Essere rifiutati: 4 indicazioni per crescere davanti al rifiuto

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Brian Acton, qualche anno fa, andò da Facebook con la richiesta di essere assunto. Fece i vari colloqui, ma venne rifiutato: non era adeguato per collaborare con la società di Marchino.

Questo ragazzo torna a casa e twitta questa cosa:

“Facebook mi ha dato picche. É stata un’opportunità incredibile per conoscere persone fantastiche. Guardiamo ora verso la prossima avventura di vita.”

E poi andò da Twitter, e ancora venne rifiutato. e ancora twittò un commento che non aveva astio, ma quasi riconoscenza per quel rifiuto incassato.

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Bene, dopo pochi anni questo signore fondò una sua realtà che dopo poco vendette proprio a Facebook per la modica cifra di 19 bilioni di dollari. Brian Acton, infatti, è stato il co-fonder di una app chiamata Whatsapp, che di certo conoscerai bene.

Bene, questa storia introduce il tema che vorrei trattare, ovvero l’essere rifiutati. Fa male – ci siamo passati tutti e in milioni di situazioni tra loro differenti – ma può permetterti soprattutto di crescere nella misura in cui il rifiuto viene letto e approcciato con alcune precauzioni.

Cioè: il rifiuto che subisci è un’opportunità. Uno dei più frequenti errori che facciamo davanti al rifiuto è di non imparare qualcosa, di non crescere, di non fare uno scatto in avanti. Eppure se c’è una cosa che ho capito nel corso di questi miei 40 anni di esperienza è che la mia vita sarà migliore, quando io sarò migliore. E se comprendo il messaggio del rifiuto, esso potrà migliorarmi e quindi rendere la mia vita più ricca.

Vediamo quindi 4 lezioni che ho appreso sulla mia pelle a furia di incassare rifiuti.

 

1. Non sei tu

Non sei tu” significa che non devi prendertela sul personale. Significa che non succede solo a te di essere rifiutato. Sei in ottima compagnia: tutte le persone di maggior successo nel mondo sono andate incontro a migliaia di rifiuti. Pensa a una persona che ti ispira, che ammiri, e vedrai che nella sua storia c’è una storia di rifiuti.

Il rifiuto è una parte del gioco inevitabile: io sono stato rifiutato da donne cui non piacevo, da datori di lavoro che non mi credevano capace, da amici e da colleghi che non hanno trovato in me le caratteristiche che cercavano, da professori che volevo intervistare, da pazienti che non si sono fidati di me, da gente che ogni giorno incappa nel mio profilo online e mi tiene alla larga…

Il punto è che tutti i rifiuti non si vedono, ma quello che si vede bene invece è il successo, la persona che arriva in cima alla scalata.

Non sei tu a essere sbagliato se vieni rifiutato, anzi guarda, anche tu avrai sicuramente rifiutato tante cose e tante persone nella tua vita… su alcune ci avrai visto bene e su altre no: è parte del gioco.

 

2. Non prenderla sul personale, ma prendila con curiosità

Seconda idea è che invece che stare li a leccarti le ferite, devi attingere alla tua curiosità e chiederti cosa ti insegna questo rifiuto. Cioè devi imparare a leggere il rifiuto come un semplice feedback su ciò che hai fatto. Non è un rifiuto, è un feedback: una informazione utile e preziosa per correggere il tiro la prossima volta.

Primissima volta che avevo chiesto a Giorgio Nardone una video intervista, mi ero proposto di fare il tutto via Skype. Lui mi ha detto: “No, se vuoi vieni qui con un cameraman”. Non era un rifiuto, ma un feedback su come rendere il tutto più professionale e di maggiore valore. Aveva ragione, mi sono organizzato e da allora ho fatto solo interviste dal vivo e con professionisti all’altezza della situazione.

Il rifiuto è la fine, il feedback un inizio. Ma sta a te dare il significato di rifiuto o di feedback a ciò che ti è accaduto. Se è un rifiuto, concludi che tu non sei abbastanza. Se è un feedback su una cosa da aggiustare, concludi che tu non hai imparato abbastanza.

Ascoltando il rifiuto con curiosità, magari, la prossima volta lo scongiurerai, perché avrai imparato da quella prima battuta di arresto.

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3. La regola del 100

Magari sul mio canale YouTube vedi che ho intervistato gente tipo Montemagno, Castellitto, Claudio Bisio, Philippe Daverio, etc… Però non vedi quanta gente mi ha rimbalzato. Oppure vedi che faccio un sacco di lavori interessanti e che collaboro con un sacco di importanti aziende. Ma il punto è che non vedi tutti i fallimenti, tutti i cv che all’inizio inviavo senza tregua e tutte le porte in faccia che mi sono beccato.

Il punto è che alcune cose nella vita hanno molto a che fare con dei calcoli probabilistici. Non che è tutto solo una questione di numeri, ma in parte lo è.

Se bussi a una porta, probabilmente non si aprirà mai.

Se bussi a 100 porte, magari se ne apriranno una o due.

Se bussi a 200 porte, magari 3 o 4,


Se bussi a 300 porte magari se ne apriranno 5 o 6.

Ma se non bussi a nessuna porta, è matematico: non se ne aprirà nessuna.

Allora il punto è che se hai paura del rifiuto, smetterai di bussare. e se smetti di bussare, rinunci alla possibilità di avere successo. Ergo: se hai paura del rifiuto e se fai vincere il rifiuto, allora stai limitando le tue possibilità di successo.

Non permettere alla tua paura di ingabbiare il tuo potenziale. Affronta il rifiuto e prendilo con filosofia: ti conviene.

 

4. La vendetta non è una risposta al rifiuto

Ultimo punto sul tema del rifiuto: la vendetta non è una risposta al rifiuto. Non devi provare niente a nessuno. Il punto non è chi ti ha rifiutato, il punto sei tu: devi pensare a migliorare te stesso.

Anzi, con il tempo ho imparato anche un po’ ad apprezzare chi mi ha sbattuto porte in faccia, perché mi ha obbligato a diventare migliore di quello che ero prima di aver preso quel due di picche.

Amici, queste erano le mie riflessioni sul venire rifiutati.

Che ne pensate? Quali altre considerazioni si possono aggiungere?

Ditemelo nei commenti sottostanti, noi ci vediamo al prossimo articolo.

 

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