Cristiana Capotondi: «Per i 40 anni mi regalo il Festival dell’Umano»

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Gioia è una ragazza entusiasta e ingenua, aspirante showgirl. Gioia scompare. A indagare sono UNA ispettrice, UNA Pubblico ministero e UNA anatomopatologa. Bella da morire (su Rai Uno dal 15 marzo) è la prima serie crime italiana concepita al tempo dell’empowerment femminile: addio questori burberi e seduttori, i ruoli chiave sono in mano alle donne… «Il tema è il femminicidio»: non ci gira troppo attorno Cristiana Capotondi, che impersona – appunto – l’ispettrice. «Da Milano mi faccio trasferire nel mio paese d’origine, sul lago, perché ho una sorella in difficoltà. Sono rigida, ideologica (non mi fido degli uomini per principio), aggressiva».


“Indago su me stessa”

E lo specifico femminile dove sta?
Nel corso dell’inchiesta “indago” anche su me stessa: scopro di essere fragile, fallibile e quindi mi metto in discussione (attitudine assai poco maschile…). Mi tolgo la maschera e capisco di poter accedere a quei principi di morbidezza, di accoglienza, di ascolto, di ricerca della conciliazione, che un po’ contraddistinguono il nostro genere. La donna è mobile, ed è una virtù: siamo mosse dall’intelligenza emotiva, dobbiamo trasformarlo in forza: non c’è più bisogno di scimmiottare i maschi.

Femminista?

No, sono nata dopo le grandi battaglie, ne do per consolidati i risultati e mi interessa l’essere tout court, a prescindere dal sesso. Sono una fan assoluta dell’intelligenza maschile, e trovo di averne ricevuto tantissimo: non sarei quella che sono, per esempio, se non avessi incontrato il mio compagno (l’ex vj di Mtv Andrea Pezzi, oggi imprenditore, ndr). Mi ha insegnato parecchio persino sull’essere donna.

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“La mia parte maschile”

Tipo?
Be’, la capacità d’ascolto è una. Prima era meno sviuppata. In fondo, avevo appena 25 anni quando l’ho conosciuto e neppure immaginavo quanto “potere psicologico” possedessimo.
Nel bene e nel male: sappiamo essere manipolatrici.
Esatto! A volte mi “avverto”: stai attenta a quello che pensi perché poi si realizza… I pensieri creano energia, muovono. Ma non amo parlare di gender in termini troppo assoluti: in ognuno di noi, in fondo, c’è sia una parte femminile sia una maschile.
In lei come sono distribuite?
Quella maschile è sviluppata e mi piace così, come rivelano le mie passioni (il calcio, sono vicepresidente della Lega Pro; i motori; seguo il Giro d’Italia…). La mia amica astrologa – bravissima! – ripete: «Tu sei la regina e il re» perché il mio segno è la Vergine (il massimo del perfezionismo, dell’operosità) e l’ascendente è il Leone, il re della foresta…
A proposito: a settembre compirà 40 anni.
Sì, e mi sembra assurdoooo! Nascondo un Puer aeternus… Nessun timore, anzi: il tempo mi ha dato la pace, mi sono calmata. A questa età ormai ti conosci, ti capisci, ti poni al centro però con generosità, interessandoti al prossimo, avendo un rapporto con il mondo come se il mondo fosse in te… Inizi a non guardare te stessa da fuori, ma a guardare il mondo da dentro. Bellissimo, l’ho scoperto da poco…

Cristiana Capotondi

Cristiana Capotondi fotografata per iO Donna da Riccardo Tinelli. Fashion editor: Silvia Meneguzzo. Fashion assistant: Valentina Fino. Make up: Roman Gasser@wmmanagement using Mac comestics Hair: Nicholas [email protected]. Cristiana indossa un abito ricamato in toile fiammata di seta Prada.

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“Mi tormentavo”

