Sindrome di Stoccolma: che cos’è e quali sono le cause e i sintomi

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«I know they’ll be coming to find me soon, but my Stockholm Syndrome is in your room. Yeah, I fell for you!»

Così recita una famosa canzone che prende il titolo di Stockholm Syndrome, una condizione psicologica spesso avvicinata all’impossibilità di separarsi dal proprio amore. In realtà, però, nella vita vera la Sindrome di Stoccolma non ha nulla di romantico o di hollywoodiano e nasce da esperienze derivate da un trauma, che hanno ripercussioni più o meno durature nel tempo. In un certo senso ricorda nei sintomi e nella manifestazione la dipendenza affettiva, uno stato psicologico che colpisce sempre più persone che risultano vittime del loro stesso amore.

L’origine della Sindrome di Stoccolma: perché si chiama così?

Quella della Sindrome di Stoccolma è sicuramente una condizione psicologica molto particolare e viene spontaneo chiedersi perché si chiami così. Il suo nome deriva da un episodio specifico che risale al 1973, quando due rapinatori tennero sequestrati quattro ostaggi, tre donne e un uomo, per 131 ore nella camera di sicurezza della Sveriges Kreditbank di Stoccolma. In questa situazione drammatica si verificò un caso alquanto anomalo: le vittime iniziarono a sviluppare sentimenti positivi nei confronti dei rapitori, mentre verso la polizia e le forze dell’ordine ne provavano di negativi. Allo stesso modo, uno dei rapitori cominciò a ricambiare l’affetto nei confronti di una delle donne.

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Il termine venne coniato dallo psicologo Nils Bejerot, dopo il processo ai sequestratori. In questa sede divenne evidente la riluttanza delle donne – gli ex ostaggi – a testimoniare contro di loro e venne identificata per la prima volta questa condizione psicologica. Da allora, la definizione di Sindrome di Stoccolma è diventata d’uso internazionale nel corso degli anni.

Che cos’è la Sindrome di Stoccolma

Quindi, con Sindrome di Stoccolma s’intende quello stato psicologico in cui la vittima di un rapimento sviluppa sentimenti positivi e addirittura d’affetto – ritenuto persino “amore” – verso il suo sequestratore. Si può verificare in ostaggi di entrambi i sessi anche se normalmente le donne risultano le più colpite. La situazione che si viene a creare è molto simile a quella della dipendenza affettiva nel caso di rapporti violenti e non equilibrati.

Secondo gli esperti, tutto ciò accadrebbe come un meccanismo di sopravvivenza in una condizione di forte stress. Per superare il trauma della limitazione della loro libertà e per cercare di restare in vita, le vittime di un sequestro tendono in maniera istintiva e inconscia a non opporsi più ai loro rapitori, ma cercano di stabilire un contatto emotivo con loro, che si tramuta in un attaccamento nei confronti dei carnefici.

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Si parla di Sindrome di Stoccolma inversa quando i sentimenti positivi e d’affetto vengono ricambiati da parte dei sequestratori. Questo fenomeno è stato riportato spesso a livello cinematografico, attraverso metodi diversi. C’è chi l’ha rivisto persino nel cartone animato Disney de La Bella e la Bestia, oltre a essere stato trattato in modo positivo – per alcuni troppo irrealistico – nella celebre serie de La Casa di Carta.


I sintomi della Sindrome di Stoccolma

Capire se una persona sia affetta dalla Sindrome di Stoccolma, in seguito a una situazione di stress dovuta a un rapimento o a un abuso, può essere abbastanza semplice se presenta determinati sintomi.

  • L’ex ostaggio manifesta più o meno apertamente sentimenti positivi, d’affetto o persino simili all’amore nei confronti del suo ex carnefice.
  • Inoltre, dimostra astio e sentimenti negativi verso le forze dell’ordine e la polizia, ritenendole la causa della sua separazione con il rapitore.
  • Diversi ostaggi hanno presentato sensi di colpa per essere stati rilasciati e per l’arresto del sequestratore.
  • Anche dopo la liberazione e il ritorno in famiglia, la vittima tende a isolarsi dalle persone che la circondano. Questo può essere il risultato di una manipolazione mentale subita nel corso del rapimento e/o come un’abitudine appresa sempre in quel periodo: un ostaggio prova a non infastidire il proprio carnefice per evitare ripercussioni.

Quali sono le cause della Sindrome di Stoccolma

Come in molti altri casi, anche per la Sindrome di Stoccolma non vi sono cause certe del tutto. Tuttavia, sono stati riscontrate delle circostanze analoghe che hanno portato degli ostaggi a manifestare questa condizione psicologica.

  • Stato di dipendenza: la vita delle vittime di un rapimento dipende in tutto e per tutto dalla scelta dei rapitori. Sono proprio loro che possono fornire gli elementi fondamentali alla sopravvivenza, come acqua e cibo. Quando vengono concessi, gli ostaggi dimostrano la loro riconoscenza, che può portare all’affezione.
  • Cambio di prospettiva: stando solo a contatto con i sequestratori, le vittime acquisiscono il loro punto di vista, condividendolo e schierandosi dalla loro parte.
  • Durata del trauma: la possibilità di sviluppare la Sindrome di Stoccolma aumenta a seconda di quanto tempo una persona viene tenuta in ostaggio.
  • Età dell’ostaggio: è stato dimostrato come le vittime più giovani, specie bambini e adolescenti, e le donne presentino più spesso degli uomini adulti questo stato psicologico.
© Getty Images

Sindrome di Stoccolma: come uscirne

Benché ancora oggi tale condizione non sia stata inserita in nessuna classificazione psichiatrica, il percorso di recupero per uscire dalla Sindrome di Stoccolma può durare diverso tempo, addirittura anni, a seconda dei casi. È necessario il supporto di uno psicoterapeuta, dal momento che può provocare attacchi di panico, disturbi del sonno, depressione e improvvisi flashback di ciò che si è vissuto.

Attraverso la psicoterapia, è possibile rielaborare quella che è stata l’esperienza traumatica, capire i meccanismi che hanno portato la vittima alla manifestazione dei sentimenti di affetto durante e dopo il sequestro nei confronti del rapitore.

Infine, è fondamentale il supporto della famiglia e degli amici per ristabilire l’equilibrio psicologico di chi ha sperimentato su di sé il sequestro.

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