15 poesie sull’autunno per celebrare la stagione del foliage

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L’autunno è da sempre una delle stagioni più amate per il suo misto di dolcezza e nostalgia che la rendono un momento poetico e affascinante, oltre che un periodo ideale per ripartire da se stessi, i propri bisogni e desideri per ritrovare equilibrio e pace interiore.

È infatti all’autunno che si ispirano molte delle più celebri poesie di scrittori e pensatori del passato, di cui abbiamo voluto mostrarvi i versi e le frasi più belle e intense per salutare la stagione delle foglie che cadono con la giusta atmosfera. Dalle strofe dei maggiori poeti italiani alle perle di una vera maestra del lirismo ottocentesco, Emily Dickinson che ricorre a immagini piene di dolcezza e sensibilità, che hanno conquistato i nostri cuori.

Ecco le più belle poesie sull’autunno e delle filastrocche per bambini per festeggiare questa stagione piena di poesia e fascino.

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È già il pallido autunno, Vincenzo Cardarelli

Come varia il colore
delle stagioni,
così gli umori e i pensieri degli uomini.


Tutto nel mondo è mutevole tempo.
Ed ecco, è già pallido,
sepolcrale autunno,
quando pur ieri imperava
la rigogliosa quasi eterna estate.

Mattino d’autunno, Federico García Lorca

Che dolcezza infantile
nella mattinata tranquilla!
C’è il sole tra le foglie gialle
e i ragni tendono fra i rami
le loro strade di seta.

L’estate è finita, Emily Dickinson

Sono più miti le mattine
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
L’acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta,
Ed anch’io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello.

In questa notte d’autunno, Nazim Hikmet

In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.

Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.

Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

Foglie gialle, Trilussa

Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle
spensierate?
Venite da lontano
o da vicino?
Da un bosco
o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso
che vi porta via?

La prima pioggia, Marino Moretti

Scendon le gocce della prima pioggia
che sui selciato ancor timida batte,
mentre settembre lietamente sfoggia
l’ardore delle sue bacche scarlatte.
E le foglie chiacchierine
parlano dell’autunno che ritorna
e che sotto la pioggia fine fine
di pampini e di bacche agile s’adorna.

Pioggia d’autunno, Ada Negri

Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia
che s’imbeve di te sin nelle fibre
che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo;e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l’inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.

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Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.

Autunno, Roberto Piumini

Quando la terra
comincia a dormire
sotto una coperta
di foglie leggere,
quando gli uccelli
non cantano niente.
Quando di ombrelli
fiorisce la gente,
quando si sente
tossire qualcuno,
quando un bambino
diventa un alunno.
Ecco l’autunno!

Violini d’autunno, Paul Verlaine

Singhiozzi lunghi
dai violini
dell’autunno
mordono il cuore
con monotono
languore.
Ecco ansimando
e smorto, quando
suona l’ora,
io mi ricordo
gli antichi giorni
e piango;
e me ne vado
nel vento ingrato
che mi porta
di qua e di là
come fa la
foglia morta.

Vedere cadere le foglie, Nazim Hikmet

Veder cadere le foglie mi lacera dentro,
soprattutto le foglie dei viali.
Soprattutto se sono ippocastani,
soprattutto se passano dei bimbi,
soprattutto se il cielo è sereno,
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia,
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male,
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami,
soprattutto se quel giorno
mi sento d’accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro,
soprattutto le foglie dei viali,
dei viali d’ippocastani.

All’autunno, John Keats

Stagione di nebbie e morbida abbondanza,
tu, intima amica del sole al suo culmine,
che con lui cospiri per far grevi e benedette d’uva
le viti appese alle gronde di paglia dei tetti,
tu che fai piegare sotto le mele gli alberi muscosi del casolare,
e colmi di maturità fino al torsolo ogni frutto;
tu che gonfi la zucca e arrotondi con un dolce seme
i gusci di nocciola e ancora fai sbocciare
fiori tardivi per le api, illudendole
che i giorni del caldo non finiranno mai
perché l’estate ha colmato le loro celle viscose:

chi non ti hai mai vista, immersa nella tua ricchezza?
Può trovarti, a volte, chi ti cerca,
seduta senza pensieri sull’aia
coi capelli sollevati dal vaglio del vento,
o sprofondata nel sonno in un solco solo in parte mietuto,
intontita dalle esalazioni dei papaveri, mentre il tuo falcetto
risparmia il fascio vicino coi suoi fiori intrecciati.
A volte, come una spigolatrice, tieni ferma
la testa sotto un pesante fardello attraversando un torrente,
o, vicina a un torchio da sidro, con uno sguardo paziente,
sorvegli per ore lo stillicidio delle ultime gocce.

E i canti di primavera? Dove sono?
Non pensarci, tu, che una musica ce l’hai.
Nubi striate fioriscono il giorno che dolcemente muore,
e toccano con rosea tinta le pianure di stoppia:
allora i moscerini in coro lamentoso, in alto sollevati
dal vento lieve, o giù lasciati cadere,
piangono tra i salici del fiume,
e agnelli già adulti belano forte del baluardo dei colli,
le cavallette cantano, e con dolci acuti
il pettirosso zufola dal chiuso del suo giardino:
si raccolgono le rondini, trillando nei cieli.

San Martino, Giosuè Carducci

La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

Filastrocche per bambini: le poesie più belle per i più piccoli

L’autunno è una stagione piena di fascino anche per i bambini. A scuola si celebra spesso l’arrivo di questo periodo pieno di poesia, con filastrocche dolci e divertenti da imparare a memoria e recitare tutti insieme.

Questi versi raccontano immagini agrodolci e meravigliosi scenari naturali, tra tappeti di foglie cadute dagli alberi, una vegetazione dai caldi colori della terra e aceri rossi, gialli e dalle cromie arancioni.

L’arrivo dell’utunno, Marzia Cabano

L’autunno ha bussato,
che cosa ha portato?
Un cesto di mele,
un cucchiaio di miele,
le pere mature,
le noci un po’ dure,
dei grappoli d’oro,
cornacchie nel coro,
il profumo dei funghi,
pomeriggi un po’ lunghi,
la nebbia fitta fitta,
una scolaretta zitta zitta,
la zucca tonda e gialla,
una stanca farfalla,
un tappeto di foglie accartocciate,
le strade lunghe, grigie e bagnate,
tanti quaderni da riempire,
tante castagne da abbrustolire.
Ciao autunno, sei arrivato,
quante cose ci hai portato!

Il castagno, Lina Schwarz

Sotto il castagno, durante l’estate,
fu una festa di bimbi e d’allegria.
Che dolci ombre egli diede alle chiassate
della garrula e vispa compagnia!
Or solitario, al gran cielo velato,
nel deserto squallor delle campagne
s’alza quel nudo tronco desolato.
E i bimbi? … I bimbi mangian le castagne.

Un, due, tre…, Marzia Cabano

UNO è il funghetto che trovo io
DUE sono i funghi che trova lo zio,
TRE funghetti servirebbero a me
QUATTRO li troverò con te
CINQUE andrebbero bene per cena,
– Ho capito, una cesta piena! –
SEI li vorrebbe pure mio nonno
che è stufo di mangiarsi il tonno,
SETTE li cerco per mio papà
OTTO sotto le foglie, là!
NOVE? Uno è appena spuntato!
DIECI Mamma mia! Son fortunato!
Con dieci funghi accontento tutti.
Evviva il bosco, benediciamo i suoi “frutti”.

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