Grazie a un percorso spirituale ?
No, credo sia l’età. Sono una verticale.
Verticale?
Ho sempre cercato di capire, di andare a fondo, non mi sono mai fermata al «Vabbe’, dai, ormai è fatta…». Se sbagliavo qualcosa mi tormentavo, mi facevo del male. Oggi mi infelicito di meno, ho conquistato la leggerezza, sono ridanciana. Prendo tutto in ridere e il mio compagno mi avverte scherzando: «Ora non esagerare, eh». (e ride)
Il segreto per un rapporto di lunga durata?
In effetti, sono 14 anni… Dopo così tanto c’è un incastro, una fusione: è difficile capire cosa sei tu e cosa è lui. Di sicuro ci ha accomunato la predilezione per le relazioni che si costruiscono con un lavoro quotidiano e paziente di attenzione, il cercare di viverle come un’occasione di crescita individuale e non con il desiderio di “possedere l’altro”. Solo una cosa mi dispiace…
Quale?
Non averlo incrociato ancora prima, quando ascolto i racconti del suo passato vorrei essere stata già con lui… Ho addirittura interrogato il fratello e la madre per capire com’era, adoro il concetto della strada percorsa assieme. Una delle mie canzoni preferite è La costruzione di un amore di Fossati… Dopo tanti anni prendersi cura del partner è prendersi cura di te. Non so quanto sia pericoloso…

“Sulla mia pelle”

C’è il rischio di simbiosi, alla peggio.
Non è il nostro caso: abbiamo due identità, due percorsi, però è come se io vivessi sulla mia pelle le sue cose e lui le mie. Andrea è uno specchio stimolante.
Iniziate addirittura a somigliarvi fisicamente, ci sembra…
A parte gli occhi (nocciola i suoi, verdi i miei), c’è del vero. La prima volta che l’ho raggiunto in campagna, nella casa in Val d’Orcia, il barista mi ha chiesto: «Sei la sorella di Pezzi?». (ride)
Che passioni condividete?
Il nuoto (siamo instancabili con la maschera e le pinne, lui al mare c’è pure nato, a Ravenna) e la barca a vela tra quelle “dinamiche”. A ottobre abbiamo fondato – con qualche amico – un’associazione che ha lo stesso nome del libro che Andrea ha scritto per La nave di Teseo: Io sono. Gli altri per incontrare me stesso. Obbiettivo? Portare la discussione sui temi fondamentali dell’esistenza  per accendere i riflettori sulla necessità che la trasformazione digitale di questi tempi venga dominata, e non subìta. L’Italia – culla di Umanesimo e Rinascimento – deve giocare un ruolo da protagonista. Stiamo programmando un Festival dell’Umano per settembre, a Milano.

Cristiana Capotondi Bella da morire

Cristiana Capotondi in una scena di Bella da morire, su Rai Uno dal 15 marzo.

Regalo di compleanno

Un originale auto-regalo di compleanno.
E perché no? Immaginiamo un confronto tra studenti, manager e professionisti sulla deontologia, l’etica e l’estetica. Per poi stilare una specie di manifesto. L’idea di base è che portiamo dentro una bussola – il logos di Eraclito – cui si può ricorrere quando ci sentiamo persi (e in certi momenti capita a chiunque). Bisogna riuscire a scoprirlo. E seguirlo.
Da dove arrivano queste riflessioni?
Sono una ricostruzione, una summa del pensiero filosofico, dai presocratici ai contemporanei.
Però… Una condivisione praticamente perfetta, la vostra. Non discutete mai di questioni più quotidiane? Di nozze e figli, magari?
Ci abbiamo ragionato e, se dovessero venire, saremmo contenti, ma rivendichiamo il diritto a non essere obbligati a procreare. Quanto al matrimonio… Non conosco nessuno più sposato di me! Ci sono piccole battaglie, quelle sì, alla fin fine però divertenti. Non possiamo parlare di partite, per esempio. Posizioni troppo distanti…

Storica passione

Ahiahi, lei è vicepresidente della Lega Pro, la vecchia Serie C.
Eh sì, una mia storica passione, sia il calcio “da divano” (a 10 anni scrissi una letterina di protesta a Zenga quando l’Italia perse i Mondiali) sia quello praticato: a scuola ho partecipato a tornei per quattro anni, benché non sia mai stata un talento. Del calcio apprezzo ogni aspetto, pure la complessità, la contraddizione: insegna ad affermare la tua individualità in un gioco che è di squadra.
L’interesse per il cinema è arrivato dopo?
Quasi in contemporanea: facevo rappresentazioni teatrali con i boy scout di Santa Maria in Trastevere… Sono romana, per quanto abbia scelto di abitare a Milano.
E a 13 anni ha debuttato in una serie tv. Non tutti i genitori l’avrebbero assecondata.
Sarebbe stato difficile il contrario. Ero  una bambina piuttosto faticosa… (ride) Si sono limitati a pretendere che continuassi a studiare (e infatti mi sono laureata in Scienze della comunicazione). Per essere precisi, però, il debutto è avvenuto a… tre mesi: ero Gesù nella rappresentazione parrocchiale… 

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