Ancora brutte notizie per Chiara Ferragni. Dopo che Coca Cola ha scelto di interrompere la collaborazione con l’imprenditrice – che doveva essere testimonial del brand nello spot in vista del Festival di Sanremo -, la Procura di Milano ha deciso di aprire una nuova indagine su un’altra delle operazioni di beneficenza fatte dalla Ferragni. I pm di Milano e la Guardia di Finanza hanno affiancato alle indagini sul pandoro Balocco e sull’uovo di Pasqua di Dolci Preziosi anche quelle sull’iniziativa relativa alla bambola Chiara Ferragni Mascotte, che risale al maggio 2019.
Chiara Ferragni bambola indagine della Procura di Milano
Nel 2019 aveva presentato Chiara Ferragni la bambola Trudi-Limited Edition, associandone un’attività di beneficenza rivolta all’associazione no profit Stomp out bullying: “Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio (con il rapper Fedez, ndr) abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore” si leggeva nel post condiviso dall’imprenditrice, come riportato da La Verità. In merito alla donazione indaga la Procura di Milano, al fine di assicurarsi che la comunicazione dell’attività si sia svolta in modo regolare e che la donazione sia realmente avvenuta.
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Chiara Ferragni store vuoto a Milano: il danno d’immagine si fa sentire
Mentre Chiara Ferragni ha iniziato a ricostruire la propria presenza sui social – prediligendo il lato di sé più legato alla famiglia -, il danno d’immagine subito fa sentire il proprio peso. Dopo che il suo store di Roma è stato vandalizzato nella notte di Capodanno, quello di Milano – in corso Como – anche nei giorni di saldi resta completamente vuoto, anche a causa delle lamentele della clientela in merito ai disservizi. Il Giornale ha calcolato in cinque milioni di euro il danno economico dall’affaire Balocco: “Se la Ferragni non recupera la sua credibilità presto può perdere gran parte del suo fatturato annuale, che ammonta a decine di milioni di euro”, ha spiegato al quotidiano il fondatore di Vis Factor Tiberio Brunetti.
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