Una delle feste più amate dai bambini – e non solo – è sicuramente quella di Carnevale. Ricca di colori, di gioia e caratterizzata da quell’atmosfera unica, è una ricorrenza che porta spensieratezza. I più piccoli si divertono a travestirsi con abiti di fantasia o ispirati ai loro personaggi preferiti. Le città si riempiono di stelle filanti, coriandoli e maschere variopinte e per le strade si sentono le famose filastrocche a tema Carnevale.
Infatti, ogni anno, ai bambini piace imparare e recitare a memoria o a mo’ di favola le filastrocche o le poesie in rima sul Carnevale, divertendosi a conoscere le storie di Arlecchino, Pulcinella e i loro compagni. Per questo motivo abbiamo raccolto le canzoncine più belle e più famose, tra cui spiccano quelle di Gianni Rodari, Roberto Piumini e tanti altri!
Gianni Rodari, Carnevale
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduja lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”
Mario Lodi, Le stelle filanti
Perché si chiamano stelle filanti?
Non sono mica stelline del cielo?
Ma sono strisce a colori sgargianti,
fatte di carta che pare di velo.
Sembran piuttosto festoni gettati
da casa a casa, da pianta a pianta;
collane, dondoli colorati,
dove il vento ci balla e ci canta.
Poi, le notti di luna piena
un raggio d’oro ci fa l’altalena.
Carnevale
È arrivato il Carnevale,
scoppia come un temporale!
Canti, balli e improvvisate
fra una pioggia di risate!
Con le maschere in tempesta
tutto il mondo fa gran festa!
Scoppia come un temporale,
è arrivato il Carnevale!
Roberto Piumini, Maschera
Cos’è quell’altra faccia
che metti a Carnevale,
con nasone e boccaccia,
o anche di animale?
Cos’è quell’altro viso,
che metti quando vuoi,
la Fata Fiordaliso
o l’Orco Sbranabuoi?
Cos’è quell’altro volto
che metti per giocare
ma se lo tieni molto
ti viene da sudare?
Poesia di Carnevale
Carnevale è arrivato
tutto quanto mascherato.
Porta gioia ai bambini
che si veston da Arlecchini
tutti portano allegria
e la noia scappa via.
Si tiran coriandoli e stelle filanti
si balla, si scherza, si gioca tutti quanti.
I bambini a Carnevale
si divertono a giocare.
C’è chi mangia castagnole
e le divide con chi vuole.
C’è chi narra la storiella
del famoso Pulcinella
che a Teresina, la sua amata,
fa una bella serenata,
c’è poi il buon Pantalone
che è un gran simpaticone
tutti saltano felici e diventan buoni amici.
Si va a scuola travestiti
e non si usano i vestiti
puoi diventar uno spazzacamino,
un principe azzurro o un malandrino
si può dir che a Carnevale
ogni scherzo sempre vale
finita la festa mi sento un po’ triste
perché purtroppo Carnevale finisce.
Gianni Rodari, Viva i coriandoli di Carnevale
Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perchè i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.
Carla Piccinini, Maschere di Carnevale
Quante maschere per via:
che fracasso, che allegria!
Arlecchino multicolore
è sempre di buon umore;
il suo amico Brighella
non ha soldi nella scarsella;
Pulcinella si consola:
suona la mandola.
Di Milano è Meneghino
e Gianduia di Torino;
Stenterello è toscano,
Rugantino romano.
Avaro è Pantalone,
superbo Balanzone.
Graziosa e birichina,
con Rosaura va Colombina.
Tante altre mascherine,
eleganti e chiacchierine,
vanno a spasso in compagnia:
che fracasso, che allegria!
Gabriele d’Annunzio, Filastrocca di Carnevale
Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve, beve all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.
Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.
Gianni Rodari, Pranzo e cena
Pulcinella e Arlecchino
cenavano insieme in un piattino:
e se nel piatto c’era qualcosa
chissà che cena appetitosa.
