Se c’è una cosa che, purtroppo, non si è fermata con l’avvento del Coronavirus, quella è la violenza domestica. Subdola com’è, continua indisturbata tra le mura di casa. Per molte donne, restare in casa, infatti, non è un invito rassicurante, tutt’altro. Le vittime di abusi, ora, si trovano a dover stare sotto lo stesso tetto del proprio aguzzino 24 ore su 24 e ciò va a complicare ulteriormente un’eventuale richiesta di aiuto. Questa condizione di “convivenza forzata” può trasformarsi in una vera e propria mattanza e, a oggi, si conta già la prima vittima.
Si chiamava Lorena Quaranta ed era una ragazza siciliana di 27 anni. Lorena frequentava l’ultimo anno di medicina all’università di Messina, si sarebbe dovuta laureare a ottobre con una tesi in Pediatria. Diventare una ginecologa, era quello il suo sogno. Prendersi cura delle donne nei momenti più delicati della loro vita. Ma chi, invece, avrebbe dovuto prendersi cura di lei, si è trasformato nel suo peggiore incubo e, infine, nel suo assassino. Stiamo parlando di Antonio De Pace, fidanzato storico di Lorena, anche lui studente di medicina presso l’università di Messina. A mani nude, è così che l’ha strangolata, mettendo fine ai sogni e alla gioia di vivere di una ragazza nel fiore degli anni. “L’ho uccisa perché mi ha trasmesso il coronavirus”, questo il movente dietro all’omicidio. Nulla di più falso, dal momento che entrambi i ragazzi sono risultati negativi al test del tampone.
La banalità del male
Sulla pagina Facebook della ragazza, nulla avrebbe mai fatto presagire un epilogo tanto tragico. Si sprecano le foto dove i due, entrambi giovani e belissimi, appaiono più innamorati che mai e così le dediche. È la banalità del male, che può avere luogo dovunque, in qualunque momento, ma, soprattutto, può esser perpetrato da chiunque, anche dal più insospettabile dei soggetti.
Una laurea honoris causa per celebrare una studentessa modello
Oggi, però, Lorena avrà il riconoscimento per il quale si era tanto impegnata. Una laurea in medicina, honoris causa. Così è stato deciso da Salvatore Cuzzocrea, rettore dell’ateneo messinese, che, profondamente toccato dalla vicenda, ha pensato non fosse giusto rendere vani tutti gli sforzi di questa studentessa modello. Meno di un mese fa, già in piena emergenza Coronavirus, Lorena si era dimostrata quanto mai adatta alla professione per la quale stava studiando con dedizione. La ragazza, infatti, aveva condiviso sui social la foto di un’infermiera, accompagnando lo scatto con le seguenti parole: “Ora più che mai bisogna dimostrare Responsabilità e amore per la VITA. Abbiate Rispetto di voi stessi, delle vostre Famiglie e del vostro Paese. E ricordatevi di coloro che sono quotidianamente in Corsia per curare i nostri malati. Rimaniamo uniti, ognuno nella propria CASA. Evitiamo che il prossimo malato possa essere un nostro caro o noi stessi”.
Per questo motivo, il rettore si è subito adoperato per far sì che la decisione venisse approvata dal Senato Accademico. Si tratta di un ultimo omaggio “a una bravissima studentessa che oggi piangiamo in silenzio e con grande commozione”.
Il gesto di Avon dalla parte delle donne
A questo proposito, Avon e Avon Foundation for Women si schierano, ancora una volta, dalla parte delle donne, donando un milione di dollari alle ONG di tutto il mondo che forniscono numeri di emergenza e servizi di assistenza e rifugio a chi è vittima di violenza.
La violenza domestica è già un’epidemia che è nascosta e a porte chiuse. Il Covid-19 è un killer silenzioso. Una conseguenza, non intenzionale, delle misure di isolamento necessarie per combattere il Coronavirus è intrappolare in casa con figure malintenzionate e violente donne e bambini vulnerabili incapaci di chiedere aiuto.
Queste le parole, quanto mai vere, di Angela Cretu, Ceo di Avon. L’azienda leader nella produzione di cosmetici supporta da anni il Telefono Rosa che, attraverso il numero di emergenza 1522, offre ascolto e supporto concreto a chiunque si trovasse in una situazione di bisogno. Durante l’emergenza Coronavirus, inoltre, l’associazione si è premurata persino di attivare una chat online per agevolare le segnalazioni di violenza e non far sentire le donne, ed eventualmente i loro bambini, abbandonati a sè stessi. E per dimostrare il vostro sostegno alla causa, è possibile partecipare alla alla raccolta fondi sul portale gofundme.com.
Se sei vittima di violenza, ricorda che non sei sola. Denuncia, sempre.
Fonte articolo Alfemminile