Contro il Coronavirus: come respirare bene

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Esercizio di pranayama (Getty Images).

Facile come respirare? Per modo di dire… D’accordo, è un meccanismo naturale, un atto involontario, però se ci poniamo attenzione i benefici saranno amplificati. E mai ce n’è stata necessità come nell’era del Coronavirus, che aggredisce proprio l’apparato polmonare.

«Respiriamo con il cervello: sempre di più la ricerca sta scoprendo precise connessioni tra le emozioni, sia positive sia negative, e inspirazione-espirazione. Grazie alle nuove metodiche di neuroimaging oggi siamo in grado di comprendere un po’ di più perché alcuni eventi, spesso positivi, ci “mozzano il fiato” mentre altri – negativi – ce lo tolgono. I nostri polmoni tentano sempre di assicurarci la giuste quantità di ossigeno, ma possiamo contribuire» osserva Simone Gambazza, fisioterapista respiratorio presso il Policlinico di Milano, membro dell’ERS (European Respiratory Society) e delegato per l’Italia dell’American Association for Respiratory Care.

La saggezza orientale

In realtà la saggezza orientale c’era arrivata da un pezzo. «Vero. Alcune pratiche hanno sicuramente saputo intuire prima di quanto non sia accaduto in Occidente l’intimo legame tra corpo e mente, e dunque tra respiro e benessere psico-fisico. Negli ultimi anni sempre più numerose sono le pubblicazioni scientifiche che cercano risposte solide negli interventi proposti attraverso lo yoga e il tai chi, per esempio, purtroppo ancora con scarse evidenze. Tuttavia, come argomentava Doug Altman, professore di Statistica all’Università di Oxford, assenza di evidenza non vuol dire assenza di efficacia».

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Mano sulla pancia per l’esercizio di respirazione (Getty Images).

Parola chiave: esercizio

Quindi, che fare? «Al momento, alcune discipline orientali sono in grado di produrre piccoli benefici nella percezione della propria qualità di vita e di alleviare alcuni sintomi, soprattutto nella patologie respiratorie croniche. La ragione, di nuovo, potrebbe proprio risiedere nella condivisione di alcuni circuiti cerebrali tra emozioni e respiro. Il mio consiglio? Se siete curiosi e non ci sono controindicazioni, provatele. Al massimo tirerete un sospiro di sollievo!».
Non può aiutarci la fisioterapia respiratoria? «Il nostro intervento è richiesto soprattutto nei reparti dedicati alle patologie respiratorie croniche come la fibrosi cistica o nei contesti ad alta intensità di cura, come nelle terapie intensive in questi giorni… Non ci sono esercizi particolari da suggerire a chi è in buona salute: qualsiasi movimento che porti almeno a sudare sollecita il sistema cardio-respiratorio, favorendo anche un ricambio d’aria fruttuoso per la salute dei nostri polmoni. La morale è: bisogna fare fatica! Pare strano, ma ancora nel 2019, un adulto su quattro e tre adolescenti su quattro non svolgevano attività fisica secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che individua nell’inattività fisica il quarto fattore di rischio di mortalità nel mondo. Direi che ora più che mai è impossibile trovare scuse per non farla!».

Il potere introspettivo

In attesa di maggiori prove scientifiche, ci confortano comunque quelle empiriche. «Le respirazioni profonde assicurano maggior ossigenazione: l’ho sperimentato con i miei allievi sull’Himalaya, al campo base del Cnr» ricorda Gabriella Cella, pioniera dello yoga in Italia (con ormai 50 anni di esperienza) e autrice – fra l’altro di Fai un bel respiro, pubblicato da Rizzoli nel 2016. «Avevo notato che tanti praticavano magari posizioni complesse senza tener conto del respiro, che invece è fondamentale: il pranayama (in sanscrito, “controllo delle energie vitali attraverso il respiro”, ndr) rappresenta il quarto stadio dello yoga secondo Patanjali (il filosofo indiano “codificatore” della disciplina, ndr), assai più evoluto rispetto agli asana.

 

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Gabriella Cella.

