstar iconica. Quando abbiamo annunciato l’acquisizione degli interessi, il nostro obiettivo era quello di proteggere e far crescere l’incomparabile eredità di Prince. Con la distribuzione dei beni immobiliari, non vediamo l’ora di un forte e produttivo rapporto di lavoro”.
