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Underground
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Underground, un marchio britannico ispirato alle sottoculture dal 1981.

Underground

Essendo nell’ultimo periodo venuta a contatto con il fascino delle sottoculture ed essendo molto interessata alla moda sotto un punto di vista storico oltre che a come questa si interfacci con il sociale che la circonda, ho deciso di scrivere di qualcosa che unisse questi aspetti.

L’illuminazione è però arrivata quando ho deciso di andare alla ricerca di un paio di scarpe che ho sempre voluto, le Creeper. Vi parlerò quindi di questo brand che ha una grande importanza nella scena sottoculturale inglese. Underground.

Nel 2011 spopolano attraverso personaggi famosi come Rihanna e Johnny Depp le Underground Creeper; in quel momento chi non le avrebbe volute?!


In realtà dietro a queste calzature c’è una lunghissima storia iniziata a Manchester nel 1981, una città del nord dell’Inghilterra, all’epoca desolata e povera. 

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Per cui riavvolgiamo il nastro e raccontiamoci le cose in ordine più o meno cronologico.

Siamo nel 1981, come abbiamo già detto, in una cittadina Inglese colpita dal declino industriale; ciò che però, sin dall’inizio, differenzia Manchester è, sicuramente, l’abbondanza di sottoculture coesistenti, parliamo di Punk, Post Punk, Gothic, New Romantics, Football Casuals e i resti del Northern Soulers, è in questo minestrone di ideologie musicali e politiche che nasce un piccolo negozio, nel cuore della città, il cui fondatore si chiama Alan Bukvic.

Evitato da grandi marchi perchè piccolo e poco ortodosso quel  negozietto, di rivendita, si apre ad un approccio anticonformista e Punk. La ricerca, a questo punto, si sposta in Germania e in Italia con l’intento di importare qualcosa che in Inghilterra era poco presente, parliamo delle Adidas, la scarpa a tre strisce.

L’acquisto di Adidas diventa fondamentale per Underground, tra i cui clienti chiave troviamo, all’epoca, i Football Casuals di Manchester; inoltre, icone della città come i Gallagher, degli Oasis, o Shaun Ryder degli Happy Mondays erano clienti abituali. 

Già da qui si percepisce il forte legame che il brand ha con la musica britannica; non a caso si costruirà su quelle che sono le culture musicali locali che lo circondano, fino alla creazione di una linea di calzature ideata per riprodurre le onde musicali, questa linea datata 2014 prenderà il nome di Soundwave. 

Ad ogni modo, le varie sottoculture che coesistono non trovano qualcuno che si occupi del loro stile, così è Undergound a farsi strada in questo mondo, occupandosi di abbigliamento e calzature outsider.

Passando da una sottocultura all’altra, prendendo ispirazione dalla musica britannica e giovanile il marchio raccoglie Monkey Boot, primo best seller del negozio e caposaldo delle culture giovanili; passando poi dalle scarpe di velluto a coste, amate dai Casuals alla versione Underground dei Destert Boots. Per garantire la qualità, la produzione viene spostata a Lancashire e contemporaneamente la prima scarpa firmata Underground inizia la sua produzione.

Ma non è finita qui, il negozio passa anche all’acquisto di maglieria, in particolare, concentrandosi su quello che era il classico girocollo, che inizia a fare scalpore sulle gradinate degli stadi del Regno Unito.

Sono anni di formazione per il negozio, di selezione del prodotto e scelte di stile.

Siamo nel 1987 e il mercato londinese preme per la creazione di una collezione ufficiale; ed eccola apparire la prima collezione conosciuta come Originals, ispirata alla forza e ferocia punk. 

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La linea diventa caposaldo, negli anni 80, per gruppi come, New Romantics, Goths e New Waves.

Si vede un forte ritorno delle Creeper calzature che arrivavano dritte dagli anni ’50, che quasi nessuno voleva più produrre. Si trovano anche gli stivali Steel Cap, tipica calzatura dell’operaio, reinterpretati con colori, materiali e silhouette nuovi, da 8 o 10 buchi o più estremi come quelli a 20 o 30 buchi.

Stivali Winklepicker con 4 o 6 fibbie, fondamentali per la cultura Goths tanto quanto la Creeper per i Meteor e le Tramm Trab per i Football Casuals.

1988 è l’anno in cui Underground propone gli stivali in punta d’acciaio, siamo nel periodo in cui il Punk lascia spazio al Grunge e il marchio vede un’espansione e un seguito globale.

La ricomparsa della Psychobilly porta la Creeper, nel 1990, al passo successivo, la cultura vede la fusione del rockabilly con il luride e l’ironico. Anni in cui lo stivale Steel Cap diventa il must have degli outsider, dalla punta pronunciata in acciaio, gomma e punto puritan a tre file.

Dopo essere rientrato nel 1993 tra i primi 5 marchi in Giappone, Underground trasferisce il negozio a Carnaby Street, un quartiere che vede una forte cultura outsider, predisposto ad accogliere un negozio così ribelle ed innovativo.

I 2000 sono gli anni androgini, in cui il marchio appare sulle passerelle di Gaultier, Lagerfeld e molti altri, anni di collaborazioni con Lee Jeans e Lewis Leather; a questo punto le scarpe si arricchiscono di zip e borchie, mentre la Creeper si apre diventando sandalo.

Nel 2011 dopo il ritorno alla ribalta delle Creepers il marchio collabora con etichette come Mugler, Ashish e Casette Playa.

Il negozio viene nuovamente spostato a Berwick Street, tratto quasi dimenticato di Soho ma nucleo della musica britannica.

Nel 2014 esce la collezione Soundwave che aggiunge un tocco più contemporaneo allo stile del brand, ancora fortemente legato alle origini.

Del 2019 è invece la collezione Half Moon, rivisitazione dei primi passi del brand con un nuovo design, vengono anche inaugurate, una linea totalmente made in U.K., con l’idea di sostenere le aziende indipendenti locali, soprattutto quelle a conduzione familiare, e una linea vegana.

Data la frammentazione e il mutamento delle sottoculture nel tempo, Underground, su questa scia, si avvicina ad una nuova ideologia, la lotta ai codici distintivi di genere, razza e cultura. Il marchio, inoltre, appoggia gruppi ed etichette locali indipendenti, continuando a mantenere vivo il legame con i generi musicali britannici.

Da veri punk, non ortodossi, marciano al proprio ritmo.

Per tutte le sottoculture, per tutti gli outsider, per tutti gli underground.

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