Anello di fidanzamento: alle radici di una tradizione romantica e ricca di fascino

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Anello di fidanzamento
Foto di TranStudios Photography & Video da Pexels
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Anche i maggiormente restii a seguire le tradizioni in qualche modo cedono a una delle magie dell’amore che più sanno toccare il cuore: stiamo parlando del dono dell’anello di fidanzamento. Quando si parla di questa tipologia di gioiello, è interessante ripercorrerne la storia. Scopriamone assieme alcuni dettagli nelle prossime righe.

La storia dell’anello di fidanzamento

Gli anelli di fidanzamento non hanno sempre avuto il significato che oggi li caratterizza. Per rendersene conto basta rammentare che, al tempo dei Visigoti, rappresentavano un impegno decisamente più vincolante rispetto a quello attuale, un vero e proprio contratto indissolubile. In quel periodo, come dichiarazione d’amore importante, si ricorreva al dono di una mela alla giovane il cui cuore si voleva conquistare.

La situazione è cambiata radicalmente nel 1477. L’anno appena citato può essere considerato un vero e proprio spartiacque. Il motivo? A quella data risale infatti la scelta di Massimiliano I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1493 fino al decesso nel 1519, di donare un diamante a Maria di Borgogna come promessa ufficiale di matrimonio.

Da allora l’etichetta pre nozze cambiò per sempre: non solo si diffuse l’usanza di donare un anello – quasi sempre un diamante solitario – ma anche la convinzione che portasse sfortuna acquistare in un medesimo tempo l’anello di fidanzamento e le vere.

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Se il 1477 è considerato la prima pagina della storia moderna dell’anello di fidanzamento, il percorso vero e proprio avrebbe avuto inizio molto prima. Secondo diversi punti di vista, i primissimi a donare anelli come simbolo d’amore sarebbero stati gli antichi Egizi. La tradizione sarebbe stata poi recepita dai Greci e successivamente dai Romani. Risalenti al periodo di quest’ultima civiltà esistono anche diverse testimonianze. Tra queste spiccano quelle relative ai due anelli donati dagli uomini alle proprie future spose. Il primo era d’oro e doveva essere indossato nelle occasioni pubbliche. Il secondo, realizzato in ferro, era invece da sfoggiare nei contesti domestici.

Gli antichi Romani hanno altresì tramandato l’usanza di indossare l’anello di fidanzamento – e successivamente la fede – in corrispondenza dell’anulare. Sono stati loro i primi a pensare che dal sopra citato dito passasse una vena che portava direttamente al cuore, l’organo universalmente associato all’amore.

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Un modello che ha attraversato i secoli

L’anello donato da Massimiliano d’Asburgo alla sua futura sposa ha letteralmente attraversato i secoli. A dimostrazione di ciò è possibile chiamare in causa la scelta di una maison iconica come Tiffany che, oltre quattro secoli dopo le nozze imperiali, ha deciso di riproporlo, ovviamente a seguito di una rivisitazione, come pezzo di una delle sue collezioni.


Diamante… e non solo

La storia dell’anello di fidanzamento è iniziata con il diamante, il materiale naturale più duro in assoluto. Per amor di precisione è il caso di ricordare che, nel corso del tempo, sono diventati iconici diversi gioielli pre nuziali realizzati con altre pietre.

Facendo un grande salto in avanti nel tempo rispetto al periodo del Sacro Romano Impero, non si può non chiamare in causa lo smeraldo da 10,5 carati donato da Ranieri di Monaco all’indimenticabile Grace Kelly per il loro fidanzamento nel 1955.

Cosa dire, invece, dello zaffiro scelto da William d’Inghilterra per la proposta a Kate Middleton? Che quando si parla di gioielli che suggellano una promessa d’amore si lascia ormai spazio alla creatività e alla personalizzazione.

Le montature

Se, come già accennato, la montatura a solitario è stata la prima a entrare nella storia, nel corso dei secoli altre hanno guadagnato fama grazie alla loro eleganza. Tra queste rientra la montatura incastonata con pavé di brillanti e diamanti a baguette dell’anello donato da Joe di Maggio a Marylin Monroe prima del loro brevissimo matrimonio celebrato nel 1954.

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Redazione MusaNews
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