Colbrelli, ma il ciclocross?

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In questo 2021 lo sport italiano ci sta regalando un successo dietro l’altro e perfino l’Inferno del Nord, la mitica Parigi-Roubaix, ha un sapore italiano, anzi per la precisione lombardo: quest’anno il nome che verrà inciso per sempre sulle pietre francesi è quello di Sonny Colbrelli, in arte “Cobra“.

Il ragazzo di Desenzano del Garda ha coronato così una stagione stellare – letteralmente visto che le stelle dell’Europeo sono stampate sulla sua maglietta, e tolgono un po’ di spazio a quel tricolore che neppure quest’anno vedremo (non dimentichiamoci infatti la doppietta di Nizzolo nella stagione 2020).

Sorvoliamo sui vari commenti dei diversi predictors o di Eddie Merckx, che ha affermato che solo chi segue il ciclismo con superficialità può rimanere sorpreso della sua vittoria: Sonny era di fatto un outsider e si è portato a casa la classica delle classiche.


Il punto è questo: perché il Cobra, nonostante il periodo pazzesco che sta vivendo, non era tra i favoriti?

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sonny colbrelli

Il favorito numero 1, qui come ai Mondiali, era un certo Wout Van Aert, che però agli appuntamenti che contano arriva sempre in ritardo e senza le gambe giuste. Gambe che invece aveva l’altro grande favorito, Mathieu Van Der Poel, che al momento della volata finale però non ha trovato le giuste energie. Mathieu ha occupato il terzo gradino del podio, mentre al secondo posto (e lui invece non era tra i favoriti) ha deciso di farci una sorpresa il gigante belga Florian Vermeersch, che nelle sue due precedenti apparizioni a una Classica del nord si era sempre ritirato (Fiandre 2020 e 2021).

Cosa hanno in comune questi tre ragazzi? Il ciclocross. E una Roubaix con quelle condizioni di fango era proprio una gara da crossisti.

Avete presente cosa significa essere il figlio di mezzo? Hai un fratello maggiore, che è sempre il primo a fare qualsiasi cosa, e uno minore, che riceve tutte le attenzioni. Il ciclocross è così: da una parte c’è la strada, dall’altra c’è la mountain bike e nella terra di mezzo esiste questo sport ingiustamente sconosciuto ai più.

Ma in cosa consiste esattamente?

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ciclocross

I crossisti generalmente affrontano la terra e l’erba quando hanno fortuna, ma spesso e “volentieri”, trattandosi di uno sport invernale, si trovano davanti solo fango, eccezion fatta per quel poco asfalto che trovano nella zona del traguardo. Poco cambia insomma rispetto alla mountain bike, se non fosse che le bici non sono quelle con le ruote e i manubri larghi, ma si utilizzano bici da strada leggermente modificate per non rimanere bloccate nel fango.

Quindi niente ammortizzatori e tante botte. Ciò richiede una grande dose di equilibrio e grandi capacità alla guida. Anche la posizione sulla bicicletta cambia: si tratta di una presa del manubrio più alta e quindi una postura più compatta che se fosse tenuta in una gara su strada, provocherebbe non pochi problemi alla schiena.

Un’altra differenza rispetto alla strada è il fatto che la tattica quasi non esiste: come nella mountain bike, si spinge al massimo dall’inizio alla fine. Il ritmo alto è permesso anche dalla durata relativamente breve delle gare (che non durano cinque o sei ore, come sull’asfalto, ma solamente sessanta minuti circa).

Le velocità sono nettamente inferiori, si tratta di circuiti dove ci sono innumerevoli cambi di pendenza oltre che di terreno: si passa dall’asfalto all’erba, dalla sabbia al fango, passando per ostacoli artificiali – come rampe, gradinate, barriere alte una quarantina di centimetri – dove spesso non si può fare altro che caricarsi in spalla la bici e correre a piedi.

Sonny non è un crossista. Però ha battuto tutti i crossisti su un terreno che si adattava per molti aspetti alle loro caratteristiche. Quindi concluderei proprio con un appello al nostro “Cobra”: caro Sonny, le tue urla, le lacrime che hai versato e il pezzo di pavé che hai assaggiato con le labbra ci hanno fatto commuovere. Molto.

Quindi cosa ne dici di provare a emozionarci anche con il ciclocross? Chissà: magari inizi a divertirti, ma soprattutto magari inizi a divertire noi, in una disciplina dove ancora purtroppo non sfondiamo e dove – eccezion fatta per Tom Pidcock- vige una dittatura delle potenze belga e olandese. Sarebbe bellissimo.

E poi in questo 2021 di sport sembra proprio che nulla ci sia proibito…

L’articolo Colbrelli, ma il ciclocross? proviene da Nati Sportivi.

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Redazione MusaNews
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