Perché tanta “resistenza al respiro”? «Perché ti mette a contatto con te stesso, con la profondità del tuo essere (con l’asana rimani in superficie) e questo a volte spaventa. Puoi sentire cose che non ti piacciono: rabbia, tristezza, timidezza… Tutto lo yoga – se l’approccio è giusto – diventa una grande autoanalisi. Consigli pratici? «Importantissima – ora in particolare – la pulizia dei seni nasali, tutti dovrebbero dedicarcisi al mattino, come a lavarsi i denti. Esiste un antico strumento, la lota, ma va bene una teiera qualsiasi con il beccuccio piccolo da cui poter versare nelle narici acqua tiepida con un po’ di sale disciolto… Vedo tanta pubblicità di spray costosi che solo questo sono: una soluzione salina. Ah, c’è poi una tecnica facilissima e straordinaria per la “purificazione” dell’apparato polmonare, la usano pure negli ospedali per i bambini: con la punta della dita della mano tenuta “a uncino”, si picchietta il petto nella zona dei bronchi, durante l’inspirazione. Durante l’espirazione, si batte con la mano “piatta”».

 


Al ritmo del cuore

«La respirazione consapevole è l’ingrediente fondamentale per una buona pratica meditativa, l’alternanza di inspirazione ed espirazione diventa infatti il metronomo naturale» osserva la psicoanalista Elena Benvenuti, autrice del libro Migliora la tua vita con la meditazione e delle meditazioni guidate MindClearing e Meditazione Energizzante (Eifis Editore). «Il ritmo è un concetto fondamentale: tutto nel corpo è scandito da tempi. E qual è il ritmo principale, quello che determina la vita? Il battito del cuore, indissolubilmente collegato al respiro: la sua modificazione ha quindi ripercussioni importanti sull’intero organismo. Mi sembra importante sottolineare che meditando – oltre a fermare la mente, trovare la lucidità e l’equilibrio – ci stiamo prendendo cura del Sé, perché il respiro ci riporta all’accudimento materno. La mamma può placare il neonato semplicemente appoggiandoselo sul petto, un po’ come se il suo ritmo influisse sul ritmo del bambino, impartendogli una ritrovata sinfonia di calma».

Elena Benvenuti.

Altri convincenti motivi per diventare più consapevoli? «Al respiro è legato l’olfatto, unico senso a non avere filtri: i profumi arrivano forti direttamente al sistema nervoso centrale e riescono a cambiare l’umore, riattivare la memoria, riportarci a vissuti del passato…».

Tre esercizi facili

Placare l’ansia e la rabbia, ritrovare la lucidità mentale: ecco come fare con gli esercizi – alla portata di tutti – suggeriti dalla psicoanalista Elena Benvenuti, autrice del libro Migliora la tua vita con la meditazione

1. Respirazione profonda addominale (utile per calmarsi e ritrovare lucidità mentale). Inspiriamo consapevolmente l’aria, gonfiando la pancia il più possibile, poi espiriamo contraendola al massimo, provocando un vero e proprio effetto palloncino. Il diaframma sarà così chiamato a eseguire al meglio il suo lavoro.

2. Respirazione addominale con tempi (per incrementare l’energia e aumentare l’espulsione di tossine). Durante l’esercizio numero 1, appena descritto, inseriamo un conteggio, con tempi propri
ma che devono essere regolari: contiamo fino a 7 durante l’inspirazione, tratteniamo contando fino a 1 a pieno, poi espiriamo contando fino a 7 e tratteniamo contando fino a 1 a vuoto. Ripetiamo
per almeno 10/12 volte di seguito. La pausa amplifica l’effetto della fase respiratoria precedente.

3. Respirazione con… i piedi (utile per placare sia l’ansia sia la rabbia, adatto per adolescenti che faticano
a tenere a bada le emozioni). Seduti o eretti, osserviamo – senza mai forzare – il respiro. Portiamo la consapevolezza anche alle piante dei piedi. Cominciamo a visualizzare due punti luminosi al centro delle piante. Immaginiamo l’aria che entra contemporaneamente dal naso e dai piedi.

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