Stevie Wonder
, il più imitato e influente esponente della musica black, compie 70 anni. In quasi 60 anni di carriera – a 13 anni già si esibiva con il nome di Little Stevie Wonder – ha contributo all’evoluzione del soul e del R&B più di ogni altro, grazie alle inedite contaminazioni con il pop, il jazz, il funk e il reggae. Cieco dalla nascita – a causa di un parto prematuro e di un’eccessiva quantità di ossigeno nell’incubatrice – il soulman ha scritto letteralmente la storia della musica.
Ma al di là di primati: il più giovane artista a conquistare la vetta di Billboard, cento milioni di copie vendute, 25 Grammy e un premio Oscar. Al di là dei primati, appunto, dei numeri e di un repertorio sterminato e sempre attuale, Stevie Wonder è soprattutto un uomo che con il suo genio musicale ha superato le barriere sociali e razziali. Diventando un simbolo delle battaglie civili che non smettono di vederlo in prima linea.
1. Stevie Wonder al Festival di Sanremo 1969
Nel 1969 Stevie sbarca a Sanremo. Ha solo 19 anni e deve interpretare – insieme a Gabriella Ferri – Se tu ragazzo mio. Aveva studiato in America il testo italiano che avrebbe dovuto cantare, poi arrivò con il direttore d’ orchestra John Feedy, che lo condusse fino al microfono. Presentò anche un assolo, con la sua immancabile armonica a bocca. La canzone purtroppo fu eliminata dalla finale ma la sua apparizione ha contribuito alla sua definitiva consacrazione in Italia. Dopo aver registrato – sempre in italiano e l’anno precedente – il brano Il sole è di tutti, cover della sua A Place in the Sun.
2. We Are The World nel 1985
Il progetto Usa for Africa – fortemente voluto da Michael Jackson, Quincy Jones e Lionel Ritchie – puntava a rendere consapevole il mondo del dramma della carestia nel terzo mondo. Il trio radunò uno stuolo incredibile di star della musica – impossibile nominarli tutti – tra le quali appunto anche Stevie Wonder.
È sua la seconda voce del pezzo, dopo la prima strofa cantata da Ritchie, ed è sempre il suo timbro melodioso a contrapporsi a quello ruvido di Bruce Springsteen: in un memorabile scambio di strofe a metà canzone. Sempre nel 1985, il cantante partecipa a un altro singolo benefico, stavolta per la lotta contro l’Aids: That’s What Friends Are For. Suoi compagni Dionne Warwick, Elton John e Gladys Knight.
3. L’Oscar per I Just Called To Say I Love You nel 1985
Il 1985 è anno di grazia. Dopo il trionfo con We Are The World, Stevie conquista il premio Oscar per la canzone composta per La signora in rosso. Lo fa battendo una cinquina tostissima che vede tra i nominati canzoni del calibro di Footlose e Ghostbusters. Sul palco, Stevie – oltre a ringraziare Wilder e tutta la troupe del film – dedica la statuetta a Nelson Mandela. All’epoca ancora ingiustamente detenuto in Sud Africa.
4. Il Live 8 del 2005
Il Live 8 – organizzato prima del G8 del 2005 e in coincidenza con il 20esimo anniversario del Live Aid – è un evento che ha visto sfilare una serie di artisti memorabili. 11 concerti tenuti simultaneamente il 2 luglio in otto diverse nazioni – compresa l’Italia. L’obiettivo era di far riflettere i leader politici delle nazioni più ricche e potenti per cancellare il debito delle nazioni povere. Stevie si esibirà in una performance incredibile a Philadelphia, introdotto da un cittadino d’eccezione. L’attore Richard Gere.
5. Il Michael Jackson Memorial nel 2009
Il 25 giugno del 2009 muore il Re del Pop. Il 7 luglio, allo Staples Center di Los Angeles, si tiene il memorial service – un evento da 40 milioni di telespettatori in cui si susseguono campioni dello sport, attori, cantanti e attivisti politici. Tra cui Stevie Wonder, a cui si deve, forse, il momento più toccante.
Perché dedica a Jacko due brani cantati col cuore. Prima la straziante I Never Dreamed You’d Leave in Summer, e poi l’elegia funebre They Won’t Go Where I Go. Con la voce rotta dal pianto.
6. Ai Grammy con Daft Punk e Pharrell nel 2014
La collaborazione fra il duo elettronico francese dei Daft Punk e il golden boy del funk americano Pharell ha prodotto nel 2013 il capolavoro Random Access Memories. Disco pluripremiato che ospitava anche Giorgio Moroder e il chitarrista degli Chic Nile Rodgers.
Per la loro performance ai Grammy dell’anno successivo, i Daft Punk organizzano un live set incredibile, chiamando Stevie Wonder come ospite speciale. Ricostruendo un mini di studio di registrazione mentre le guest star del loro disco si esibiscono nella hit Get Lucky. Che, nel corso dei minuti, diventa un medley che include Le Freak degli Chic e la splendida Another Star di Stevie Wonder.
7. Al One World: Togheter At Home nel 2020
Organizzato da Lady Gaga lo scorso aprile – in piena emergenza Coronavirus – l’evento globale ha voluto celebrare e sostenere gli operatori sanitari. E tutti coloro che si sono impegnati in prima linea a combattere il Covid-19. Gaga ha riunito musicisti e artisti che, dalle loro abitazioni, si sono esibiti rigorosamente live. Stevie Wonder non poteva mancare, sfoderando una toccante cover di Lean On Me – brano del soulman recentemente scomparso Bill Whiters – e Love’s In Need of Love Today, sua hit del 1975
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