Arlecchino e Pulcinella
bevevano insieme in una scodella,
e se la scodella vuota non era
chissà che sbornia, quella sera.
La canzone delle mascherine
Un saluto, a tutti voi;
dite un po’ chi siamo noi?
Ci guardate e poi ridete?
Oh! mai più ci conoscete!
Noi scherziam senza far male,
Viva, viva il Carnevale!
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai
bei ciociari
comarelle
vecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!
Vi doniamo un bel confetto,
uno scherzo, un sorrisetto;
poi balliamo
poi scappiamo.
Voi chiedete:
Ma chi siete?
Su pensate,
indovinate.
Siamo vispe mascherine,
Arlecchini e Colombine,
diavolini, follettini,
marinai
bei ciociari
comarelle
vecchierelle:
noi scherziam senza far male,
viva, viva il Carnevale!
Jolanda Restano, Carnevale, Carnevale
Carnevale, Carnevale
è una festa niente male:
tutti allegri, tutti gai
senza più fastidi e guai!
Tutti in maschera contenti
con costumi appariscenti
a scordarsi ogni pensiero
di un futuro troppo nero.
Cancelliam le facce tristi:
urge essere ottimisti!
Ecco qui quel che ci vuole:
Carnevale, Carnevale!
Attilio Cassinelli, Le maschere di Carnevale
Arlecchino ti presento
tutte toppe ma contento.
e Brighella suo compare,
cosa pensa di brigare?
Scaramuccia faccia buffa
sempre pronto a far baruffa.
E Tartaglia che non sbaglia,
quando canta non tartaglia.
Meneghino che, pian piano,
va a passeggio per Milano
e Pierrot vediamo qui
che è venuto da Paris.
Vuoi sapere chi è costui?
Peppe Nappa, proprio lui
Pulcinella saggio e arguto
che da Napoli è venuto.
E Gianduia piemontese
che di tutti è il più cortese.
Da Bologna ecco che avanza
Balanzon dalla gran panza.
Tutti insieme fan colazione
e chi paga è Pantalone!
Gianni Rodari, Il gioco dei se
Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.
Se Gianduja diventasse
ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa.
G. Gaida, Il girotondo delle maschere
È Gianduia torinese
Meneghino milanese.
Vien da Bergamo Arlecchino
Stenterello è fiorentino.
Veneziano è Panatalone,
con l’allegra Colombina.
Di Bologna Balanzone,
con il furbo Fagiolino.
Vien da Roma Rugantino:
Pur romano è Meo Patacca.
Siciliano Peppenappa,
di Verona Fracanappa
e Pulcinella napoletano.
Lieti e concordi si dan la mano;
vengon da luoghi tanto lontani,
ma son fratelli, sono italiani.
Canzonetta di Carnevale
Pulcinella aveva un gallo;
tutto il giorno vi andava a cavallo,
con la briglia e con la sella.
Viva il galletto di Pulcinella!
Pulcinella aveva un gatto;
tutto il giorno saltava da matto,
suonando una campanella.
Viva il gattino di Pulcinella!
Silvano Antonelli, Le maschere
Io sono fiorentino
vivace e birichino;
mi chiamo Stenterello
l’allegro menestrello.
Cantando stornellate
fo far mille risate.
Ed ecco qua Brighella,
la più brillante stella
del gaio carnevale
quando ogni scherzo vale…
Arrivo io ballando,
scherzando e poi saltando.
Mi chiamano Arlecchino
e sono il più carino.
Mi chiamo Pantalone:
il vecchio brontolone;
ma in tutto onor vi dico:
“Io sono vostro amico”.
Ed io son Pulcinella!
La maschera più bella.
Oh oh, che ballerino,
somiglio ad un frullino…
Gianni Rodari, Il vestito di Arlecchino
Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta!”.
Fonte articolo Alfemminile